Documento Corrispondenza: Gino Luzzatto a Luigi Einaudi (10-11-1951)
Luzzatto conviene con il giudizio espresso dal prof. Bobbio sul manoscritto del volume postumo di Riccardo Bachi, "Israele disperso e ricomposto". Esso non sembra adatto ad essere pubblicato nella Collezione storica iniziata da Giulio Einaudi. Lo scritto infatti presenta carattere poco organico e le ripetizioni sono frequenti. Tuttavia il volume meriterebbe di essere pubblicato come "omaggio alla memoria di un uomo che tutti amiamo e ammiriamo". Luzzatto propone così di usare il sistema della sottoscrizione per trovare un editore. La partecipazione di Einaudi alla sottoscrizione sarà da stimolo ad altre sottoscrizioni.
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Documento Sull'opportunità di pubblicazione immediata del "volumetto"
Gino Luzzatto si esprime sull'opportunità di non rinviare ulteriormente la pubblicazione della traduzione del "volumetto" di Rathenau Walther "L'economia nuova", in un momento in cui "esso è ancora di piena attualità" e potrebbe, di conseguenza, "suscitare molte discussioni".
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Documento Compensi dalla Laterza
Gino Luzzatto avvisa di aver ricevuto il vaglia per il compenso della traduzione, prefazione e recensione del volume di Rathenau Walther "L'economia nuova".
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Documento Richiesta stato di vendite del volume "La Nuova Economia" tradotto in italiano da Gino Luzzatto
La lettera, scritta da Walther Rathenau in tedesco, riporta in margine a penna rossa la traduzione che si riporta per intero: "In riferimento alla traduzione del mio libro "La nuova Economia", fatta dal sig. Luzzatto, sarò grato se vorrete comunicarmi a mezzo di statistica sulla diffusione del mio volume, la tiratura della prima edizione e quella della seconda, nel caso l'aveste fatta. Contemporaneamente vi prego farmi sapere quanti volumi si sono venduti nel 1919 e poi mandarmi delle statistiche delle vendite annuali possibilmente trimestrali. ALLGEMEINE ELEKTRICITATS GESELLS CHAFT".
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Documento Invio a Gino Luzzatto del manoscritto sui monopoli governativi
Tivaroni, amico di Gino Luzzatto, gli invia il suo manoscritto sui monopoli governativi, "I monopoli governativi del commercio e le finanze dello Stato".
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Documento Cronache economiche di Trieste
Gino Luzzatto si fa promotore della pubblicazione per i tipi della Laterza di un volume di scritti sulle vicende economiche di Trieste dall'armistizio al 1924 del professore suo amico Gustavo Del Vecchio. Luzzatto ha già preso visione degli scritti che il prof. Del Vecchio intenderebbe raccogliere ed assicura Giovanni Laterza sulla loro qualità: "sono quanto di meglio si sia stampato su tale materia e costituiscono fra loro un tutto organico che non presenta il solito inconveniente delle raccolte di articoli". Luzzatto ritiene che "per l'interesse dell'argomento e la notorietà dell'autore una tiratura modesta avrebbe esito sicuro". Il titolo della raccolta sarebbe "Cronache economiche di Trieste (1918-1923)" ed in tutto raccoglierebbe quattro articoli. Gustavo Del Vecchio aveva già pubblicato "La depressione attuale dell'economia triestina" a Trieste per i tipi di C.U.Trani nel 1923 e avrebbe pubblicato "Cronache della lira in Pace e in Guerra" a Milano per Treves e a Roma per la Treccani nel 1932. Nessuna sua opera fu invece pubblicata per la Laterza in questi anni.
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Documento Raccomandazione di un laureando
Gino Luzzatto "si fa vivo" con Giovanni Laterza dopo anni di silenzio nell'interesse di un suo studente, laureando di Economia all'Università di Venezia, "intelligentissimo e colto, il quale avrebbe il desiderio di tradurre dall'inglese l'opera di Rostow Sulla storia economica dell'impero romano". Gino Luzzatto la presenta come opera di altissimo valore e di lettura facile ed interessante, che non troverebbe subito un grande numero di lettori, ma un numero sicuro in più anni. Nella lettera non è esplicitato il nome dello studente.
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Documento Risposta per opera di traduzione
Gino Luzzatto attende risposta da Giovanni Laterza alla sua proposta di traduzione di un'opera non precisata nella lettera, sicuramente quella di Rostow.
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Documento Scuse di Luzzatto
Gino Luzzatto si scusa con Laterza per non aver mai risposto alle sue offerte circa la pubblicazione del lavoro intitolato "Storia del Commercio". La lettera è finalizzata, infatti, a riprendere i rapporti con l'editore barese dopo un periodo di raffreddamento degli stessi.
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Documento Interesse per Renato D'Ambrosio
Luzzatto, redattore della "Nuova Rivista Storica", mostra il suo interessamento per lo studioso Renato D'Ambrosio, che non conosce personalmente, ma di cui ha avuto modo d'apprezzare il talento. Propone, pertanto, all'amico Giovanni Laterza di affidargli la cura di una nuova edizione critica della traduzione della "Filosofia del Diritto" di Hegel.
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Documento Proposta di traduzione di un'opera americana di K.R.Greenfield
Gino Luzzatto propone la traduzione di un libro americano "veramente ottimo", sulla storia del Risorgimento, intitolato "Economics and Liberalism in the Risorgimento. A study of Nationalism in Lombardy 1814-1848" ["Economia e liberalismo nel Risorgimento. Il movimento nazionale in Lombardia dal 1814 al 1848", 1940], scritto da K.R. Greenfield e pubblicato a Baltimora nel 1934. Il compenso che chiede in cambio della traduzione è contenuto, commisurato al lavoro di un "traduttore che non può lavorare più per la gloria, ma non sarà troppo esigente". Così si chiude la lettera di Gino Luzzatto, con una nota polemica contro il regime fascista che gli impediva di pubblicare i suoi scritti. I limiti imposti dal regime erano stati già sottolineati da Luzzatto in apertura della lettera: "visto che (...) dovrò accontentarmi del lavoro anonimo (...)".
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Documento Ringraziamento
Gino Luzzatto ringrazia Giovanni Laterza per aver accettato la sua proposta di traduzione dell'opera di Kent Roberts Greenfield "Economics and liberalism in the Risorgimento...", vedi nota bibliografica.
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Documento Consenso alla traduzione in italiano dall'autore K.R. Greenfield
Gino Luzzatto comunica a Giovanni Laterza di aver avuto il consenso per la traduzione di "Economics and Liberalism in the Risorgimento..." (vedi nota bibliografica), dal suo autore americano, Kent Robert Greenfield.
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Documento Tempi e modalità di traduzione
Gino Luzzatti si accorda con l'editore Laterza su tempi e modalità di traduzione dell'opera di Greenfield, "Economia e liberalismo nel Risorgimento...", vedi nota bibliografica.
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Documento Copia di una lettera di Greenfield
Si tratta della copia della lettera indirizzata da Kent Robert Greenfield a Gino Luzzatto a proposito del progetto di traduzione della sua opera pubblicata a Baltimora nel 1934 "Economics and Liberalism in the Risorgimento. A study of Nationalism in Lombardy 1814-1848", vedi nota bibliografica. La lettera è spedita in copia da Gino Luzzatto a Laterza per conoscenza.
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Documento Morte di Carlo Maranelli
Gino Luzzatto informa Giovanni Laterza che ha ultimato la traduzione del libro di storia economica del Risorgimento di Greenfield ["Economia e liberalismo nel Risorgimento. Il movimento nazionale in Lombardia, dal 1914 al 1848"]. E' rimasto profondamente colpito dalla 'fine' del "povero Maranelli" (Carlo Maranelli), di cui vuole tener viva la memoria.
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Documento Lapsus
Gino Luzzatto ammette di aver avuto un "lapsus" sul nome dell'autore del libro di storia economica del Risorgimento da lui tradotto ["Economia e liberalismo nel Risorgimento. Il movimento nazionale in Lombardia dal 1814 al 1848"]. Infatti nel testo della lettera avrebbe scritto il solo nome, Kent Roberts, mentre nello spazio apposito riservato alla firma sarebbe comparso il solo cognome, Greenfield. Da ciò sarebbe nato l'equivoco, che Luzzatto intende risolvere nella lettera, precisando come Kent Roberts Greenfield sarebbero nome e cognome di un unico autore. Luzzatto, inoltre, invia a Laterza il volume manoscritto, con la preghiera di restituirglielo dopo essersene servito, dal momento che la seconda copia manoscritta con correzioni ed aggiunte deve essere restituita a Greenfield.
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Documento Ricevimento dell'assegno
Gino Luzzatto informa Laterza di aver ricevuto l'assegno come compenso per la sua opera di traduzione in lingua italiana dell'opera di Greenfield, vedi nota bibliografica.
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Documento Correzioni apportate
Gino Luzzatto dà indicazioni a Laterza sulle correzioni apportate al suo lavoro di traduzione in lingua italiana dell'opera di Greenfield, Economia e liberalismo nel Risorgimento..., vedi nota bibliografica.
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Documento Raccomandazione
Gino Luzzatto raccomanda a Franco Laterza la pubblicazione di un testo prodotto da Riccardo Bachi in occasione di una conferenza. Nel 1952 Riccardo Bachi pubblica due libri, nessuno dei quali per la Laterza. Si tratta di "Colloqui con me stesso" e di "Israele disperso e ricostruito: pagine di storia e di economia".
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Documento Raccomandazione
Gino Luzzatto, in qualità di rettore dell'Istituto Universitario di Economia e Commercio di Venezia, si raccomanda ancora con Laterza per la pubblicazione repentina del testo pronunciato in una conferenza dal professor Riccardo Bachi.
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Documento Testo della conferenza del professor Riccardo Bachi
Gino Luzzatti ringrazia Franco Laterza per aver giudicato opportuno pubblicare il testo di Bachi, anche se non possono accettare le condizioni proposte dalla casa editrice per la pubblicazione. Sono da segnalare altre due lettere di Gino Luzzatto, datate rispettivamente 19 febbraio e 15 maggio 1952 (ivi, cc. 104-105) di scarso rilievo.
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Documento Recensioni sul lavoro di E.Rossi
Rossi informa Franco Laterza sulle diverse recensioni dedicate alla sua ultima pubblicazione, "Settimo: non rubare". Tra le altre cita quella di Gino Luzzatto, pubblicata su "Mondo Economico", 29 marzo 1952; quella "fin troppo elogiativa" di Aldo Garosci, pubblicata sull'ultimo numero di "Il Mondo", quella di Vittorio Foa su "L'Avanti" e di Gaetano Salvemini su "Il ponte".
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Documento Proposta di pubblicazione
Luzzatto segnala a Laterza un lavoro del professor Roberto Cessi ed attende risposta.
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Documento Proposta di traduzione
Gino Luzzatto ha ricevuto da Franco Laterza risposta negativa circa la sua segnalazione del 20 febbraio: non è possibile pubblicare il lavoro del professor Roberto Cessi perché sarebbe un'operazione economicamente dannosa. Luzzatto avanza a Franco Laterza una nuova proposta: la traduzione in lingua italiana del lavoro del professor H. Heaton "The Economic History of Europe". Attende risposta.
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Documento Sulla traduzione in italiano del volume di Heaton
Luzzatto informa Laterza che "La Storia Economica d'Italia" di H. Heaton, che "tra parentesi, non vale molto" è stata già pubblicata da Einaudi.
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Documento Accettazione della proposta di Laterza
Luzzatto comunica a Franco Laterza che accetta di curare la prefazione agli scritti storici medievali di Marc Bloch.
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Documento Proposta di Franco Laterza
Luzzatto si confronta con Laterza sulla proposta fattagli di curare la prefazione agli scritti storici di Marc Bloch, "Lavoro e tecnica nel Medioevo".
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Documento Prefazione al libro di M.Bloch
Luzzatto comunica a Franco Laterza che ha deciso di curare la prefazione al libro di Marc Bloch, "Lavoro e tecnica nel Medioevo".
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Documento Progetto di pubblicare sue lezioni
Gino Luzzatto discute con Laterza della richiesta avanzatagli dal prof. Armando Saitta di trasformare le sue lezioni sulla storia dell'economia italiana in un volume, "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune". L'idea piace a Luzzatto, anche perchè a suo parere "il libro avrebbe un significato non soltanto scientifico, ma largamente culturale, assai profondo e vasto".
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Documento Volume di lezioni pisane
Il prof. Gino Luzzatto comunica a Franco Laterza che ha approntato le bozze delle lezioni pisane di storia dell'economia, "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune". Vi ha aggiungo un saggio del 1932 già pubblicato sul "Journal of Economic and Business History". Il volume s'intitolerà "Profilo storico dell'economia italiana". In alternativa: "Profilo di storia economica italiana". Il titolo definitivo sarà "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune".
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Documento Destinatari del volume di lezioni pisane di Luzzatto
Gino Luzzatto scrive a Franco Laterza che il suo volume di lezioni pisane, "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune", è rivolto anche agli studenti di lettere "digiuni di studi di economia". Propone come titolo "Gli studi di storia economica italiana, progressi e lacune".
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Documento Scelta del titolo
Gino Luzzatto si confronta con Laterza sul titolo da dare al suo nuovo lavoro. Propone "Per una storia economica dell'Italia. Progressi e lacune", che rimarrà il titolo definitivo per la pubblicazione.
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Documento Scelta del titolo
Gino Luzzatto si confronta con Laterza sul titolo da dare al suo nuovo lavoro. Propone "Per una storia economica dell'Italia. Progressi e lacune", che rimarrà il titolo definitivo per la pubblicazione.
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Documento Accordo definitivo sul titolo
Luzzatto precisa a Laterza di aver definitivamente deciso per il titolo che sarà, "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune".
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Documento Accordi tra Luzzatto e Laterza
Ancora una conferma sul titolo adottato per la nuova pubblicazione di Luzzatto, "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune".
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Documento Spedizione del manoscritto
Luzzatto informa Laterza che il volume "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune" è pronto.
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Documento Accordi con Laterza
Luzzatto si accorda con Laterza su alcuni particolari tecnici della pubblicazione "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune".
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Documento Accordi tra Laterza e Luzzatto
Franco Laterza scrive a Luzzatto per accordarsi sulle modalità di pubblicazione del lavoro "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune".
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Documento Accordi sul compenso
Lettera a Franco Laterza sul compenso che Luzzatto riceverà dalla Casa editrice per la pubblicazione dell'opera "Per una storia economica d'Italia. Progressi e lacune".
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Documento Nuova proposta di Armando Saitta
Luzzatto informa Franco Laterza della proposta del professor Armando Saitta di pubblicare due volumi di suoi studi molto vecchi di storia economica del Medio Evo. L'unica raccolta di scritti sul Medio Evo pubblicata dalla Laterza sarà "Dai servi della gleba agli albori del capitalismo. Saggi di storia economica" nel 1966.
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Documento A. de Viti de Marco. Uomo civile. Problemi meridionali - Problemi nazionali - Problemi internazionali
Dopo una breve nota biografica (pp. 5- 6), in cui si punta soprattutto l'accento sulla scelta politica antifascista dell'economista leccese, attestata dalla lettera di dimissioni presentate all'Università di Roma il 5 novembre 1931, integralmente citata, segue il "Discorso tenuto da Ernesto Rossi, alla Fiera del Levante, il 12 settembre 1948, alla presenza del Presidente della Repubblica, e pubblicato a cura dell'Amministrazione della Provincia di Bari" (pp. 9-42). Nel suo discorso commemorativo, Ernesto Rossi dichiara subito il suo debito di gratitudine verso De Viti de Marco, sia per gli insegnamenti ricevuti attraverso i suoi scritti di economia finanziaria e politica, sia per l'amicizia che questi gli offrì durante il periodo della sua prigionia politica. Rossi ricorda di aver conosciuto De Viti De Marco nel 1925, per il tramite di Gaetano Salvemini, e di esserne subito rimasto affascinato per l'atteggiamento "democratico" con cui anteponeva ad ogni altra preoccupazione gli interessi generali del popolo e l'elevazione del loro tenore di vita e della loro educazione. Insieme con Ferrara, Pareto, Pantaleoni, De Viti de Marco rientrava in quel "piccolo gruppo di economisti che hanno veramente onorato la scienza italiana a cavallo tra i due secoli". Come loro, egli aveva disdegnato le teorie astratte derivanti dalla filosofia hegeliana. Rossi ricorda le lunghe disquizioni con De Viti de Marco, avute nelle due settimane in cui fu ospite di quest'ultimo nel 1928, per aiutarlo nella raccolta dei suoi scritti poi pubblicati nel volume "Un trentennio di lotte politiche". La più grande prova di solidarietà De Viti de Marco l'aveva data a Rossi in quelle poche righe che aveva premesso nel giugno 1931 all'edizione tedesca del suo trattato. Poche, ma significative parole di ringraziamento verso Ernesto Rossi, per averlo aiutato nella revisione critica dei suoi scritti. Oltre a citarne nome e cognome e ad indicare l'Istituto Tecnico di Bergamo in cui aveva insegnato, faceva esplicito riferimento alla condanna a venti anni infertagli dal Tribunale Speciale come capo dell'organizzazione politica "Giustizia e Libertà". Fu un vero e proprio atto di aperta accusa contro il fascismo. Quando il 31 luglio 1943 Rossi uscì dal carcere, lo andò a trovare ancor prima di far rientro a casa, perché, gravemente malato, aveva espresso il desiderio di vederlo un'ultima volta. La grandezza di De Viti de Marco era, secondo Rossi, nella capacità d'incarnare, accanto a pochissimi altri uomini meridionali, tra cui annovera solo Gaetano Salvemini e Giustino Fortunato, "l'espressione suprema della nostra civiltà". Rossi non si sofferma sul "pensiero scientifico del De Viti economista", non sembrandogli quella l'occasione più opportuna, ma sul suo pensiero politico e sul modo in cui si pose davanti ai problemi del Mezzogiorno, dell'Italia, del mondo. In relazione ai "problemi meridionali", Rossi attribuisce al De Viti il merito di essere stato "uno dei primi fieri avversari della tariffa doganale del 1887" che danneggiava in due modi gli agricoltori meridionali, sia perchè li costringeva a vendere a più basso prezzo le derrate agricole per la contrazione delle esportazioni, sia perché la riduzione delle importazioni costringeva ad acquistare a prezzi più alti i manufatti industriali. In contrasto con Luzzatti, sostenitore dei vantaggi della politica protezionista, De Viti de Marco sostenne l'antagonismo d'interessi "naturale e necessario" esistente tra industria ed agricoltura italiana. Non era possibile superare tale antagonismo con un appello alla solidarietà nazionale contro lo straniero, perché "non esiste un interesse italiano comune ed omogeneo a tutti i produttori italiani [...], esistono invece, in ognuna [nazione] interessi antagonistici, alcuni dei quali sono favoriti, altri offesi dalla rispettiva tariffa doganale". Nonostante negli anni l'intervento di burocrati e politici nella regolamentazione degli scambi commerciali interni ed esteri si fosse sempre più complicato a confronto con la politica doganale della fine dell'Ottocento, Rossi constatava come "la sperequazione derivante dalla politica commerciale non è stata ridotta, anzi è stata enormemente aggravata, negli ultimi due decenni sicché le parole del De Viti de Marco conservano tutto il loro valore". Accanto alla lotta contro la politica protezionista, Rossi ricorda la "battaglia" condotta dal De Viti de Marco contro tutti i privilegi tributari, che si rivelavano a svantaggio delle regioni meridionali. Da qui scaturiva secondo Rossi il più grande insegnamento lasciato dall'economista: "ci ha insegnato a distinguere, dietro le apparenti uniformità della nostra legislazione, le iniquità sostanziali verso il Mezzogiorno". Con De Viti de Marco Rossi concordava nell'imputare ai meridionali la mancata risoluzione dei problemi del Mezzogiorno: "il problema del Mezzogiorno è essenzialmente un problema di uomini: è il problema della formazione di una classe dirigente, veramente degna di questo nome, nell'Italia meridionale". Quanto ai problemi nazionali, Rossi ricorda come De Viti de Marco abbia lottato contro quella che egli stesso definiva la "quadruplice interna" , ossia l'oligarchia burocratica, l'oligarchia militare, l'oligarchia industriale, l'oligarchia proletaria. Quanto, infine, ai problemi internazionali, De Viti de Marco fu, nella collaborazione alla redazione del giornale "L'Unità" con Salvemini, uno dei più agguerriti avversari della politica nazionalista di Sonnino e sostenitore della politica wilsoniana. Ricorda il dissenso politico che divise De Viti de Marco da Pantaleoni, pur nell'ambito di un rapporto di stima ed amicizia ininterrotta durata 45 anni, le loro discussioni sulla politica estera dell'Italia nel periodo bellico e postbellico, i loro ragionamenti intorno alla Società delle Nazioni. La fiducia che De Viti de Marco aveva riposto in quest'organo internazionale era stata delusa dagli eventi. Nella conclusione Rossi esorta i contemporanei a mantenere vivo il pensiero dell'economista, in quanto "è solo il pensiero che ha valore nel mondo".
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Documento Corrispondenza: Franco Modigliani a Gino Luzzatto (16-04-1946)
Lettera dattiloscritta (1 pagina) di Franco Modigliani a Gino Luzzatto per chiedere notizie dello scritto "L'organizzazione in un sistema socialista", da lui consegnato a Gaetano Salvemini e da questi inviato a Luzzatto più di un anno prima.
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