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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


Tanucci Bernardo




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Documento Muratori a Broggia in Napoli

Copia dattiloscritta (c. 72) di lettera di Muratori a Broggia pubblicata da Campori. E' la risposta alla lettera dell'11 dicembre 1745 con cui Broggia gli aveva inviato un manoscritto che egli stesso aveva chiamato "quinternetto" (cfr. R. Ajello,"Dal Muratori al Cesarotti", vedi nota bibliografica). Muratori gli assicura che lo leggerà non appena possibile. Gli dice inoltre, rispondendo evidentemente a precise richieste di appoggi, di non conoscere il marchese Scotti ma che potrebbe scrivere in suo favore al principe di Piombino ed al marchese Tanucci perché essi lo introducano presso il duca di Montealegre. La c. 73 è una copia manoscritta di Allocati della trascrizione di Broggia, da lui trovata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, della suddetta lettera di Muratori. Allocati vi annota anche il fatto che all'inizio ed alla fine di tale trascrizione vi sono, rispettivamente, la fine di una lettera in minuta di Broggia a Muratori con la data Napoli 11 dicembre 1745, e l'inizio di un'altra sua lettera sempre a Muratori.

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Documento Muratori a Broggia in Napoli

Lettera, in copia dattiloscritta, con cui Muratori risponde a quella di Broggia del 15 febbraio 1746 (cfr. 1.6.6) inviata evidentemente prima di ricevere la precedente lettera di Muratori del 31 gennaio 1746 (cfr. 1.6.12), poiché tace sulla proposta di questi di scrivere in suo favore al principe di Piombino ed al marchese Tanucci. In questa breve lettera Muratori dichiara di apprezzare le riflessioni di Broggia sugli ebrei ed, inoltre, gli consiglia di non entrare nella questione sollevata dal Centomani riguardo ai beni degli ecclesiastici. La lettera è annotata a margine da Allocati ed è stata pubblicata da Campori.

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Documento [Minuta di lettera di Broggia]

Copia dattiloscritta, c. 2, e copia manoscritta, c. 3, di una minuta incompleta di una lettera di Broggia dove non compare il nome del destinatario. La c. 1 è un appunto di Allocati che nella c. 3, con una nota a margine, ipotizza che la lettera sia stata scritta durante l'esilio, nel novembre 1760, e sia un abbozzo di supplica a Tanucci.

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Documento Lettere di Broggia a terzi [minuta di Allocati]

Il quaderno è contrassegnato da Allocati come n. 1 bis. Contiene la copia manoscritta di Allocati di lettere di Broggia indirizzate a vari personaggi. Di alcune c'è la corrispondente copia dattiloscritta nella busta 1. Le lettere sono nell'ordine: al Principe di Belmonte Ventimiglia, 9 aprile 1763, cc. 2-4v; un accenno ad una memoria a Tanucci trascritta però nel quaderno 10 (2.13.12); a Fontanesi, 16 agosto 1764, cc. 5-5v (1.5.8); a Fontanesi, 30 ottobre 1764, cc. 5v-14v; a Fontanesi, senza data, ma una nota allegata di Allocati (all. A, mm.70x105) ) ipotizza il 1765, cc. 14v-19v; a Fontanesi, 26 marzo 1765, pubblicata da Ajello (vedi nota bibliografica), cc. 20-39v. La copia manoscritta di quest'ultima lettera continua nel quaderno 1 ter (2.13.3).

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Documento La coltivazione del commercio - La vita civil-economica - Memoria [minuta di Allocati]

Quaderno, contrassegnato da Allocati con il n. 10, in cui questi continua la trascrizione, iniziata nel quaderno precedente, di scritti di Broggia scelti dal manoscritto 113 (cfr. 2.13.11 e 2.14.1). Sui manoscritti 114 e 115 (cfr. 2.14.2 e 2.14.3) vi sono, invece, solo delle brevi indicazioni consistenti essenzialmente nei titoli dei relativi capitoli accompagnati, se del caso, da rapide annotazioni (cc. 6v-12). Nel quaderno è contenuta poi la trascrizione di una parte di una lettera al marchese Tanucci con la quale, sembra di capire, Broggia chiede il suo interessamento perché una sua richiesta di pensione inoltrata due anni prima vada a buon fine. Ciò si evince dal testo di una lettera di Broggia al principe di Belmonte del 9 aprile 1763 (cfr. 2.13.2 cc. 1-3v).

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Documento Broggia e la Sicilia

Appunti di Allocati su uno scritto inedito di Broggia che tratta di "tre rilevanti benefici" di "grande vantaggio e utilità della Sicilia" (cfr. 2.13.4). Il primo riguarda la moneta d'oro siciliana, detta onza, che era stata coniata in oro a 21 carati e non 22 come per legge, con conseguente perdita di valore del 6-7 per cento. In quel periodo - siamo agli inizi del 1758 - vi era stato un rilevante innalzamento dei prezzi alle importazioni e si era pensato ad un rapporto di causa-effetto tra i due fatti. Broggia fu invitato ad esprimere il proprio parere da due ministri della "Giunta contro gli adulteratori della moneta", istituita per ordine reale con a capo il Viceré Fogliani. Il secondo "beneficio" riguarda la conservazione del grano. Broggia, ritenendo utile a tal fine l'adozione della stufa dell'Intieri, ne dà notizia in via privata ad un suo amico, il sig. Colonnello d. Antonio De Zunica, cavaliere spagnuolo e procuratore generale del duca d'Alba. Il terzo "beneficio", annota Allocati, riguarda il ripopolamento di Ustica, oggetto di una memoria di Broggia in cui egli traccia le linee guida di un piano di ripopolamento dell'isola, deserta a causa delle continue incursioni dei pirati barbareschi. Tale memoria, degli inizi del 1762, fu presentata da Broggia al marchese Tanucci il quale a sua volta la sottopose alla "Segreteria d'Azienda". Qui venne approvata e rimessa al "Tribunale...della Camera di Palermo" che pure dette la sua approvazione.

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Documento I tre rilevanti benefici : moneta d'oro, conservazione dei pani, la popolazione di Ustica [minuta di Allocati]

Questo quaderno è contrassegnato da Allocati con il n.2. Contiene la trascrizione di uno scritto inedito di Broggia che tratta di "tre rilevanti benefici" di "grande vantaggio e utilità della Sicilia" (cfr. 1.8.2 e 1.11.1). Il primo riguarda la moneta d'oro siciliana, detta onza, che per legge doveva essere coniata in oro a 22 carati ed era ancorata alla doppia. Pesava infatti i due terzi di quest'ultima e aveva il valore di 30 carlini mentre quella valeva 45 carlini. All'inizio del 1758 si scoprì che gli appaltatori della Zecca fraudolentemente avevano proceduto al suo conio con una caratura diversa da quella ufficiale, con una perdita di valore, e cioè con una svalutazione della moneta, del 6-7 per cento. Si pensò che questa fosse la causa del generale innalzamento dei prezzi alle importazioni verificatosi in quel periodo e si maturò il convincimento che vi si dovesse porre rimedio restituendo alle monete in circolazione il valore originario ripristinando in esse le caratteristiche di legge. Operazione costosa, prima di procedere alla quale due ministri della Giunta, il Fiscale Corazza ed il giudice Villaroé, vollero acquisire il parere di Broggia il quale, dopo aver chiesto al Viceré Fogliani il suo assenso ad intervenire nella questione, e dopo lungo studio, espose loro la sua convinzione che il rincaro dei prezzi delle merci d'importazione fosse da addebitarsi alle guerre tra Francia e Inghilterra, unica e vera causa di tale rincaro. Perché altrimenti tutte indistintamente le merci avrebbero subito un aumento. Il secondo "beneficio" riguarda la conservazione del grano. A questo proposito Broggia, ritenendo utile l'adozione della stufa dell'Intieri, ne dà notizia in via privata ad un suo amico, il sig. Colonnello d. Antonio de Zunica, cavaliere spagnuolo e procuratore generale del duca d'Alba. Il terzo "beneficio" riguarda il ripopolamento di Ustica, oggetto di una memoria di Broggia in cui egli traccia le linee guida di un piano di ripopolamento dell'isola, deserta a causa delle continue incursioni dei pirati barbareschi. Secondo Broggia gli incentivi promessi dal Governo sono assolutamente insufficienti ad invogliare le famiglie a trasferirsi sull'isola. La via è quella di concedere lo sfruttamento dei terreni dell'isola, contro il pagamento al Governo di un "tenue censo", ad un privato capitalista o "impresario", autorizzandolo a stipulare liberamente dei contratti con i coloni di cui, peraltro, si addosserebbe il mantenimento e la sistemazione sull'isola. Inoltre tale "impresario" dovrebbe realizzare delle opere di difesa ad evitare scorrerie da parte dei pirati. Broggia presentò la sua memoria al marchese Tanucci il quale a sua volta la sottopose alla "Segreteria d'Azienda". Qui venne approvata e rimessa al "Tribunale...della Camera di Palermo" che pure dette la sua approvazione. Insomma, come scrive Ajello, il "progetto...fu adottato dal governo, fu promosso mediante la pubblicazione di alcuni bandi, entrò in fase avanzata d'esecuzione, [ma] fallì subito dopo tragicamente". Ciò perché l'impresario, disapplicando il bando, preferì risparmiare sulle spese per la difesa, e la colonia da poco insediatasi fu "assalita da' barbari e sopraffatta".

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