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Salandra Antonio
Fascicolo Corrispondenza e appunti, 1919
Il fascicolo comprende la corrispondenza di vari personaggi del mondo finanziario, economico e politico dell'Italia nel primo dopoguerra, oltre che appunti e minute dell'ex presidente del Consiglio Antonio Salandra. I documenti sono complessivamente 69, n
Scheda: 1-140 cc. nr. fascicolo 27
Numero della busta: 1
Documenti presenti nel fascicolo
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Considerazioni sulla crisi politica in Italia e sul ruolo di Salandra per sanarla
Pantaleoni discute con Salandra della raccomandazione di Di Giorgio (?), "uomo intelligentissimo come so dal suo professore (Enrico) Barone, (...) anche originale di pensiero, ma privo di senso morale quando il suo interesse è in giuoco". Ha perso anche la stima di Barone dopo aver avuto un atteggiamento ambiguo rispetto alla questione di Cadorna. Già aveva dato prova della "sua mancanza di carattere allorché alla Camera, avendo dal Nitti la promessa del Ministero, lodò i socialisti, cioè, dichiarò non negare loro patriottismo, mentre in discorsi privati riconosce che contribuirono potentemente al disastro di Caporetto". Pantaleoni esprime poi le sue perplessità sulla nuova Camera di Deputati, composta da "tutti novellini, i quali per nove mesi saranno pulcini nella stoppa", la maggioranza priva di alcuna coltura politica profonda, non avrà un sistema organico in testa, basato su studi storici, su studi di diritto pubblico, su cultura economica, su conoscenza di condizioni di fatto all'estero. Sarà fronteggiata da problemi colossali, che non si risolvono con "i clichés elettorali" . Inoltre "più di prima le organizzazioni fuori Camera influiranno sulla Camera, ossia più di prima saravvi un'opinione pubblica che avrà un peso maggiore di prima. La Camera sarà più debole". Pantaleoni esprime un forte senso di nostalgia per i tempi della sua giovinezza, quando grandi uomini che fecero l'Italia erano alla Camera e al Senato. Nel presente, invece, tutto gli appare in decadenza. "Ora lei ha nel paese 'fuori camera' una base che non va lasciata sgretolarsi, ma va coltivata, ingrandita, rafforzata a ciò che possa gareggiare con la base socialista e la clericale. E questo deve essere opera di coloro che ritengono la sua opera utile al paese! (...) L'attuale regime, con la sua gragnola di decreti, uno più assurdo dell'altro, soprattutto con la sua distruzione dell'industria agricola e con la sua distruzione del commercio se non viene presto un governo sensato, conduce a una rivoluzione-dittatura che sarà o quella dei socialisti o quella degli uomini d'ordine. La sua funzione può essere quella di salvarci da queste necessità. Per la dittatura occorrono uomini nuovi e ve ne sono a josa. Per la conservazione di un regime liberale francamente non vedo che lei. Altri sono troppo incompleti, unilaterali, non hanno reso i servizi che lei ha resi".