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Regia Scuola Superiore di Commercio.
Fascicolo Econ. Opusc. W bis
La cartella comprende materiale a stampa eterogeneo per autore, argomento e periodo di pubblicazione. Si segnala uno scritto commemorativo su Angelo Messedaglia di Luigi Luzzatti del 1920.
Scheda: nr. fascicolo W bis
Numero della busta: 29
Nota bibliografica: Commemorazione di Angelo Messedaglia fatta da Luigi Luzzatti per invito e sotto gli auspici dell'Accademia delle Scienze di Verona, Roma, tip. della Camera dei Deputati, 1920
Documenti presenti nel fascicolo
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Commemorazione di Angelo Messedaglia, fatta da Luigi Luzzatti per invito e sotto gli auspici dell'Accademia delle Scienze di Verona
La memoria di Angelo Messedaglia si lega alla sua formazione poliedrica, basata su un connubio di discipline morali e politiche, matematiche e fisiche. Luzzatti si dichiara "fortunato" per esserne stato intimo amico e discepolo. Di lui ricorda gli studi letterari, in cui si rifugiava "quando era stanco di approfondire i problemi ardui della moneta e del credito, o le dottrine sulla popolazione, sulle medie statistiche, penetrando coi numeri attraverso gli abissi della fatalità e del libero arbitrio". I suoi studi letterari erano soprattutto incentrati sull'opera di traduzione "in ottimi versi italiani" dell'Excelsior di Longfellow o di correzione del Gladstone "pei corsi dei venti nei viaggi di Ulisse". Luzzatti ebbe l'occasione di ascoltare nel 1870 a Firenze nella casa di Marco Minghetti, di cui era sottosegretario, la conversazione tra Gladstone e Messedaglia sull'Odissea. Luzzatti ricorda Messedaglia come un non lottatore: "poche volte spese nelle controversie politiche il suo sterminato sapere", ma quando vi interveniva, lo faceva con fermezza e cognizione di causa. Così si ricordano i suoi bilanci sulla pubblica istruzione, su grazia e giustizia, che "rimarranno modelli insuperabili di sapienza civile". Analogamente le sue discussioni finanziarie ed economiche sulla perequazione fondiaria, "precedute da ricerche così tecniche e profonde, quali non si usano nei Parlamenti, stanno scolpite negli Atti più belli della nostra Camera". Con rammarico Luzzatti constata come "la morte lo salvò dal dolore del triste uso che si fece dei suoi consigli, poiché la perequazione a vantaggio dei troppo aggravati non si compensò colle terre troppo leggermente colpite". Si ricorda lo scontro che ebbe in Parlamento contro chi lo accusò di "metafisica finanziaria" - di cui si tace il nome - al quale rispose che era ben lieto se la sua metafisica avesse potuto salvare lo Stato da "un errore di calcolo di 78 milioni" d'interessi. Nella feconda produzione di scritti economici e finanziari, Luzzatti si sofferma sul saggio dedicato da Messedaglia alla teoria di Malthus. Lo considera "l'esame più alto e forte della tesi del grande economista inglese", che contiene "la revisione del metodo, per giungere alle conclusioni che ne sono il fondamento". In un lavoro del 1858, infatti, egli aveva confutato il principio secondo cui la forza riproduttiva appariva uguale in ogni spazio e tempo. La realtà mondiale in cui Luzzatti viveva avrebbe, a suo parere, dato ulteriori conferme alla confutazione esposta a suo tempo dal maestro. Di Messedaglia sono anche ricordati i contributi dati ad un perfezionamento ed ampliamento dei campi d'indagine della statistica, particolarmente cari a Luzzatti, che con il suo amico tenne delle lunghe conversazioni, proseguite poi per corrispondenza, sulla spinosa questione del rapporto tra certo determinismo ambientale e sociale delle leggi statistiche ed il libero arbitrio individuale. "Io - aggiunge Luzzatti - mi ribello anche alla sovranità assoluta della Scienza, quando vuol eliminare il principio morale".