Documento Lavori della Commissione Papi
Di Fenizio esprime il proprio parere circa la documentazione presentata in Commissione alla fine di dicembre del 1962. Viene rilevata la profonda difformità dei documenti che concernono la stesura di una relazione finale sui lavori della Commissione. Si auspica che sia adottato l'indirizzo proposto da Saraceno, secondo cui si dovrebbero indicare alcune direttrici fondamentali di politica economica miranti alla correzione degli squilibri fondamentali. In proposito, si precisa che ciò non significa una adesione ad ogni singolo punto della linea Saraceno. Scendendo più in dettaglio, Di Fenizio dichiara il proprio dissenso relativamente a qualsiasi impostazione che possa condurre da una economia di mercato ad una economia diretta dal centro. Vengono citate in proposito la proposta avanzata da Fuà e Sylos Labini, secondo cui le imprese private dovrebbero "sottoporre i loro piani d'investimento agli organi centrali della programmazione", e quella per cui lo stato dovrebbe cercare di indirizzare le decisioni di investimento private attraverso "opportune negoziazioni". Al contrario, si esprime la convinzione che le imprese pubbliche dovrebbero essere sottoposte al controllo degli organi della programmazione. Lettera dattiloscritta.
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Documento Corrispondenza: Luigi Einaudi al prof. Stolfi (06-10-1945)
Einaudi scrive al prof. Stolfi caldeggiando l'assegnazione a Di Fenizio della cattedra di Economia politica all'Università di Padova. Di Fenizio, sostiene Einaudi, sa trovare problemi meritevoli di essere studiati, è un attento studioso, ha un'ottima preparazione ed i suoi scritti meritano di essere tenuti d'occhio. Non vi è dubbio, a parere di Einaudi, che Di Fenizio dal punto di vista scientifico valga più di Garino Canino. L'unico cruccio di Einaudi, se Di Fenizio verrà chiamato a Padova, sarà che Garino Canino tornerà all'Università di Torino, cosa dannosa per gli studenti torinesi.
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Documento Corrispondenza: Luigi Einaudi a Ferdinando Di Fenizio (15-01-1948)
Einaudi riferisce a Ferdinando Di Fenizio di aver letto l'ultimo numero di "L'industria" e di averne apprezzato sia i testi sia le abbondanti rubriche bibliografiche. Einaudi trova però che il bellissimo articolo di Eucken non sia presentato adeguatamente. L'articolo verte su un tema affrontato da molti studiosi, Einaudi incluso: affidare il governo economico dei popoli ai dotti significa distruggere ogni libertà di pensiero e di ricerca scientifica. Nessuno però ha trattato l'argomento con tanto vigore e chiarezza; l'articolo è ben pensato e ben scritto. Di contro l'introduzione non dà tanto rilievo alla qualità del lavoro. Einaudi ha riscontrato numerosi errori di stampa ed anche di traduzione e conclude affermando che a suo parere la tendenza di non tradurre alcuni termini non risponda ad alcun criterio scientifico (a meno che vi sia una differenza tra "trend" e "tendenza", differenza che Einaudi ignora).
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