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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


Preziosi Giacomo




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Documento Scambi d'informazioni politiche

Lettera in cui Pantaleoni presenta a Salandra il caso di un articolo di Preziosi sul Tittoni censurato: "L'articolo mi sembra assai modesto è vero, modesto nella forma, vero nella sostanza. Mi sembrava anche opportuno. Il Tittoni è pericolosissimo. I dissensi del Tittoni in politica sono della stessa natura dei dissensi scientifici o di questioni di belle arti. Sono analoghi ai dissensi in affari. Si è avversari scientifici, si è nemici politici. Un nemico politico io lo voglio e debbo volerlo morto, così un avversario in affari lo voglio fallito, se non lo volessi, vorrei la mia morte, il mio fallimento - e allora è impensato fare della politica, fare degli affari, è ragionevole smetterla di fare il Pitagora. La censura che protegge Tittoni lo crede un amico politico. Allora c'è un errore di giudizio, di diagnosi, basato su inadeguate informazioni. Ma questo è grave. Innanzitutto occorre vedere giusto per agire opportunamente. Ma possibile che Sonnino si illude su Tittoni?". Pantaleoni fa poi riferimento ad un giornalista francese che avrebbe avuto la "sfacciataggine" di indicare "quali siano i nostri giusti uomini". Scrive a proposito Pantaleoni: "è un colmo che perfino un Luzzatti ha il tatto di non commettere nei riguardi dei francesi!!".

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Documento Sul Conto Nitti

Pantaleoni informa Salandra di un presunto conto Nitti esistente presso il Banco Sconto, per "Commissioni" su cambi e partecipazioni che avrebbero fruttato allo stesso Nitti 40 milioni e mezzo. Nitti, all'epoca ministro, avrebbe fornito informazioni e concesso permessi d'importazioni ed esportazioni al Banco. Il Banco lo avrebbe ripagato in moneta. Se nel frattempo il conto fosse stato estinto, Pantaleoni è disposto anche ad indicare il nome dell'impiegato che gestiva il conto. Scrive, ancora, Pantaleoni a Salandra: "Ora, per Preziosi e me la posizione delle cose è questa: Si tratta di un caso di corruzione politica che è tra i maggiori della nostra storia e può rivaleggiare soltanto con quelli delle cooperative rosse e quello della Banca Romana. L'affare della Banca Romana liberò per qualche tempo - poco tempo, purtroppo - l'Italia dal Giolitti. L'affare delle cooperative liberò l'Italia da una gran parte dei balordi che infestano la Camera. (...) L'affare Nitti dovrà liberare l'Italia dai caporioni della Democrazia Sociale. Se i commissari faranno il loro dovere, Preziosi ed io non abbiamo nulla da fare. Se i commissari riterranno non trattarsi di caso che rientri nei loro compiti, Preziosi ed io andremo avanti da soli. Se finora la "Vita Italiana" non ha parlato del Conto Nitti è stato per non compromettere impiegati. Ma adesso o agiscono i commissari o corriamo il rischio che tutto sparisca, anche gli uomini, poichè i più di uomini hanno soltanto la voce!". Scopo della lettera è sondare l'eventuale disponibilità di Salandra a collaborare, contattando senatori che possano esigere l'esibilizione del conto.

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