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Elenco istituti
Istituto Archivio della Banca Popolare di Sondrio
La Banca Popolare di Sondrio venne costituita con atto del 4 marzo 1871. Fondata soltanto sette anni dopo la Banca Popolare di Lodi (prima in Italia), fu una delle prime banche popolari italiane ispirate al movimento cooperativo del credito propugnato in Italia da Luigi Luzzatti. Fra i suoi numerosi soci si segnalano Fabio Besta, padre della ragioneria italiana, ed Ezio Vanoni, ministro ed insigne economista valtellinese. Da subito fondamentale al sostenimento creditizio della gente del luogo, grazie a crediti ad interessi agevolati, l'attività dell'Istituto cominciò con gli sportelli della sede centrale di Sondrio e della filiale di Morbegno. La rete territoriale si estese poi di pari passo con lo sviluppo patrimoniale, limitando dapprima il proprio interesse alla provincia di elezione, dove dal 1881 al 1962 vennero aperte altre dodici filiali. Alla fine del 1970 la Banca è presente in provincia di Sondrio con 18 sportelli ordinari e 2 "stagionali". La Banca ha acquisito sul finire del 1996, presso un'asta Christie's, il "Fondo Vilfredo Pareto", costituito da venti copialettere originali e da un fascicolo di altro carteggio autografo, per oltre 9000 documenti, inediti per la quasi totalità.
Indirizzo: Piazza Garibaldi, 16
CAP: 23100
Luogo: Sondrio
Regione: LOMBARDIA
Contatti: Tel. 0342-528461 (martedì e giovedì) e-mail fondopareto@popso.it
Fondi censiti nel sito ASEE
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Fondo Vilfredo Pareto della Banca Popolare di Sondrio
Per le notizie bio-bibliografiche su Vilfredo Pareto si rimanda alla sezione "Biografie" dell'Archivio Storico degli Economisti. E' certo che, alla sua morte, parte dei documenti dell'archivio personale furono bruciati nel giardino della villa di Céligny, con tutta probabilità seguendo le volontà dello stesso studioso (la seconda pagina di copertina di quattro dei registri del Fondo reca a tale proposito una nota autografa di Pareto che conferma tale ipotesi. Si legge infatti: "C'est pour mon ordre que ce copie-lettre a été emporté de Céligny. Je le confie à M.me Jeanne Régis, pour qu'elle le détruise aprés en avoir fait l'usage que je lui indique"). La documentazione contenuta in questo fondo è pertanto quella sopravvissuta alla distruzione. Il Fondo è pervenuto alla Banca Popolare di Sondrio, in seguito all'acquisto effettuato a Roma il 3 dicembre 1996 ad un'asta Christie's. Il fondo è costituto da 20 registri di copialettere (oltre ad una busta), ovvero volumi in cui sono raccolte tutte le missive che Pareto scrisse indicativamente dal 1874 al 1923, conservate ed impressionate a umido per interposizione di carta chimica. Le missive, oltre 9000, costituiscono una fonte di eccezionale importanza per gli studi paretiani, per la storia dell'analisi sociologica e economica, la storia d'Italia e d'Europa, la conoscenza di uomini, avvenimenti e fenomeni che hanno caratterizzato la fine del XIX e l'inizio del XX secolo e costituiscono la più grande raccolta paretiana del mondo. Il primo blocco di missive (dal 1874 al 1890) riguarda prevalentemente l'attività svolta da Pareto presso la Società per l'Industria del Ferro e della Società delle Ferriere, l'amministrazione dell'azienda, la gestione tecnica e del personale, i rapporti con altre industrie del settore siderurgico) e sono per lo più indirizzate a Antonio Allievi, presidente del Consiglio di Amministrazione della Società, ai tecnici che dirigono le agenzie dislocate a San Giovanni Valdarno, Mammiano e Castelnuovo dei Sabbioni, e ad imprenditori e commercianti del tempo. Le lettere scritte invece tra il 1899 e il 1919 non affrontano una tematica specifica, ed alternano, senza alcuna distinzione od ordine apparenti, corrispondenza di carattere culturale a corrispondenza dal contenuto del tutto privato. I principali destinatari di queste missive si trovano indicizzati. L'estensione dei messaggi epistolari contenuti nei registri è assai varia. Si passa da lettere che occupano 8 o 10 carte, talora corredate da grafici, tabelle e formule, a brevi comunicazioni di una pagina, affiancate a due a due sulla stessa carta, e a semplici cartoline postali - fino a cinque sulla medesima carta - dal contenuto poco più che telegrafico. La busta contiene altre 16 lettere, in originale o in copia, bozze di articoli su "Bolscevismo" e su "Fascismo", fogli di equazioni e formule matematiche, l'indice degli argomenti dei primi due volumi dell'opera di Emile Ollivier "L'Empire libèral", copie integrali o frammenti di alcuni giornali e riviste dell'epoca.