Il fascicolo raccoglie undici documenti tra lettere e cartoline postali di Antonio de Viti de Marco a Attilio Cabiati. Numero della busta: 2
Documenti presenti nel fascicolo
Roma 25.12.1931
De Viti de Marco spiega a Cabiati i motivi della sua recente decisione di chiedere il collocamento a riposo per evitare il giuramento imposto dal regime fascista ai docenti universitari. Scrive De Viti: "Ho rappresentato e difeso, lungo tutta la non breve vita parlamentare ed extraparlamentare, il principio della libertà individuale; e l'ho fatto con troppa intransigenza per potere oggi negare il mio passato e avvelenare l'avvenire (il poco che mi resta!), quando i miei convincimenti si rafforzano di fronte all'esperimento attuale! E poi io ho sempre molti vecchi amici ed elettori, che dalla mia rigida coerenza politica sono incoraggiati". Allega una copia della sua lettera del 15 novembre 1931 indirizzata al Rettore dell'Università di Roma De Francisci con la motivazione della sua domanda di collocamento a riposo. Parla infine della traduzione tedesca dei suoi Primi principii dell'economia finanziaria.
Roma 11.2.1932
Lettera di accompagnamento alla spedizione del fascicolo sulla finanza straordinaria "che forma i due ultimi capitoli del volume tedesco" dei suoi Primi principii dell'economia finanziaria. Scrive di considerare l'edizione tedesca come "una nuova e ultima edizione del mio libro" in vista di una recensione che Cabiati ha annunciato di voler scrivere. Illustra poi in dettaglio il suo orientamento sulla trattazione dei problemi finanziari. Ecco le sue parole: "Il prof. Griziotti continua a dire che io guardo solo al lato economico del problema finanziario. A me non pare, poiché, quando appunto non trovo nei principii economici la spiegazione completa o soddisfacente del fenomeno tributario, risalgo [.] a cause di ordine politico; cioè ne cerco la spiegazione nella lotta degl'interessi e nel conseguente predominio di uno di questi". La lettera continua con ulteriori argomentazioni e con la richiesta a Cabiati di "dirimere questo dissidio".
Roma 8.3.1932
Dopo essersi scusato per un equivoco, De Viti spiega a Cabiati di avere apportato nell'edizione tedesca dei suoi Primi principii dell'economia finanziaria "miglioramenti di forma e di chiarificazione". E aggiunge: "Il mio cervello vuole essere come un filtro; non mi acquieto se non quando mi pare che qualunque lettore debba capire senza sforzo". Gli porta infine alcuni esempi relativi alla teoria dell'imposta e conclude la lettera con la frase: "Non creda che io sia soddisfatto del mio libro! Se potessi recensirlo, ne sarei un critico spietato".
Roma 1°.3.1933
De Viti ringrazia Cabiati per avergli inviato un suo manoscritto nel quale molto spazio è dedicato, criticamente, a De Viti de Marco. Dopo essere brevemente entrato nell'argomento ("Ella ha detto giusto, che io do, nel problema della rivalutazione, un peso relativamente non grande al fattore moneta"), conclude la lettera affermando che da una loro eventuale discussione "potrebbe uscire dimostrata una verità superiore e generale di Sociologia pura: 'i Governi sono più ladri dei privati cittadini'. Ma con ciò - prosegue De Viti - ci potrebbero mandare in due isole a finire la discussione! Meglio che per ora Ella resti a Torino ed io a Roma. Mi propongo di venire io costà in escursione. Essendo un disoccupato faccio l'autista".
Roma 14.3.1933
De Viti de Marco chiede a Cabiati spiegazioni sulla frase "La banca crea il credito".
Roma 21.3.1933
De Viti de Marco torna con scetticismo e citando criticamente Hawtrey sul tema della creazione di credito da parte delle banche. Scrive con gioia e sorpresa di aver saputo dall'editore Sampaolesi che il suo manuale stampato in 2000 copie è esaurito. Chiede aiuto per trovare un editore a Torino per ripubblicare il volume includendo le modifiche apportate all'edizione tedesca e i suggerimenti ricevuti attraverso le recensioni. Accenna anche a problemi incontrati nel progetto di pubblicazione una traduzione spagnola del volume.
Roma 28.4.1933
De Viti de Marco ringrazia Cabiati per un appunto relativo alla questione se sia vero che le banche creano credito. Egli scrive "la parola creare non può intendersi semplicemente come fare o concedere credito", e aggiunge "Per me, poi, il problema concreto sta nella ipotesi. Poiché la banca non può, essa, ripartire il credito per perdere e per raggiungere fini antieconomici".
Roma, 4.5.1933
De Viti de Marco autorizza Cabiati a trattare per lui con L'Unione Torinese per la riedizione italiana dei suoi Primi principii dell'economia finanziaria, ma scrive di voler scegliere lui stesso "carta, caratteri, copertina e formato". Lo informa inoltre che avrebbe molto desiderato una traduzione inglese del suo manuale, e che se ne farà una traduzione spagnola.
Roma 29.4.1937
De Viti de Marco ringrazia Cabiati di un "Grande regalo. Oltremodo gradito!".
Roma 8.2.1938
De Viti de Marco ripercorre in questa lettera a Cabiati le prime tappe della sua carriera con queste parole: "'Moneta e Prezzi' è il primo libro; è la elaborazione di una parte della mia tesi scritta per la libera docenza. Ero bambino. Se rileggessi, temo che mi metterei a piangere [.] . Non rinnegherei - così almeno penso! - il contenuto, ma sì la forma diluita e troppo giovanile; forse presuntuosa!".
Cellino San Marco (Brindisi) 4.10.1938
De Viti de Marco ringrazia Cabiati degli auguri per il suo ottantesimo compleanno (essendo nato il 30 settembre 1858): "Come ha fatto a sapere il termine o il limite a cui è giunta la mia vecchiaia?". Ricorda inoltre con affetto che a partire dagli anni in cui Cabiati era suo studente a Roma i due sono stati "compagni di studio, di lavoro e di passione scientifica".