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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI





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Documento Articolo dedicato all'Italia

Angelo Bertolini informa la Casa editrice Laterza della recente pubblicazione di un supplemento al giornale "The standard", dedicato all'Italia e curato da Reginald Harris.

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Documento Sui titoli cavallereschi

Appresa la notizia della nomina di Giovanni Laterza a cavaliere del lavoro, Angelo Bertolini si dichiara apertamente "abolizionista di tutti i titoli cavallereschi".

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Documento Prossima pubblicazione

Tullio Martello rende noto all'editore Laterza di essere stato messo a conoscenza della lettera spedita da quest'ultimo al prof. Angelo Bertolini in data 6 aprile 1912 in cui gli si chiedeva di "far comprendere in questo momento al prof. Martello che in questi momenti ha troppi impegni". Preso atto dell'avvertimento dell'editore, Tullio Martello invia il suo manoscritto "Economia politica e la odierna crisi del darwinismo" destinato ad un'edizione di 1100 copie.

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Documento Lezioni manoscritte di Francesco Ferrara

Pantaleoni ha "cercato, ostinatamente cercato" le lezioni pronunciate a Torino da Francesco Ferrara ed alla fine ha trovato una copia litografata che risalirebbe all'anno accademico 1856-1857. In suo possesso sono, inoltre, una copia delle lezioni manoscritte pronunciate a Venezia, "quando era vecchissimo". Si tratta di un manoscritto di Angelo Bertolini, all'epoca studente di Francesco Ferrara. A questo punto Pantaleoni domanda all'editore Giovanni Laterza se è interessato a pubblicare le lezioni di Torino, tenendo conto che Francesco Ferrara è, secondo Pantaleoni, "il solo grande economista che l'Italia abbia prodotto fino a Pareto!". Pantaleoni propone di curare la prefazione e qualche breve commento a pie' di pagina delle dette lezioni.

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Documento Raccolta di temi, problemi ed esercitazioni di Economia

Pantaleoni si lascia andare a considerazioni di natura politica con l'editore Laterza: "Non avete il temperamento del fascista! Siete un borghese pecora! (...) Gli economisti sono sempre stati fascisti, anche prima che i fascisti ci fossero!". Si evince come tali considerazioni siano una risposta ad affermazioni di natura politica espresse dall'editore Laterza in merito al fascismo in lettera precedentemente indirizzata al Pantaleoni. Questi avvisa poi l'editore di aver consegnato ad Angelo Bertolini altro materiale sulle lezioni di Francesco Ferrara. Nel suo soggiorno a Macerata dichiara di essere impegnato invece alla stesura di un volume intitolato "Raccolta di temi, problemi ed esercitazioni di Economia" (vedi nota bibliografica) un lavoro che egli stesso definisce "novità assoluta per l'Italia, migliore dei corrispettivi inglesi. Né i tedeschi, né i francesi hanno nulla di simile. Come libro scolastico andrà a ruba!".

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Documento Possibile risoluzione del caso tributario della ditta Laterza

Il ministro Ricci ha parlato con il commendatore Bertolini e lo ha informato del "caso" Giovanni Laterza, dopo averne discusso con il ministro Gentile. Bertolini ha pensato di affidare alla Laterza la pubblicazione di parecchi grossi volumi del "Bollettino della Società per Azioni". Non ha invece avuto ancora modo di parlare con Luigi Einaudi.

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Documento Sui vantaggi economici della proposta di pubblicazione di Angelo Bertolini

Il lavoro che Bertolini offre a Giovanni Laterza durerà pochi mesi, ma sarà molto lauto nel compenso, che consentirebbe a Laterza di provvedere al versamento della grave imposta.

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Documento Invio elenco nominativi per distribuzione copie del volume "Dal protezionismo al sindacalismo"

Ricci invia a Giovanni Laterza l'elenco dei nominativi cui inviare la copia gratuita del suo volume "Dal protezionismo al sindacalismo". Tra i nominativi figurano: a Roma il professor Riccardo Bachi, il marchese Antonio De Viti De Marco, il professor Carlo Grilli, il professor Felice Guarneri della Confindustria, il dottor Giuseppe Fuselli, Antonio Salandra, Carlo Spinelli; a Siena Angelo Bertolini; a Pisa il professor Gino Borgatta; a Torino Luigi Einaudi; a Napoli il professor Augusto Graziani.

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Documento Commemorazione del senatore Francesco Ferrara letta alla Regia Scuola di Commercio dal professor Tommaso Fornari il 10 novembre 1900

Nella premessa al discorso commemorativo in onore del primo direttore della Regia Scuola Superiore di Commercio di Venezia, Francesco Ferrara, il professor Tommaso Fornari si definisce "umile cultore della scienza economica" ed affezionato allievo del "Maestro". Ne ricostruisce la formazione culturale e la maturazione intellettuale, dagli esordi come direttore dell'ufficio di Statistica di Sicilia, alla strenua difesa della dottrina liberista, pubblicamente sostenuta nella "Prolusione" letta nel Liceo Tulliano nel 1847 e nella Lettera di Malta dello stesso anno. Le aperte denunce contenute in quegli scritti contro il "tirannico governo dei Borboni" ne causarono l'incarcerazione. Se ne ricorda ancora l'elezione a deputato del Parlamento di Sicilia nel 1848, l'esilio a Torino, dopo la caduta del regime repubblicano; la nomina alla cattedra di Economia della Regia Università di Torino; gli scontri con il Consiglio Superiore della Pubblica istruzione, che lo esonerarono per un anno dal pubblico insegnamento, per il modo "pericoloso" in cui intendeva la libertà d'insegnamento; l'approdo a Pisa, come docente di Economia della relativa Università. Se ne ricorda, inoltre, il rientro in Sicilia, dopo la caduta dei Borboni, quando, nel 1862 fu nominato consigliere della Corte dei Conti e collaborò per la riforma finanziaria del Regno d'Italia. Studioso dell'imposta sui redditi di ricchezza mobile e sul macinato e dell'abolizione del corso forzoso, nel 1867 diventava ministro delle finanze e si dimetteva dopo appena tre mesi per riconfluire come deputato in Parlamento, fino ad essere nominato nel 1881 senatore. Di Ferrara - scrive Fornari - si è scritto "con grande amore" e il riferimento, esplicitato in nota, è al profilo biografico dedicatogli da Angelo Bertolini (La vita e il pensiero di Francesco Ferrara, Bologna, 1895). La parte più interessante della commemorazione è l'esposizione del pensiero scientifico di Ferrara, che Fornari propone come sintesi di un sessantennio di attività e che considera in parte condizionato dal luogo di nascita e di formazione del maestro: la Sicilia borbonica. Essa fu causa indiretta dell'amore per una "libertà in tutto e per tutti", a cui dedicò il suo impegno pubblico. Perciò le dottrine economiche di Ferrara - scrive Fornari - si comprendono solo partendo dal concetto scientifico della libertà. Per Ferrara è un grave errore affermare che "lo Stato sia la più elevata espressione della volontà e della libertà". Fornari ricorda la definizione che Ferrara stesso dette di libertà economica in una prolusione su "Importanza dell'Economia politica e condizioni per coltivarla" pronunciata a Torino nel 1849: "Economia è la formola nuova che ha assunto nel mondo la lotta tra il principio di emancipazione e quello di dispotismo". Dal concetto di libertà Ferrara faceva derivare quello di proprietà, e, in genere, la particolarità del pensiero di Ferrara risiedeva, secondo Fornari, nella concezione organica della scienza economica, in base alla quale ciascun concetto era concatenato ad un altro e tutti dipendevano da quello unico della libertà. Così il diritto stesso di proprietà, così la teoria del valore, così la teoria del costo di riproduzione, e così via. Alla domanda finale "sono ancora vive le teorie del Ferrara?", Fornari risponde con l'esempio di due economisti contemporanei stimati, Maffeo Pantaleoni e Vilfredo Pareto "sinceri ammiratori della dottrina del Ferrara" sui costi di riproduzione, sebbene alcuni principi siano stati superati dal progresso scientifico.

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Documento Biglietto di scuse

Boselli si scusa ufficialmente con la Regia Scuola di Commercio di Bari per l'impossibilità d'intervenire alla cerimonia commemorativa del suo "diletto maestro", ma si rincuora pensando che il discorso in suo onore sarebbe stato pronunciato dal professor Angelo Bertolini, "valoroso oratore che tanto conosce le dottrine nelle quali il Ferrara risplendette di tanto sapere". Al professor Bertolini Boselli indirizza poi un biglietto di scuse personale per la mancata partecipazione, in cui scrive "Carissimo professore, il Ferrara onorato con un suo discorso è solennità che avrebbe dato al mio pensiero e al mio animo gioventù, letizia di ricordi, commozione grande di affetti. [...] Plaudo con tutto il pensiero, con tutto il cuore".

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Documento Biglietto di scuse

La lettera è direttamente indirizzata al professor Bertolini a celebrazione avvenuta. Giulio Alessio prega il professore di annotarlo tra i partecipanti, nonostante la sua assenza fisica e di inviargli il suo discorso commemorativo.

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Documento Biglietto di scuse

La lettera è direttamente indirizzata al "carissimo amico" Angelo Bertolini. Graziadei non precisa i motivi d'impedimento alla sua partecipazione alla cerimonia commemorativa, ma prega l'amico di annotarlo tra i partecipanti "con entusiasmo".

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Documento Biglietto di scuse

Graziani confessa all'amico Bertolini di non aver potuto partecipare alla cerimonia per il ritardo con cui gli è pervenuto l'invito.

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Documento Scambio di memorie tra Boselli e Salandra

Boselli ringrazia Salandra per l'invio delle sue "Memorie politiche", giudicandole interessanti ed attraenti. Concorda su tanti ricordi riportati da Salandra nelle sue Memorie: "di Pelloux dici con giustizia(...) tratti al vero le esitazioni circa la neutralità e la guerra (...)". In calce alla lettera vi è una nota di Salandra, datata 16 maggio: "Boselli mi ha raccontato come il re Umberto, al tempo delle contestazioni del ministero Zanardelli di cui Boselli doveva far parte, gli abbia fatto capire che era meglio non accettare (...)".

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Documento In memoria del professor Bertolini Angelo. (Parole pronunziate sul feretro, dal Rettore prof. Comm. Nicola Garrone)

"Angelo Bertolini viveva a Bari da oltre trent'anni, e di Bari aveva inteso tutte le aspirazioni, aveva seguito con passione il rapido moto ascensionale, aveva studiato i problemi più vitali e concorso a tutelare interessi vitalissimi, talché egli si sentiva e si dichiarava da se stesso cittadino di elezione". Così inizia il discorso commemorativo del prof. Nicola Garrone, allievo del Bertolini, per sottolineare il forte legame tra il defunto e la città di Bari, dove era giunto nel 1892, chiamato dal professor Maffeo Pantaleoni, all'epoca direttore della Regia Scuola Superiore di Commercio, per occupare la cattedra di Scienza delle finanze. Vengono in sintesi ripercorse le fasi salienti della sua carriera intellettuale, dall'incarico dell'insegnamento di Statistica nella Scuola di Venezia, dove aveva appena conseguito nel 1883 la licenza della Sezione Magistrale di Economia e diritto, all'incarico nello stesso istituto di Economia, alla nomina a professore ordinario di Economia Politica e Scienza delle Finanze presso l'università di Camerino, alla contemporanea docenza libera di Economia Politica presso la Regia Università di Bologna, fino all'approdo a Bari. Si ricorda il concorso vinto nel 1903 per il posto di segretario generale della Camera di Commercio di Bari, il cambio nel 1913 della cattedra di Scienza delle Finanze, fino ad allora da lui tenuta, ma in seguito al cambio di statuto del 1913 accorpata ad Economia Politica ed affidata a Sabino Fiorese, con la cattedra di Politica Commerciale e Legislazione doganale, insegnamento tenuto fino alla morte. Quanto al suo pensiero economico, di matrice liberista, gli si riconosce una diretta filiazione dal "maestro" Francesco Ferrara e gli si attribuisce il merito di essersi mantenuto coerente con le stesse dottrine, "pur nel mutare delle circostanze e degli eventi, e pur nel dilagare di opposte correnti, combattendo tutte le forme di interventismo e sorridendo di tutti i vincolismi antichi e nuovi e nuovissimi". Liberista dalla cattedra e nella Camera di Commercio, qui strinse una forte amicizia con il presidente Antonio De Tullio.

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Documento Le concezioni collettivistiche della socialità

Sul frontespizio dell'opuscolo vi è un'indicazione manoscritta: "dono del professor Angelo Bertolini". In alto a destra è inoltre riportata la dedica autografa del Pinna Ferrà ad Angelo Bertolini "Con affetto immenso. L'Autore". Pinna Ferrà si mantiene coerente con la linea di pensiero, sostenuta dalla scuola sassarese a partire dalla seconda metà del secolo XIX, che ha contrastato ogni teoria collettivistica ed ha, al contrario, abbracciato la "classica concezione individualistica del rispetto della personalità dei singoli nelle sue libere esplicazioni". In una sintesi breve, ma efficace, Pinna Ferrà contrasta le concezioni collettivistiche della socialità e, partendo dalla validità della teoria darwiniana, si augura che la sociologia possa scientificamente progredire attraverso uno studio della popolazione nel suo naturale ambiente umano. Ciò sarà possibile solo seguendo "la dinamica individualistica, giammai col trasformismo collettivistico".

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Documento Biglietto di scuse

Pantaleoni si scusa per l'impossibilità d'intervenire alla cerimonia, che gli avrebbe permesso di incontrare antichi colleghi, ma gli impegni politici a Roma, come deputato del Parlamento, non gli permettevano di affrontare in quei giorni un viaggio a Bari. Propone però la pubblicazione del discorso del professor Bertolini sul "Giornale degli Economisti", qualora la Regia Scuola di Bari non avesse intenzione di dedicargli una pubblicazione a parte. Scrive a proposito del Ferrara: "Il Ferrara, come è accaduto a molti italiani dell'epoca sua, sebbene in ragione dell'operosità sua gigantesca abbia potuto lasciare quattro grandi volumi dovuti alla sua penna e altri scritti raccolti dal Bodio, pure, a cagione delle vicende della sua vita, e dei sacrifici che gli impose il problema politico, non può essere conosciuto interamente dalle opere date alle stampe. Non esiste, ad esempio, del Ferrara un trattato di Economia, sebbene per molti anni egli un trattato abbia svolto dalla cattedra. Egli stesso affermava di averne scritto uno, e di lasciarlo, per il giorno di sua morte, a sua moglie in un manoscritto. Nulla si è trovato. Il suo trattato è quindi tutto nei quaderni degli scolari che egli ebbe e di questi uno dei più diligenti e intelligenti è stato il Bertolini. Io stesso non posseggo del Ferrara altro trattato all'infuori di un volume manoscritto del professor Bertolini, da lui regalatomi".

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Documento Biglietto di scuse

Berardi si scusa per la mancata partecipazione alla commemorazione del suo "venerato ed amato Maestro", causata dal ritardo con cui gli è pervenuto l'invito e dalle consequenziali difficoltà ad organizzare in tempo utile il viaggio. Coglie l'occasione per esprimere tutto il suo amore per un professore che gli rivolse "amore paterno" e che egli considera l'unico economista "che abbia avuto [...] una piena visione mentale del complicato congegno dell'umana economia". Coglie anche l'occasione per esprimere la stima nutrita nei confronti di Angelo Bertolini, "uno dei pochissimi che, contro ogni loro interesse accademico, sostengono i meriti eminenti di Ferrara".

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Documento Psicologia ed economia politica. Prime linee di una teoria psicologica dell'emigrazione

L'interesse dell'estratto di una rivista a diffusione nazionale è una nota critica a margine, scritta a matita alla pagina 23 ed autografa del professor Angelo Bertolini in cui si legge: "Diceva il Ferrara (lezione 14a, anno accademico 1887-1888): Perché taluno si decida ad abbandonare il suo paese, a forza che vi senta lo stimolo di qualche bisogno che ivi non può soddisfare, è necessario che trovi nell'emigrazione il solo modo di impiegare la sua attività e il suo capitale con maggior profitto (p.68)".

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Documento Lezioni di Politica Commerciale del professor Angelo Bertolini, anno accademico 1922-1923

Si tratta del corpo integrale delle lezioni di Politica commerciale tenute dal professor Angelo Bertolini nell'anno accademico 1922-1923 presso il Regio Istituto Superiore di Commercio di Bari. Gli appunti delle lezioni furono rielaborati e dattiloscritti da un alunno non identificato del professor Bertolini. Il dattiloscritto si articola in due parti. La prima comprende otto paragrafi (I-VIII), suddivisi per argomenti. La seconda cinque (IX-XIII), suddivisi secondo lo stesso criterio.

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Documento Generalità

Si definisce la politica commerciale, intesa da Bertolini non come un semplice corollario dell'Economia Politica, ma come lo studio del "complesso dell'azione esercitata dallo Stato nei rapporti della vita economica". Essa, infatti, "riguarda limitatamente gli scambi e in generale il commercio". Si avvale di alcune discipline ausiliarie: la scienza statistica, la scienza delle finanze e la storia. Bertolini esplicita l'utilità di ciascuna di esse ai fini dello studio della politica commerciale.

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Documento Nozioni di Commercio

Dopo aver esplicitato le definizioni di "bene economico" e di "commercio", in cui esplicitamente vi è il richiamo alla concezione dello scambio di Francesco Ferrara ("affermiamo col Ferrara che lo scambio è un atto di produzione"), si passa all'enunciazione della legge economica della domanda e dell'offerta, che ne regola i meccanismi di funzionamento.

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Documento Beni materiali ed immateriali

Dopo aver definito i concetti di "beni materiali" e di "beni immateriali", Bertolini precisa la differenza tra meccanismi di funzionamento dello scambio in un mercato chiuso e in un mercato internazionale: "mentre negli scambi interni sono gli uomini che scambiano tra loro, negli scambi internazionali è lo Stato che, personificandosi nei suoi abitanti, fa gli scambi". Trattandosi, tuttavia, di una personificazione solo virtuale, la legge che ne regola il relativo funzionamento è la medesima. Il commercio internazionale è, inoltre, regolato dalla teoria dei costi relativi o comparati. A questo punto Bertolini introduce il tema centrale del suo corso: la politica commerciale perseguita da uno Stato. Si dichiara apertamente favorevole alla posizione liberista di quanti abbracciano la formula secondo cui "meno fa lo Stato e meglio fa". Per Bertolini "l'intervento dello Stato non deve sostituire l'attività individuale, ma completare l'attività dei singoli". Principi, questi, che Bertolini ereditava dalla lezione liberista del maestro Ferrara.

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Documento Istituzioni ausiliarie del Commercio

Se a decidere la politica commerciale dello Stato italiano è il Parlamento e ad eseguirla i ministeri, tra gli uffici e gli organi preposti alla promozione del commercio si annoverano: il ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, a cui si è aggiunto quello del Lavoro. Nel 1922 tali organi esecutivi risultavano suddivisi in tre ministeri: Agricoltura; Industria e Commercio; Lavoro. Bertolini considera "una piaga dell'Italia" tale divisione: "ove finisce l'agricoltura e inizia il Lavoro non si può dire, e così non si concepisce il Lavoro senza l'Industria, il Commercio e l'Agricoltura". Tra gli organismi sorti in supporto del commercio estero annovera poi le ambasciate e i consolati, che, tuttavia, sembrano non avere grande voce in capitolo. La dignità nazionale italiana è - scrive Bertolini - molto bassa, a causa del fenomeno dell'emigrazione e delle condizioni di miseria in cui versano i tanti italiani dislocati nei vari Stati d'Europa per lavoro: "E come si vuole che anche in Estremo Oriente ci prendano in considerazione, se ci vedono e ci conoscono pezzenti, sporchi, straccioni?". Bertolini ricorda gli esiti dell'inchiesta condotta sulle condizioni di miseria degli italiani a Chicago nel 1888, "condizioni che ci fanno diventare rossi dal colore oltre che dalla vergogna". I consoli non hanno autorevolezza sufficiente per innalzare la dignità della nazione che rappresentano. Quanto alle Camere di Commercio, Bertolini ritiene che "come sono ora, si potrebbero anche abolire", dal momento che la loro attività è ostacolata dalle nuove leggi del 1910 varate per promuovere le attività industriali e commerciali. La legge preesistente, varata nel 1862, permetteva alle Camere di Commercio di adeguare i propri piani d'intervento allo sviluppo economico effettivo; quella del 1910 pretendeva l'elaborazione di progetti indipendenti dalle trasformazioni in corso. A tal proposito Bertolini commenta apertamente che ciò è l'esito delle "leggi che si fanno in Italia, ministri che non le leggono e se le fanno fare da funzionari". Oltre alle zone franche, ai depositi franchi, ai porti franchi, che in linea di principio promuovono il commercio permettondogli di eludere il peso doganale, agiscono in supporto della stessa attività economica all'estero gli uffici degli addetti commerciali e le borse di studio all'estero. Gli addetti commerciali sono i giovani inviati presso le ambasciate di città importanti industrialmente e commercialmente per studiare l'andamento dei mercati internazionali e rendere concorrenziale la produzione italiana. Vi si aggiungono poi le fiere e le fiere campionarie e quelle naviganti. Secondo Bertolini "la penetrazione commerciale si può fare insomma in tanti modi, ma un programma per cui il Governo si proponga di disciplinare l'esportazione e di attrarre l'importazione è disciplinato, retto dalla Dogana". Così Bertolini introduce il tema della politica commerciale perseguita dallo Stato Italiano nel periodo in cui teneva le sue lezioni, ovvero una politica doganale.

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Documento La Dogana

La Dogana è per Bertolini "il maggiore strumento della politica commerciale" ed è materia di un ramo particolare di essa, la politica doganale, che avrebbe costituito il tema centrale del corso di studi. "La storia della Dogana è lunga, dolorosa, svariatissima, ma non ha insegnato niente, dacché si commettono tuttavia quegli errori, che hanno commesso i principali in altri tempi". Dopo aver definito la dogana, "imposta diretta", definisce "avanzo di barbarismi" la sopravvivenza dei dazi comunali. I dazi su cui sofferma l'attenzione Bertolini non sono i dazi fiscali, bensì quelli economici. Essi erano attualmente regolati da tariffe approvate il 1° luglio 1921. Nel 1917, allo scadere dei trattati di commercio stipulati nel 1904, si erano formate delle apposite commissioni per evitare che il loro rinnovamento avvenisse nel segno di condizioni economicamente sfavorevoli per l'Italia, come già accaduto nel 1904. La nuova legge doganale del ministro Alessio, rappresenta per Bertolini un "rinnovamento dei nostri usi". Bertolini confronta l'antico e il nuovo sistema d'applicazione delle tariffe doganali.

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Documento Senza titolo [Sistemi delle tariffe]

Si esaminano i sistemi delle tariffe, in particolare quello della tariffa duplice, "a due colonne di dazi", i minimi e i massimi, e quello attualmente in vigore in Italia della "tariffa generale". In linea di principio, comunque, per Bertolini tutti "i trattati di commercio o sono una burla o cercano trarre in inganno; infatti essi hanno il difetto fondamentale di dover essere una concessione reciproca [...], un do ut des infine". Esaminando gli effetti della politica doganale, Bertolini dimostra come la crescita o il declino dei vari settori produttivi dell'economia nazionale si siano compiuti indipendentemente da essa, confermando la teoria liberista di Adam Smith. In alcuni casi, come per l'importante settore della cerealicoltura, gli effetti erano stati a suo avviso deleteri ed opposti a quelli sperati, tanto che la recente sospensione del sistema doganale per i cereali era stata accompagnata da una sensibile ripresa produttiva, soprattutto in Puglia. "Il Minghetti diceva datemi un bilancio ed io vi saprò dire di quale paese si tratti. Se questo si può dire del bilancio, a maggior ragione si dovrebbe dire della tariffa doganale, che dovrebbe essere indice delle tendenze, delle aspirazioni di un paese, delle sue condizioni economiche". Applicando questo concetto alla tariffa del 1887, Bertolini ne denunciava, però, l'alterazione rispetto alla "struttura economica del nostro Paese". Il dazio poteva essere in effetti strumento di "tutela economica", ma anche di "guerra economica". E la tariffa del 1887 rinviava alla seconda funzione. Ad uno ad uno Bertolini svela tutti gli interessi di parte che si celavano dietro una politica commerciale protezionistica, ammantata di una patina ingannevole ed apparente di tutela del benessere collettivo di una nazione. "La barriera è una cosa artificiale, la cui soppressione ridonderebbe a beneficio quando fu unificata all'Italia e furono tolte di mezzo le barriere, e certo non è detto che l'artificio, che sussisteva per gli Stati che insieme formarono l'Italia, non sussista anche tra Stato e Stato attualmente". I casi degli Stati Uniti d'America e di alcuni cantoni della Confederazione svizzera, paesi non protezionisti, confermerebbero l'artificiosità delle barriere doganali. Così, allo stato attuale, il protezionismo "si è chiuso nella difesa ed alcuni sono giunti a dire che riconoscono che la condizione generale delle cose è il liberismo, ma che nelle contingenze attuali occorre il protezionismo". In questa schiera di economisti Bertolini colloca Cognetti de Martiis, che, curatore della quarta serie della "Biblioteca degli Economisti", nella prefazione ad un volume distinse tra libero Stato, come "meta", e Stato protezionista come realtà attuale "in continua evoluzione verso lo Stato libero". Ad essere sbagliato in una simile concezione, secondo Bertolini, è il presupposto che scaturisce dall'indirizzo della scuola storica, in base al quale "il nocciolo dell'economia" sarebbe "nella correlazione con l'organismo umano" e nelle sue trasformazioni nel tempo. Quando lo sviluppo industriale è agli esordi l'economia di un Paese sarebbe così paragonabile ad un bambino, che ha bisogno di essere difeso dai genitori. Lo Stato, pertanto, deve intervenire con una politica protezionistica, fintanto che l'industria non sia sufficientemente solida da poter tener testa alla concorrenza straniera. L'obiezione che Bertolini muove a questa concezione di Cognetti de Martiis è che nessuna inchiesta, condotta sullo stato dell'economia italiana, aveva affermato il raggiungimento di livelli minimi di sviluppo per l'industria che supportassero un superamento della politica protezionistica. In questo Bertolini condivide le posizioni di Bastiat, secondo cui "la protezione è un cuscino comodo, su cui l'industria s'addormenta". L'Italia aveva a sue spese subìto gli effetti deleteri della politica protezionistica sostenuta in favore dell'industria pesante (navale, siderurgica e metallurgica) durante e dopo il periodo bellico. Il coinvolgimento in tale sistema di protezione degli istituti bancari avrebbe portato ad una sicura bancarotta, se "per fortuna dell'Italia Bonaldo Stringher non avesse saputo far andare a mare la troppo confidente Banca di Sconto". Tra i seguaci del libero scambio, che ebbe origine dalla battaglia contro la tariffa sul grano condotta vittoriosamente da Riccardo Cobden, "economista insigne della prima metà del XIX secolo", simbolo stesso del liberismo, in Italia è ricordato Luigi Einaudi, accanto ovviamente allo stesso Angelo Bertolini e al suo maestro, Francesco Ferrara. Bertolini confessa che le lezioni di quest'ultimo del 1857-58-59 "sono veramente ammirabili e si sta cercando di pubblicarle". Unico attuale rimedio contro il protezionismo è la sua moderazione, attraverso il ricorso alle statistiche commerciali.

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Documento Statistiche commerciali

Secondo Bertolini, le statistiche commerciali sono uno strumento importante per conoscere le vie degli scambi in base alle quali un governo dovrebbe applicare le tariffe. Per valutare lo stato economico di un Paese non è sufficiente considerare il bilancio commerciale, ovvero il rapporto importazioni/esportazioni. In Italia risulta sempre sfavorevole, come in Cina e in Romania, che sono due paesi poveri, ma anche in Inghilterra, che però è tra i paesi ricchi. Un correttivo dell'economia inglese, che sfugge ai rilievi dei bilanci commerciali, sono i cospicui investimenti all'estero di capitali inglesi che ne sostengono l'economia. In Italia agiscono due correttivi dell'economia, non rilevati nei bilanci commerciali: "l'industria dei forestieri e le rimesse dei nostri emigranti". Se, infatti, i forestieri sono molto attratti dalle bellezze naturali e monumentali dell'Italia, alimentandone il turismo, gli emigranti permanenti inviano denaro in Italia, attraverso il sistema delle rimesse, gestito dal Banco di Napoli. Nonostante gli Stati Uniti avessero nel frattempo limitato il flusso migratorio, imponendo un limite quantitativo ed escludendovi gli analfabeti, esso continuava ad essere un valido correttivo per l'economia nazionale italiana e per i suoi bilanci commerciali chiusi in negativo. Altro fenomeno importante e propulsivo per il commercio estero italiano ed indirettamente legato al flusso migratorio è l'istituzione diffusa in importanti capitali come Londra, San Francisco, New York, Buenos Aires di camere di Commercio su iniziative di gruppi di emigrati, tenute erroneamente in scarsa considerazione dallo Stato italiano, timoroso che potessero essere guidate da personaggi "non desiderabili".

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Documento Breve cenno sulla nostra tariffa doganale

E' un'analisi dettagliata del sistema tariffario vigente in Italia nel 1922.

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Documento Generalità. Parte Seconda

La seconda parte del corso sarà dedicata all'esame dei diversi rami della Politica commerciale, oltre quello già esaminato della politica doganale: politica dei trasporti, politica ferroviaria, politica della navigazione, politica dell'emigrazione, politica coloniale.

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Documento Politica coloniale

Si analizza il sistema coloniale contemporaneo, dopo aver in sintesi ripercorso le fasi fondamentali della storia del colonialismo dall'età dei romani. Il Belgio possiede la più ricca colonia del mondo, il Congo; la Francia, che ha come colonia l'Algeria, non ha mostrato di avere grandi attitudini colonializzatrici; quanto all'Italia, la conquista dell'Eritrea, deludente nelle aspettative economiche, può essere accantonata come "pagina gloriosa di diffusione dello spirito italiano". Anche gli esiti dell'istituzione di un protettorato in Somalia, per incentivare la produzione agricola, sono incerti. Non è stato possibile invece occupare ancora la Libia, la cui colonizzazione, tentata da Mussolini, secondo Bertolini porterebbe invece benefici all'economia italiana.

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Documento Problema dei trasporti

In realtà si parla del problema dell'emigrazione e della necessità per lo Stato di offrire il suo supporto morale e materiale agli emigranti prima, durante e dopo il loro viaggio. Gli emigranti sono stati ostacolati anche dalle rigide norme restrittive imposte dagli Stati Uniti sui flussi d'immigrazione per evitare che saturassero il mercato del lavoro. La politica protezionistica intrapresa in tal senso dagli Stati Uniti avrebbe danneggiato, secondo Bertolini, gli equilibri dell'economia italiana.

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Documento Osservazioni nei rapporti con questi

Prosegue la trattazione, iniziata nel precedente paragrafo, sull'emigrazione e sull'intervento dello Stato in supporto dei suoi emigrati. Per la lontananza è difficile conservare rapporti con gli emigranti. Fino all'ottobre del 1922 vi era La lega italiana per la tutela degli interessi italiani all'estero, rimessa in discussione ed abolita con l'avvento del fascismo.

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Documento Politica dei rapporti tra noi e lo Stato dove vanno a stabilirsi i nostri emigranti

I rapporti con gli Stati verso cui sono indirizzati gli emigranti devono essere regolati secondo le clausole di un trattato di commercio: il flusso migratorio, infatti, è una risorsa che uno Stato come l'Italia che ne possiede in eccesso cede ad un altro che ne è carente, in cambio di privilegi nell'esportazione di materie prime ad esempio. Tra i principali Stati verso cui sono orientati i flussi migratori degli italiani Bertolini considera, nell'ambito delle rotte europee, l'Inghilterra. Con questo Stato, a suo avviso, non sarà mai possibile stabilire un accordo che regolamenti il flusso migratorio degli italiani in cambio di vantaggi economici per l'economia italiana, dal momento che l'Inghilterra non ha bisogno di questa "merce di scambio" (la manodopera) che l'Italia offre. Quanto alle rotte extraeuropee, Bertolini considera il grosso flusso migratorio degli italiani verso gli Stati Uniti d'America. Con essi ritiene sia possibile un trattato di commercio, sebbene lamenti non solo la mancata formulazione dello stesso, ma il fatto che non sia previsto, neanche a livello progettuale, tra gli obiettivi della politica commerciale dello Stato italiano.

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