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Fascicolo Econ. Opusc. U
La cartella comprende materiale eterogeneo per autore, contenuto e periodo cronologico. Contiene, inoltre, un dattiloscritto inedito di Lezioni di politica commerciale, anno accademico 1922-1923 del prof. Angelo Bertolini, risalente, cioè, ad uno degli an
Scheda: nr. fascicolo U
Numero della busta: 30
Documenti presenti nel fascicolo
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Lezioni di Politica Commerciale del professor Angelo Bertolini, anno accademico 1922-1923
Si tratta del corpo integrale delle lezioni di Politica commerciale tenute dal professor Angelo Bertolini nell'anno accademico 1922-1923 presso il Regio Istituto Superiore di Commercio di Bari. Gli appunti delle lezioni furono rielaborati e dattiloscritti da un alunno non identificato del professor Bertolini. Il dattiloscritto si articola in due parti. La prima comprende otto paragrafi (I-VIII), suddivisi per argomenti. La seconda cinque (IX-XIII), suddivisi secondo lo stesso criterio.
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Generalità
Si definisce la politica commerciale, intesa da Bertolini non come un semplice corollario dell'Economia Politica, ma come lo studio del "complesso dell'azione esercitata dallo Stato nei rapporti della vita economica". Essa, infatti, "riguarda limitatamente gli scambi e in generale il commercio". Si avvale di alcune discipline ausiliarie: la scienza statistica, la scienza delle finanze e la storia. Bertolini esplicita l'utilità di ciascuna di esse ai fini dello studio della politica commerciale.
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Nozioni di Commercio
Dopo aver esplicitato le definizioni di "bene economico" e di "commercio", in cui esplicitamente vi è il richiamo alla concezione dello scambio di Francesco Ferrara ("affermiamo col Ferrara che lo scambio è un atto di produzione"), si passa all'enunciazione della legge economica della domanda e dell'offerta, che ne regola i meccanismi di funzionamento.
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Beni materiali ed immateriali
Dopo aver definito i concetti di "beni materiali" e di "beni immateriali", Bertolini precisa la differenza tra meccanismi di funzionamento dello scambio in un mercato chiuso e in un mercato internazionale: "mentre negli scambi interni sono gli uomini che scambiano tra loro, negli scambi internazionali è lo Stato che, personificandosi nei suoi abitanti, fa gli scambi". Trattandosi, tuttavia, di una personificazione solo virtuale, la legge che ne regola il relativo funzionamento è la medesima. Il commercio internazionale è, inoltre, regolato dalla teoria dei costi relativi o comparati. A questo punto Bertolini introduce il tema centrale del suo corso: la politica commerciale perseguita da uno Stato. Si dichiara apertamente favorevole alla posizione liberista di quanti abbracciano la formula secondo cui "meno fa lo Stato e meglio fa". Per Bertolini "l'intervento dello Stato non deve sostituire l'attività individuale, ma completare l'attività dei singoli". Principi, questi, che Bertolini ereditava dalla lezione liberista del maestro Ferrara.
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Istituzioni ausiliarie del Commercio
Se a decidere la politica commerciale dello Stato italiano è il Parlamento e ad eseguirla i ministeri, tra gli uffici e gli organi preposti alla promozione del commercio si annoverano: il ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, a cui si è aggiunto quello del Lavoro. Nel 1922 tali organi esecutivi risultavano suddivisi in tre ministeri: Agricoltura; Industria e Commercio; Lavoro. Bertolini considera "una piaga dell'Italia" tale divisione: "ove finisce l'agricoltura e inizia il Lavoro non si può dire, e così non si concepisce il Lavoro senza l'Industria, il Commercio e l'Agricoltura". Tra gli organismi sorti in supporto del commercio estero annovera poi le ambasciate e i consolati, che, tuttavia, sembrano non avere grande voce in capitolo. La dignità nazionale italiana è - scrive Bertolini - molto bassa, a causa del fenomeno dell'emigrazione e delle condizioni di miseria in cui versano i tanti italiani dislocati nei vari Stati d'Europa per lavoro: "E come si vuole che anche in Estremo Oriente ci prendano in considerazione, se ci vedono e ci conoscono pezzenti, sporchi, straccioni?". Bertolini ricorda gli esiti dell'inchiesta condotta sulle condizioni di miseria degli italiani a Chicago nel 1888, "condizioni che ci fanno diventare rossi dal colore oltre che dalla vergogna". I consoli non hanno autorevolezza sufficiente per innalzare la dignità della nazione che rappresentano. Quanto alle Camere di Commercio, Bertolini ritiene che "come sono ora, si potrebbero anche abolire", dal momento che la loro attività è ostacolata dalle nuove leggi del 1910 varate per promuovere le attività industriali e commerciali. La legge preesistente, varata nel 1862, permetteva alle Camere di Commercio di adeguare i propri piani d'intervento allo sviluppo economico effettivo; quella del 1910 pretendeva l'elaborazione di progetti indipendenti dalle trasformazioni in corso. A tal proposito Bertolini commenta apertamente che ciò è l'esito delle "leggi che si fanno in Italia, ministri che non le leggono e se le fanno fare da funzionari". Oltre alle zone franche, ai depositi franchi, ai porti franchi, che in linea di principio promuovono il commercio permettondogli di eludere il peso doganale, agiscono in supporto della stessa attività economica all'estero gli uffici degli addetti commerciali e le borse di studio all'estero. Gli addetti commerciali sono i giovani inviati presso le ambasciate di città importanti industrialmente e commercialmente per studiare l'andamento dei mercati internazionali e rendere concorrenziale la produzione italiana. Vi si aggiungono poi le fiere e le fiere campionarie e quelle naviganti. Secondo Bertolini "la penetrazione commerciale si può fare insomma in tanti modi, ma un programma per cui il Governo si proponga di disciplinare l'esportazione e di attrarre l'importazione è disciplinato, retto dalla Dogana". Così Bertolini introduce il tema della politica commerciale perseguita dallo Stato Italiano nel periodo in cui teneva le sue lezioni, ovvero una politica doganale.
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La Dogana
La Dogana è per Bertolini "il maggiore strumento della politica commerciale" ed è materia di un ramo particolare di essa, la politica doganale, che avrebbe costituito il tema centrale del corso di studi. "La storia della Dogana è lunga, dolorosa, svariatissima, ma non ha insegnato niente, dacché si commettono tuttavia quegli errori, che hanno commesso i principali in altri tempi". Dopo aver definito la dogana, "imposta diretta", definisce "avanzo di barbarismi" la sopravvivenza dei dazi comunali. I dazi su cui sofferma l'attenzione Bertolini non sono i dazi fiscali, bensì quelli economici. Essi erano attualmente regolati da tariffe approvate il 1° luglio 1921. Nel 1917, allo scadere dei trattati di commercio stipulati nel 1904, si erano formate delle apposite commissioni per evitare che il loro rinnovamento avvenisse nel segno di condizioni economicamente sfavorevoli per l'Italia, come già accaduto nel 1904. La nuova legge doganale del ministro Alessio, rappresenta per Bertolini un "rinnovamento dei nostri usi". Bertolini confronta l'antico e il nuovo sistema d'applicazione delle tariffe doganali.
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Senza titolo [Sistemi delle tariffe]
Si esaminano i sistemi delle tariffe, in particolare quello della tariffa duplice, "a due colonne di dazi", i minimi e i massimi, e quello attualmente in vigore in Italia della "tariffa generale". In linea di principio, comunque, per Bertolini tutti "i trattati di commercio o sono una burla o cercano trarre in inganno; infatti essi hanno il difetto fondamentale di dover essere una concessione reciproca [...], un do ut des infine". Esaminando gli effetti della politica doganale, Bertolini dimostra come la crescita o il declino dei vari settori produttivi dell'economia nazionale si siano compiuti indipendentemente da essa, confermando la teoria liberista di Adam Smith. In alcuni casi, come per l'importante settore della cerealicoltura, gli effetti erano stati a suo avviso deleteri ed opposti a quelli sperati, tanto che la recente sospensione del sistema doganale per i cereali era stata accompagnata da una sensibile ripresa produttiva, soprattutto in Puglia. "Il Minghetti diceva datemi un bilancio ed io vi saprò dire di quale paese si tratti. Se questo si può dire del bilancio, a maggior ragione si dovrebbe dire della tariffa doganale, che dovrebbe essere indice delle tendenze, delle aspirazioni di un paese, delle sue condizioni economiche". Applicando questo concetto alla tariffa del 1887, Bertolini ne denunciava, però, l'alterazione rispetto alla "struttura economica del nostro Paese". Il dazio poteva essere in effetti strumento di "tutela economica", ma anche di "guerra economica". E la tariffa del 1887 rinviava alla seconda funzione. Ad uno ad uno Bertolini svela tutti gli interessi di parte che si celavano dietro una politica commerciale protezionistica, ammantata di una patina ingannevole ed apparente di tutela del benessere collettivo di una nazione. "La barriera è una cosa artificiale, la cui soppressione ridonderebbe a beneficio quando fu unificata all'Italia e furono tolte di mezzo le barriere, e certo non è detto che l'artificio, che sussisteva per gli Stati che insieme formarono l'Italia, non sussista anche tra Stato e Stato attualmente". I casi degli Stati Uniti d'America e di alcuni cantoni della Confederazione svizzera, paesi non protezionisti, confermerebbero l'artificiosità delle barriere doganali. Così, allo stato attuale, il protezionismo "si è chiuso nella difesa ed alcuni sono giunti a dire che riconoscono che la condizione generale delle cose è il liberismo, ma che nelle contingenze attuali occorre il protezionismo". In questa schiera di economisti Bertolini colloca Cognetti de Martiis, che, curatore della quarta serie della "Biblioteca degli Economisti", nella prefazione ad un volume distinse tra libero Stato, come "meta", e Stato protezionista come realtà attuale "in continua evoluzione verso lo Stato libero". Ad essere sbagliato in una simile concezione, secondo Bertolini, è il presupposto che scaturisce dall'indirizzo della scuola storica, in base al quale "il nocciolo dell'economia" sarebbe "nella correlazione con l'organismo umano" e nelle sue trasformazioni nel tempo. Quando lo sviluppo industriale è agli esordi l'economia di un Paese sarebbe così paragonabile ad un bambino, che ha bisogno di essere difeso dai genitori. Lo Stato, pertanto, deve intervenire con una politica protezionistica, fintanto che l'industria non sia sufficientemente solida da poter tener testa alla concorrenza straniera. L'obiezione che Bertolini muove a questa concezione di Cognetti de Martiis è che nessuna inchiesta, condotta sullo stato dell'economia italiana, aveva affermato il raggiungimento di livelli minimi di sviluppo per l'industria che supportassero un superamento della politica protezionistica. In questo Bertolini condivide le posizioni di Bastiat, secondo cui "la protezione è un cuscino comodo, su cui l'industria s'addormenta". L'Italia aveva a sue spese subìto gli effetti deleteri della politica protezionistica sostenuta in favore dell'industria pesante (navale, siderurgica e metallurgica) durante e dopo il periodo bellico. Il coinvolgimento in tale sistema di protezione degli istituti bancari avrebbe portato ad una sicura bancarotta, se "per fortuna dell'Italia Bonaldo Stringher non avesse saputo far andare a mare la troppo confidente Banca di Sconto". Tra i seguaci del libero scambio, che ebbe origine dalla battaglia contro la tariffa sul grano condotta vittoriosamente da Riccardo Cobden, "economista insigne della prima metà del XIX secolo", simbolo stesso del liberismo, in Italia è ricordato Luigi Einaudi, accanto ovviamente allo stesso Angelo Bertolini e al suo maestro, Francesco Ferrara. Bertolini confessa che le lezioni di quest'ultimo del 1857-58-59 "sono veramente ammirabili e si sta cercando di pubblicarle". Unico attuale rimedio contro il protezionismo è la sua moderazione, attraverso il ricorso alle statistiche commerciali.
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Statistiche commerciali
Secondo Bertolini, le statistiche commerciali sono uno strumento importante per conoscere le vie degli scambi in base alle quali un governo dovrebbe applicare le tariffe. Per valutare lo stato economico di un Paese non è sufficiente considerare il bilancio commerciale, ovvero il rapporto importazioni/esportazioni. In Italia risulta sempre sfavorevole, come in Cina e in Romania, che sono due paesi poveri, ma anche in Inghilterra, che però è tra i paesi ricchi. Un correttivo dell'economia inglese, che sfugge ai rilievi dei bilanci commerciali, sono i cospicui investimenti all'estero di capitali inglesi che ne sostengono l'economia. In Italia agiscono due correttivi dell'economia, non rilevati nei bilanci commerciali: "l'industria dei forestieri e le rimesse dei nostri emigranti". Se, infatti, i forestieri sono molto attratti dalle bellezze naturali e monumentali dell'Italia, alimentandone il turismo, gli emigranti permanenti inviano denaro in Italia, attraverso il sistema delle rimesse, gestito dal Banco di Napoli. Nonostante gli Stati Uniti avessero nel frattempo limitato il flusso migratorio, imponendo un limite quantitativo ed escludendovi gli analfabeti, esso continuava ad essere un valido correttivo per l'economia nazionale italiana e per i suoi bilanci commerciali chiusi in negativo. Altro fenomeno importante e propulsivo per il commercio estero italiano ed indirettamente legato al flusso migratorio è l'istituzione diffusa in importanti capitali come Londra, San Francisco, New York, Buenos Aires di camere di Commercio su iniziative di gruppi di emigrati, tenute erroneamente in scarsa considerazione dallo Stato italiano, timoroso che potessero essere guidate da personaggi "non desiderabili".
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Breve cenno sulla nostra tariffa doganale
E' un'analisi dettagliata del sistema tariffario vigente in Italia nel 1922.
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Generalità. Parte Seconda
La seconda parte del corso sarà dedicata all'esame dei diversi rami della Politica commerciale, oltre quello già esaminato della politica doganale: politica dei trasporti, politica ferroviaria, politica della navigazione, politica dell'emigrazione, politica coloniale.
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Politica coloniale
Si analizza il sistema coloniale contemporaneo, dopo aver in sintesi ripercorso le fasi fondamentali della storia del colonialismo dall'età dei romani. Il Belgio possiede la più ricca colonia del mondo, il Congo; la Francia, che ha come colonia l'Algeria, non ha mostrato di avere grandi attitudini colonializzatrici; quanto all'Italia, la conquista dell'Eritrea, deludente nelle aspettative economiche, può essere accantonata come "pagina gloriosa di diffusione dello spirito italiano". Anche gli esiti dell'istituzione di un protettorato in Somalia, per incentivare la produzione agricola, sono incerti. Non è stato possibile invece occupare ancora la Libia, la cui colonizzazione, tentata da Mussolini, secondo Bertolini porterebbe invece benefici all'economia italiana.
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Problema dei trasporti
In realtà si parla del problema dell'emigrazione e della necessità per lo Stato di offrire il suo supporto morale e materiale agli emigranti prima, durante e dopo il loro viaggio. Gli emigranti sono stati ostacolati anche dalle rigide norme restrittive imposte dagli Stati Uniti sui flussi d'immigrazione per evitare che saturassero il mercato del lavoro. La politica protezionistica intrapresa in tal senso dagli Stati Uniti avrebbe danneggiato, secondo Bertolini, gli equilibri dell'economia italiana.
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Osservazioni nei rapporti con questi
Prosegue la trattazione, iniziata nel precedente paragrafo, sull'emigrazione e sull'intervento dello Stato in supporto dei suoi emigrati. Per la lontananza è difficile conservare rapporti con gli emigranti. Fino all'ottobre del 1922 vi era La lega italiana per la tutela degli interessi italiani all'estero, rimessa in discussione ed abolita con l'avvento del fascismo.
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Politica dei rapporti tra noi e lo Stato dove vanno a stabilirsi i nostri emigranti
I rapporti con gli Stati verso cui sono indirizzati gli emigranti devono essere regolati secondo le clausole di un trattato di commercio: il flusso migratorio, infatti, è una risorsa che uno Stato come l'Italia che ne possiede in eccesso cede ad un altro che ne è carente, in cambio di privilegi nell'esportazione di materie prime ad esempio. Tra i principali Stati verso cui sono orientati i flussi migratori degli italiani Bertolini considera, nell'ambito delle rotte europee, l'Inghilterra. Con questo Stato, a suo avviso, non sarà mai possibile stabilire un accordo che regolamenti il flusso migratorio degli italiani in cambio di vantaggi economici per l'economia italiana, dal momento che l'Inghilterra non ha bisogno di questa "merce di scambio" (la manodopera) che l'Italia offre. Quanto alle rotte extraeuropee, Bertolini considera il grosso flusso migratorio degli italiani verso gli Stati Uniti d'America. Con essi ritiene sia possibile un trattato di commercio, sebbene lamenti non solo la mancata formulazione dello stesso, ma il fatto che non sia previsto, neanche a livello progettuale, tra gli obiettivi della politica commerciale dello Stato italiano.