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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


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Fondo Nazionale

Nel topografico del cosiddetto Fondo Nazionale sono confluiti tutti i manoscritti già presenti in Biblioteca prima del 1923, anno del trasferimento della stessa dal Palazzo degli Studi, ora Museo Archeologico Nazionale, all'attuale sede di Palazzo Reale, oltre ai successivi acquisti e doni, ad esclusione di alcuni carteggi. Tali manoscritti appartengono a raccolte di grande prestigio, tra cui la più numerosa è senz'altro la Farnesiana, originata dalla Biblioteca romana di Palazzo, voluta dal cardinale Alessandro Farnese, poi papa Paolo III, ricca di un congruo numero di manoscritti greci, incrementata dai nipoti cardinali Alessandro e Ranuccio, coadiuvati dal dotto bibliotecario Fulvio Orsini, di cui si possiedono esemplari autografi. Transitata nel '600 a Parma, la biblioteca, eredità materna, fu di lì trasferita a Napoli da Carlo di Borbone nel 1736, all'indomani della "conquista" del Regno di Napoli. Il fondo degli agostiniani di San Giovanni a Carbonara, incamerato nell'agosto del 1800, ci ha trasmesso la ricca eredità della biblioteca degli umanisti Antonio e Girolamo Seripando, quest'ultimo cardinale di notevole spicco, uno dei principali protagonisti del Concilio di Trento, e soprattutto l'eredità culturale di Aulo Giano Parrasio, il dottissimo umanista cosentino, che aveva ricercato i codici in tutta Italia. Una grande quantità di codici pervenne, inoltre, dai conventi francescani abruzzesi, dai monasteri benedettini dei Santi Severino e Sossio, di Santa Maria di Monteoliveto, di San Lorenzo di Padula ed altri ancora. A questi si aggiunsero codici di altri enti religiosi: San Paolo Maggiore, San Domenico Maggiore, Santa Maria La Nova, Santa Maria in Portico, Concezione a Montecalvario, oltre a parte delle librerie gesuitiche. Un fondo caratteristico resta quello dei codici (secc. IX-XV), provenienti dall'arcivescovado di Troia, in Puglia: il Fondo Cavalieri - cosiddetto dall'arcivescovo di Napoli Emilio Cavalieri, che alla fine del '600 provvide alla loro rilegatura, come evidenziato dagli ex-libris - non molto esteso per numero, ma di straordinaria importanza filologica e testuale. Tra le raccolte non ecclesiastiche si ricordano i codici del Fondo Albani, quelli di casa Borgia e i manoscritti di Ferdinando Vincenzo Spinelli, principe di Tarsia. La segnatura dei codici del Fondo Nazionale è composta dalla sigla ms., seguita da un numero romano da I a XXIII, al quale per la serie I-XVI seguono una lettera maiuscola dell'alfabeto da A ad H ed un numero arabo; per la serie XVII-XXIII solo il numero arabo. Nell'eventualità di un manoscritto a fascicoli sciolti e reputati, in fase di schedatura, come singole unità, la segnatura prevede l'aggiunta di un numero romano, mentre un'ulteriore divisione interna al fascicolo si attesterà con la presenza di un numero arabo.


Fascicoli presenti nel fondo