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Allocati - Broggia
Fascicolo Pantelleria
Il fascicolo consiste di una minuta di Allocati contenente appunti su una memoria di Broggia riguardante "tre rilevanti benefici" di "grande vantaggio e utilità della Sicilia" (c. 1), di fotocopia di un manoscritto originale di Broggia, custodito nella Bi
Scheda: 1-40 cc. nr. fascicolo 11
Numero della busta: 1
Nota bibliografica: Dal Pane Luigi (a cura di), Una memoria sulla Pantelleria di Carlo Antonio Broggia, in Archivio storico italiano, 116 (1958), n. 419, pp. 381-435
Documenti presenti nel fascicolo
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Broggia e la Sicilia
Appunti di Allocati su uno scritto inedito di Broggia che tratta di "tre rilevanti benefici" di "grande vantaggio e utilità della Sicilia" (cfr. 2.13.4). Il primo riguarda la moneta d'oro siciliana, detta onza, che era stata coniata in oro a 21 carati e non 22 come per legge, con conseguente perdita di valore del 6-7 per cento. In quel periodo - siamo agli inizi del 1758 - vi era stato un rilevante innalzamento dei prezzi alle importazioni e si era pensato ad un rapporto di causa-effetto tra i due fatti. Broggia fu invitato ad esprimere il proprio parere da due ministri della "Giunta contro gli adulteratori della moneta", istituita per ordine reale con a capo il Viceré Fogliani. Il secondo "beneficio" riguarda la conservazione del grano. Broggia, ritenendo utile a tal fine l'adozione della stufa dell'Intieri, ne dà notizia in via privata ad un suo amico, il sig. Colonnello d. Antonio De Zunica, cavaliere spagnuolo e procuratore generale del duca d'Alba. Il terzo "beneficio", annota Allocati, riguarda il ripopolamento di Ustica, oggetto di una memoria di Broggia in cui egli traccia le linee guida di un piano di ripopolamento dell'isola, deserta a causa delle continue incursioni dei pirati barbareschi. Tale memoria, degli inizi del 1762, fu presentata da Broggia al marchese Tanucci il quale a sua volta la sottopose alla "Segreteria d'Azienda". Qui venne approvata e rimessa al "Tribunale...della Camera di Palermo" che pure dette la sua approvazione.
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Squarcio di lettera scritta dal sig.r Carlo Broggia intorno all'isola della Pantelleria ove trovavasi esiliato
Fotocopia di scritto autografo di Broggia custodito nella Biblioteca Comunale di Palermo, inviata ad Allocati dal prof. Roberto Salvo nel gennaio 1981. In esso Broggia, che era stato esiliato a Pantelleria nel 1756, descrive l'isola ed i suoi abitanti. La natura è ostile, per il terreno che è formato da lave vulcaniche non propriamente favorevoli alle coltivazioni, e per i venti che soffiano sempre impetuosi, soprattutto da levante. Gli abitanti dell'isola, invece, per quanto "assai poveri e miseri", sono talmente industriosi ed, inoltre, così civili per portamento, linguaggio e spirito, che non possono non essere ammirati. Broggia qui riprende un concetto già ricorrente nelle Lettere salutari, per cui la laboriosità induce alla virtù laddove, invece, l'ozio corrompe. E ciò si riflette su tutta la società civile così come la storia ci insegna che avvenne nell'antica Roma.
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Esposizioni ed istanze..
Trascrizione di Allocati, dattiloscritta, di una memoria da lui rintracciata tra le carte di Broggia custodite nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Tale memoria è di attribuzione incerta. In prima istanza, infatti, Allocati non mette in discussione che sia stata scritta da Broggia (cfr. 2.13.13), mentre in c.6 (foglietto di mm.115x122 allegato a detta memoria) egli scrive che "lo stile...induce a respingere l'idea" che egli ne sia l'autore. Si tratta di uno scritto risalente al 1758 (cc.14 e 21) rivolto, in forma di esposto al Supremo Tribunale del Reale Patrimonio, alla difesa degli abitanti di Pantelleria, vessati dagli iniqui tributi imposti loro dal feudatario dell'isola, in dispregio delle leggi e dei diritti del demanio reale. Fondamentalmente l'autore della memoria riproduce gli argomenti usati dai due procuratori del popolo, il decano e parroco della "Chiesa collegiata della città e isola della Pantelleria" don Agostino Garsia e suo nipote, il reverendo Michele Garsia, per confutare le dichiarazioni rese dal procuratore del feudatario Salinas al regio delegato del Governo di Sicilia, cav. Marescotti, inviato nell'isola nel 1750.