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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


Ajello Raffaele




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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 22.02.1766]

Copia dattiloscritta di una lettera di Broggia a Fontanesi datata 22 febbraio 1766. Broggia riferisce il suo stato d'animo durante l'esilio e spiega perchè ha voluto allentare i suoi rapporti con il marchese de Curtis. Un ampio stralcio di questa lettera è riportato in "Dal Muratori al Cesarotti. Vol. 5, Politici ed economisti del primo Settecento", a cura di R.Ajello...[et al.], Milano-Napoli, Ricciardi, 1978, p. 1108.

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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 08.04.1766]

Copia dattiloscritta, cc. 1-4, e fotocopia dell'originale, cc. 5-9, di una lettera di Broggia a Fontanesi datata 8 aprile 1766. La lettera è stata pubblicata non integralmente in "Dal Muratori al Cesarotti. Vol. 5, Politici ed economisti del primo Settecento", a cura di R. Ajello et al., Milano-Napoli, Ricciardi, 1978, pp. 1152-1155. Note a margine di Allocati evidenziano gli argomenti trattati in questa lettera: il sistema fiscale del Regno di Napoli, un commento al bilancio, il progettato banco pubblico, il lotto a Napoli. Ajello segnala questa lettera per le indicazioni molto interessanti che dà sul meccanismo della creazione del debito pubblico nel Regno di Napoli e informa che la risposta di Fontanesi del 12 giugno 1766 è stata pubblicata da Schipa in "Il Muratori e la coltura napoletana", pp. 95-97.

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Documento [Argomenti soliti]

Foglio dattiloscritto di Allocati, di cui vi è anche fotocopia, che si riferisce alla minuta manoscritta di una lettera di Broggia a Muratori (cc. 9-15), senza data, il cui originale è conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli insieme ad una versione in bella copia solo parzialmente diversa. Quest'ultima è stata pubblicata da Ajello il quale in nota parla anche di questa bozza, di identico contenuto, così come accenna al motivo per cui tutte e due le lettere si possono datare luglio 1746, e cioè il riferimento di Broggia all'arrivo del Fogliani a Napoli il mese precedente per assumere l'incarico che era già stato del Montealegre. E in effetti, come fa notare M. Schipa, il Fogliani "non assunse il nuovo ufficio che a' primi di giugno '46".

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Documento A Sua Eccellenza il Signor Marchese Fogliani, Grande di Spagna e Viceré di Sicilia

Con questa lettera al marchese Fogliani, di cui Allocati ha curato la copia dattiloscritta, Broggia ripercorre la storia della memoria, frutto di "due mesi di studio, di fatica e di consiglio", in cui egli esponeva le sue proposte per un piano organico di ripopolamento dell'isola di Ustica, rivendicando altresì il suo diritto al pagamento di una congrua ricompensa per il lavoro svolto e per le spese sostenute. Egli chiede al marchese Fogliani di intervenire a tal fine in suo favore presso il Caniggia poiché era stato quest'ultimo che nel 1761 lo aveva pregato di occuparsi della questione, e con lui egli era stato prodigo di consigli ed avvertimenti assai lungimiranti, in attesa che fosse espletato l'iter burocratico necessario per l'approvazione del piano da parte degli organi competenti. Sembra di capire infatti che il Caniggia sia con ogni probabilità "l'impresario" di cui parla Ajello (vedi nota bibliografica) il quale aveva costituito una colonia sull'isola con un permesso provvisorio accordato dal "Reale Patrimonio" sulla base del progetto di Broggia, progetto che era stato già accolto con favore dalla "Segreteria d'Azienda" e dal "Tribunale...della Camera di Palermo" (cfr. 1.11.1) ma si era poi arenato in seno alla "Giunta di Sicilia" (cfr. c.14.). Il Caniggia, peraltro, "nonostante le insistenze di Broggia affinché si costruissero subito", così come previsto nel progetto, "il quartiere e le difese...preferì risparmiare la spesa" (vedi Ajello in nota bibliografica), per cui venne a mancare la guarnigione di soldati che avrebbe impedito la sopraffazione dei coloni da parte dei pirati, cosa che puntualmente avvenne nel settembre 1762.

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Documento Lettere di Broggia a terzi [minuta di Allocati]

Il quaderno è contrassegnato da Allocati come n. 1 bis. Contiene la copia manoscritta di Allocati di lettere di Broggia indirizzate a vari personaggi. Di alcune c'è la corrispondente copia dattiloscritta nella busta 1. Le lettere sono nell'ordine: al Principe di Belmonte Ventimiglia, 9 aprile 1763, cc. 2-4v; un accenno ad una memoria a Tanucci trascritta però nel quaderno 10 (2.13.12); a Fontanesi, 16 agosto 1764, cc. 5-5v (1.5.8); a Fontanesi, 30 ottobre 1764, cc. 5v-14v; a Fontanesi, senza data, ma una nota allegata di Allocati (all. A, mm.70x105) ) ipotizza il 1765, cc. 14v-19v; a Fontanesi, 26 marzo 1765, pubblicata da Ajello (vedi nota bibliografica), cc. 20-39v. La copia manoscritta di quest'ultima lettera continua nel quaderno 1 ter (2.13.3).

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Documento Lettere e spezzoni integrativi [minuta di Allocati]

Questo quaderno è contrassegnato da Allocati col n. 1 ter. Esso contiene il prosieguo della trascrizione, già iniziata rispettivamente nei quaderni n. 1 bis e n. 8 (cfr. 2.13.2 e 2.13.10), di una lettera a Fontanesi del 26 marzo 1765 e di una lettera a Muratori del 29 marzo 1746 che, inedite negli anni in cui Allocati stava conducendo le sue ricerche su Broggia, furono poi pubblicate nel 1978 da Ajello. Vi si trova poi la trascrizione delle risposte di Broggia ad alcuni dei quesiti di Fontanesi sul suo Trattato dei tributi, che dettero poi luogo ad una pubblicazione di Allocati. Infine viene riportato l'inizio della lettera di Broggia al principe di Belmonte Ventimiglia del 9 aprile 1766 (cfr. 1.8.4).

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Documento I tre rilevanti benefici : moneta d'oro, conservazione dei pani, la popolazione di Ustica [minuta di Allocati]

Questo quaderno è contrassegnato da Allocati con il n.2. Contiene la trascrizione di uno scritto inedito di Broggia che tratta di "tre rilevanti benefici" di "grande vantaggio e utilità della Sicilia" (cfr. 1.8.2 e 1.11.1). Il primo riguarda la moneta d'oro siciliana, detta onza, che per legge doveva essere coniata in oro a 22 carati ed era ancorata alla doppia. Pesava infatti i due terzi di quest'ultima e aveva il valore di 30 carlini mentre quella valeva 45 carlini. All'inizio del 1758 si scoprì che gli appaltatori della Zecca fraudolentemente avevano proceduto al suo conio con una caratura diversa da quella ufficiale, con una perdita di valore, e cioè con una svalutazione della moneta, del 6-7 per cento. Si pensò che questa fosse la causa del generale innalzamento dei prezzi alle importazioni verificatosi in quel periodo e si maturò il convincimento che vi si dovesse porre rimedio restituendo alle monete in circolazione il valore originario ripristinando in esse le caratteristiche di legge. Operazione costosa, prima di procedere alla quale due ministri della Giunta, il Fiscale Corazza ed il giudice Villaroé, vollero acquisire il parere di Broggia il quale, dopo aver chiesto al Viceré Fogliani il suo assenso ad intervenire nella questione, e dopo lungo studio, espose loro la sua convinzione che il rincaro dei prezzi delle merci d'importazione fosse da addebitarsi alle guerre tra Francia e Inghilterra, unica e vera causa di tale rincaro. Perché altrimenti tutte indistintamente le merci avrebbero subito un aumento. Il secondo "beneficio" riguarda la conservazione del grano. A questo proposito Broggia, ritenendo utile l'adozione della stufa dell'Intieri, ne dà notizia in via privata ad un suo amico, il sig. Colonnello d. Antonio de Zunica, cavaliere spagnuolo e procuratore generale del duca d'Alba. Il terzo "beneficio" riguarda il ripopolamento di Ustica, oggetto di una memoria di Broggia in cui egli traccia le linee guida di un piano di ripopolamento dell'isola, deserta a causa delle continue incursioni dei pirati barbareschi. Secondo Broggia gli incentivi promessi dal Governo sono assolutamente insufficienti ad invogliare le famiglie a trasferirsi sull'isola. La via è quella di concedere lo sfruttamento dei terreni dell'isola, contro il pagamento al Governo di un "tenue censo", ad un privato capitalista o "impresario", autorizzandolo a stipulare liberamente dei contratti con i coloni di cui, peraltro, si addosserebbe il mantenimento e la sistemazione sull'isola. Inoltre tale "impresario" dovrebbe realizzare delle opere di difesa ad evitare scorrerie da parte dei pirati. Broggia presentò la sua memoria al marchese Tanucci il quale a sua volta la sottopose alla "Segreteria d'Azienda". Qui venne approvata e rimessa al "Tribunale...della Camera di Palermo" che pure dette la sua approvazione. Insomma, come scrive Ajello, il "progetto...fu adottato dal governo, fu promosso mediante la pubblicazione di alcuni bandi, entrò in fase avanzata d'esecuzione, [ma] fallì subito dopo tragicamente". Ciò perché l'impresario, disapplicando il bando, preferì risparmiare sulle spese per la difesa, e la colonia da poco insediatasi fu "assalita da' barbari e sopraffatta".

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