Home >
Elenco istituti >
Biblioteca Comunale Ruggero Bonghi di Lucera >
Salandra Antonio
Fascicolo Lettere di S.E. Salandra a S.E. Sonnino
Il fascicolo comprende le copie dattiloscritte delle lettere (27 in totale) indirizzate da Antonio Salandra, presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro Sidney Sonnino tra il 1914 ed il 1917. Molte delle lettere sono in risposta a questioni di cara
Scheda: 1-40 cc. nr. fascicolo 19
Numero della busta: 1
Documenti presenti nel fascicolo
-
Corrispondenza: Antonio Salandra a Sidney Sonnino (02-10-1914)
Nella lettera Salandra si dilunga sui dettagli militari della spedizione italiana in Albania. In un secondo momento si sofferma sui riflessi problematici provocati dalla diffusione delle mine in mare sull'economia della costa adriatica, causa di disoccupazione per tutta la "gente minuta" che "vive del mare". Salandra si confronta, inoltre, con Sonnino sulle difficoltà che incontrerebbe nel sostituire Rubini al Ministero del Tesoro, qualora quest'ultimo decidesse di andarsene: "con Luzzatti io non ci sto, a nessun patto". Infine, Salandra risponde alle riflessioni di Sonnino sulla questione dei conti correnti degli Istituti di emissione: "Sono in tutto della tua opinione circa i conti correnti degli Istituti di emissione, i quali in quest'ultimo mese hanno dato il solo riflusso sano alla circolazione, che si sia potuto avere. Ma Stringher [direttore generale della Banca d'Italia] ha paura: infatti ha ridotto l'interesse dal 2 al 1 e mezzo. E Rubini risente le influenze milanesi".
-
Dimissioni di Rubini e proposta d'assunzione del Ministero degli Esteri a Sonnino
Salandra discute con Sonnino delle dimissioni di Rubini dal Ministero del Tesoro nel momento in cui egli, contrario all'armamento, si è accorto che le cose procedevano in direzione inversa a quanto voluto. Anche la situazione finanziaria da lui giudicata (secondo Salandra "a ragione") assai grave e difficile da fronteggiare, avrebbe contribuito ad indirizzare Rubini verso la scelta delle dimissioni. Salandra prega Sonnino d'assumere il Ministero degli Esteri.
-
Risoluzione della crisi ministeriale
Salandra ha conferito la sera prima per due ore con Rubini e con il ministro della guerra. Sembra si siano poste le basi di un'intesa, completabile in giornata, in virtù della quale Rubini dovrebbe ritirare le dimissioni. "Spero - scrive Salandra - che oggi non ci ripensi e si penta". L'indomani Salandra avrebbe dovuto tenere un consiglio in cui si sarebbe dovuto decidere "se la baracca deve o no saltare. Nel qual caso sarà meglio farla saltare presto".
-
Proposta di nomina al Ministero degli Esteri per Sonnino
Salandra si confronta con Sonnino su alcune questioni politiche in corso. In particolare accenna alla questione del ministro Giulio Rubini e alla necessità di nominare un titolare per il Ministero degli Esteri, senza attendere la fine di dicembre, data per la quale era prevista la riunione della Camera. Secondo Salandra il Ministero degli Esteri è il più importante del Gabinetto e necessita di un uomo "che non faccia altro, perché si affollano questioni di ogni genere, molte delle quali hanno riflessi politici molto importanti, oltre alle situazioni politiche". Salandra propone a Sonnino la nomina a ministro: "questo non ti obbliga ad aderire al mio desiderio, condiviso dai colleghi a cui ne ho parlato, ma saresti l'uomo perfetto, dato il momento, con il tuo cuore e il tuo intelletto e nessuno tra gli uomini politici potrebbe sostituirti". Fissa l'incontro con Sonnino per lo stesso pomeriggio alle 15.30, aspettandosi che gli comunichi la sua risposta definitiva.
-
Sul caso Rubini
Così scrive Salandra a Sonnino: "Caro Amico con Rubini spero di essere a posto ma non si può dire e temo che non si potrà mai dire che lo sono". In altri termini, la crisi ministeriale sembrava essere scongiurata ma Salandra conservava le sue perplessità e rimostranze a proposito, che alla resa dei fatti non si sarebbero rivelate infondate.
-
Pressioni per l'armamento dell'Italia
Salandra informa Sonnino dell'incalzare delle pressioni diplomatiche da parte dell'Inghilterra e della Germania in conseguenza dall'entrata in guerra della Turchia. Entrambe le coalizioni coinvolte nel conflitto premono affinché l'Italia esca dallo stato di neutralità.
-
Dimissioni di Rubini
I timori di Salandra sulla crisi ministeriale imminente si rivelano fondati: Rubini si dimette e Salandra comunica a Sonnino la decisione di recarsi dal Re per ricevere direttive sul da farsi. Di questa lettera si conserva anche la minuta autografa (C=1=19.15). Sulla questione delle dimissioni di Rubini, inoltre, Salandra scrive anche un'altra lettera, datata 4 novembre 1914 (C=1=19.16, 1-4 cc.).
-
Augurio per il 1915
Salandra condivide con l'amico Sonnino l'augurio e la speranza che il 1915 permetta ad entrambi di "portare un reale incremento alla Patria" in modo da poter intonare con animo lieto il "nunc dimitte".
-
Sulla legge per la difesa economica e militare dello Stato italiano del 1915
"(...) è mio intendimento - scrive Salandra a Sonnino, ministro degli Affari Esteri - che, immediatamente dopo la pubblicazione della legge per la difesa economica e militare dello Stato, il cui progetto, com'è noto, trovasi presso il Senato, vengano emanate opportune norme per regolare, secondo la facoltà data, tra le altre, al Governo dall'art. II della legge stessa, il divieto di soggiorno degli stranieri in determinate località interessanti la difesa militare".
-
Riflessioni sui disagi della guerra
Secondo Salandra la maggiore depressione della volontà e delle energie di guerra non derivano tanto dalla perdita di vite e dai disagi economici, quanto dalla prospettiva di una guerra ancora lunga, a cui non si possa nemmeno in fondata speranza assegnare un termine, mentre il patto dell'Intesa indica una vittoria completa che nessuno sa quando e se sarà possibile conseguire. Altro limite denunciato è il pacifismo sempre più diffuso tra le masse del ceto medio.