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Salandra Antonio
Fascicolo Lettere ricevute da S.E. Salandra da giugno a dicembre 1915
Il fascicolo comprende la corrispondenza di vari personaggi del mondo finanziario e politico dell'Italia del 1915 con Antonio Salandra, limitatamente ai mesi ottobre-dicembre 1915. Le lettere, complessivamente 103, sono ordinate in progressione numerica r
Scheda: 1-200 cc. nr. fascicolo 9
Numero della busta: 1
Documenti presenti nel fascicolo
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Richiesta di parere a Salandra e Sonnino
Luzzatti invia a Salandra ed a Sonnino la bozza della sua risposta ad una questione non ben precisata nella lettera, affinché entrambi gli comunichino tempestivamente il loro parere. Se necessario accetterà qualunque censura 'in silenzio'.
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Giudizio di Sonnino e Salandra sulla risposta di Luzzatti
Sonnino commenta con Salandra la bozza della risposta che Luzzatti ha inviato ad entrambi. Non ha obiezioni da muovere, sebbene come Salandra abbia la stessa "grave preoccupazione delle conseguenze di uno sforzo riuscito vano". Fa riferimento ad alcune comunicazioni del Luzzatti sulla Corte dei Conti.
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Complotto contro il ministero Salandra-Sonnino
Il prof. Bossi informa Sonnino sui complotti interni al Parlamento per far cadere il ministero Salandra-Sonnino, puntando soprattutto sul disagio economico e sull'entità delle tasse come causa del malumore serpeggiante negli ambienti politici italiani: "Le tasse e le economie sugli impiegati costituiranno un terribile pericolo se subito non siano seguiti da tasse sui fornitori e industriali anche retroattive". In sintesi il consiglio che il prof. Bossi rivolgeva a Sonnino e che questi avrebbe comunicato a Salandra era di colpire finanziariamente i fornitori dello Stato.
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Operazioni finanziarie
Nella lettera Einaudi informa Salandra dell'invio di due pagine con alcune considerazioni per una possibile operazione finanziaria sulla rendita posseduta dalle amministrazioni pubbliche e sul prestito nazionale. Alla lettera è allegato un memoriale dello stesso Einaudi sull'argomento.
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Memoriale in allegato alla lettera datata Torino, 19 novembre 1915
Alla pagina 267 della relazione della Direzione Generale della Cassa Depositi e Prestiti per l'anno 1914 risultava che al 31 dicembre 1914 la Cassa possedeva una rendita consolidata al 3,50 per cento dal 1906 per un capitale complessivo di L.452.613.000 e dal 1902 per un capitale complessivo di L.219.099.300. Da queste cifre Einaudi deduceva la possibilità di realizzare una proficua operazione finanziaria nell'interesse dello Stato. Il prezzo attuale della rendita era notevolmente superiore rispetto a quello vigente per il prestito nazionale. Il Governo avrebbe potuto promettere l'emissione di titoli del futuro prestito nazionale alla Cassa Depositi e Prestiti ritirandone in cambio altrettanta quantità di rendita consolidata, ad un corso da valutarsi di comune accordo in relazione ai prezzi che avrebbero potuto essere realizzati sul mercato. La cassa Depositi e prestiti si sarebbe notevolmente avvantaggiata secondo Einaudi da questo cambio in quanto, invece di una rendita perpetua, avrebbe ricevuto un titolo avente una scadenza fissa con un capitale certo di rimborso. Avrebbe tratto maggiori vantaggi anche rispetto all'interesse annuo e avrebbe ricevuto maggior interesse in un periodo relativamente breve, colmando le perdite che avrebbe probabilmente subito in confronto al prezzo di compera. Lo Stato, a sua volta, se avesse venduto i 450milioni di rendite ad un prezzo non troppo diverso da 86, avrebbe ottenuto in sostanza un prestito ad un interesse in quei tempi assai conveniente. Esso avrebbe avuto i seguenti vantaggi: 1) la vendita sarebbe stata effettuata prima dell'emissione del nuovo prestito a venire, senza che il mercato ne risentisse in modo sensibile. A questo proposito Einaudi commentava: "esiste una massa notevole di scoperto, il quale non desidera altro che ricoprirsi. Lo Stato sembra che abbia tutto l'interesse a vendere allo scoperto della rendita vecchia già emessa ad un prezzo conveniente più per lo Stato che per il compratore. Dato che il mercato speculativo è orientato in modo da assorbire facilmente la rendita vecchia, non si capisce perché lo Stato non gliela voglia dare" 2) questo prestito nuovo di più di 400 milioni di lire sarebbe stato emesso senza intaccare la capacità d'assorbimento rispetto ad un futuro prestito. Infatti coloro che avessero acquistato la rendita al 3,50 per cento, spettante alla Cassa Depositi e Prestito, o erano speculatori, dai quali era difficile sperare aiuto per la sottoscrizione di futuri prestiti nazionali, oppure era parte di un pubblico "speciale", il quale era affezionato particolarmente alla rendita e che "non vuol sentire parlare di nient'altro" 3) l'impressione sul pubblico sarebbe stata assai favorevole. Certamente queste operazione doveva essere fatta prima dell'emissione del nuovo prestito, per non confondere le due cose insieme. Era possibile, inoltre, che non solo la Cassa Depositi e Prestiti, "che è l'amministrazione più importante", ma anche altre amministrazioni dello Stato possedessero una rendita consolidata al 3,50 per cento per cifre rilevanti. Se la stessa operazione fosse stata estesa anche ad esse, il bilancio dello Stato - secondo Einaudi - ne avrebbe ricavato notevole vantaggio. Alla possibile obiezione che un effetto provocato da quest'operazione finanziaria potrebbe essere il rilassamento del prezzo della rendita, Einaudi risponde con un'osservazione: "se è davvero nell'interesse dello Stato e dei suoi prestiti futuri il livello attuale rispettivo dei prezzi della rendita e dei prezzi del Prestito Nazionale al 4,50 per cento. I due prezzi sembrano fatti apposta per invogliare i risparmiatori piuttosto a comprare rendita vecchia che a sottoscrivere prestiti nuovi". Conclude: "Alcune persone pratiche della psicologia e delle abitudini dei risparmiatori arrivano persino a dire che sarà inutile e pericoloso la prossima volta tornare ad offrire obbligazioni del prestito nazionale, tanto il pubblico si è ormai persuaso che conviene esclusivamente comprare rendite".
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Regolamentazione del commercio estero
Stringher sollecita Salandra a comporre una "buona" commissione per dirigere economicamente gli acquisti all'estero nell'interesse generale. Stringher evidenzia il bisogno che il Tesoro abbia forze e che non gli si creino difficoltà, se si vuole sfruttare efficacemente l'acconto di Londra. Conferma la sua disponibilità e quella del suo istituto a sostenere il Governo ed ogni sua iniziativa.
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Programma di soggiorno a Torino di Salandra
In occasione della visita a Torino di Salandra, Boselli rinnova la commissione appositamente formata e prospetta al collega il programma del suo soggiorno. Esso sarà inaugurato dalla visita alle maggiori industrie che lavorano per la guerra, seguita dalla visita ad una o due istituzioni di preparazione civile. Seguirà la visita al Municipio e l'incontro con le autorità pubbliche locali, la visita alla Società Monarchica, l'improvvisata visita all'università e la presenza alla cerimonia d'inaugurazione del Palazzo delle Finanze di Torino.
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Confronto politico
Stringher si confronta con Salandra su questioni di politica interna ed estera dell'Italia nel difficile periodo dell'entrata in guerra contro l'impero austro-ungarico, la Germania e la Turchia.
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Corrispondenza relativa al Prestito Nazionale tra Salandra e il Direttore del "Corriere della Sera" Luigi Albertini
Il documento comprende un gruppo di nove lettere (a-i) in cui Salandra, Luigi Albertini, Luigi Einaudi e l'editore Ferdinando Bideri si confrontano sul tema scottante del necessario Prestito Nazionale. In particolare le lettere sono: a) Milano, 24 dicembre, lettera di Luigi Alberini con allegate 4 cartelle di una lettera in data 24 dicembre del prof. Luigi Einaudi al senatore Luigi Albertini; b) Milano, 24 dicembre Lettera del senatore Luigi Albertini; c) Napoli, 27 dicembre, Lettera dell'editore Ferdinando Bideri a Luigi Einaudi; d) Milano, 27 dicembre Lettera del senatore Albertini; e) Torino, 28 dicembre Lettera del senatore Einaudi al senatore Albertini; f) Milano, 29 dicembre, Lettera di Luigi Albertini; g) Milano, 30 dicembre Articolo di Luigi Einaudi nelle 2 pagine del Corriere della Sera sul prestito nazionale; h) 31 dicembre, minuta indirizzata al Direttore del Corriere della Sera Albertini; i) Milano, 5 gennaio 1916: lettera di Luigi Albertini.