Documento "Non è vero, che derivi povertà e miseria ne' secolari, coll'andar molti beni in mano degli Eccl.ci. E quali ne' siano le vere cagioni di tal povertà e miseria, allorché accade. Né è vero, che con il tempo possano tai beni andar tutti, o quasi tutti in ma
Fotocopia di manoscritto autografo di Broggia ai cui margini si leggono annotazioni di Allocati. Il titolo di questo documento corrisponde a quello della Lettera Prima del prospetto datato 1752 che tratteggia il piano completo dell'opera intitolata Lettere salutari (v. 1.3.3 c.30). In questa prima lettera Broggia confuta la tesi secondo la quale la grande estensione delle proprietà della Chiesa sarebbe la causa della diffusa povertà della società civile. Egli sostiene che l'eventuale sottrazione alla Chiesa di tutti i suoi beni e la loro eventuale distribuzione non risolverebbe il problema della povertà. Questa è causata fondamentalmente dai vizi, in primo luogo dall'ozio, mentre non vi è povertà laddove vi è laboriosità ed industriosità. Ed a riprova di ciò egli adduce l'argomento della frequente dilapidazione di patrimoni pervenuti per eredità, laddove gli eredi non reinvestono il denaro ricevuto, ma pensano soltanto a dissiparlo.
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Documento "Non è vero che cessino le famiglie nobili, perché i beni passano alle Chiese, e non tornan più fuori. E quali siano le vere cause di mancare ed estinguersi le famiglie nobili"
Fotocopia di manoscritto autografo di Broggia. In questo documento, il cui titolo corrisponde a quello della Lettera Seconda del prospetto datato 1752 (v. 1.3.3 c.30), Broggia tratta il tema dell'estinzione delle famiglie nobili. Tale estinzione è dovuta ad impoverimento, ma questo non si può certo imputare al trasferimento delle loro sostanze alla Chiesa, trasferimento che avviene, al contrario, quando esse, già impoveritesi per aver sperperato il loro patrimonio nel lusso e nell'ozio, sono costrette, ad esempio, a far abbracciare la vita monastica alle figlie femmine, con conseguente costituzione di dote a favore di strutture conventuali. In verità per il Broggia la causa della povertà o dell'impoverimento in genere è la vita viziosa ed oziosa (cfr. 1.3.1). A questa regola generale non si sottraggono le famiglie nobili. Egli rafforza le sue argomentazioni rifacendosi alla storia di Roma con esempi tratti da Livio e Dione, ed afferma che la nobiltà non è quella del sangue e delle ricchezze ereditate bensì quella dovuta alle virtù d'ingegno e di opere, citando a riguardo una frase di Cicerone che, rivolgendosi a persona di sangue nobile "che pieno di vizi e privo di ogni virtù gli rinfacciava la bassezza de' suoi natali", dice "è principiata in me ed è finita in te la nobiltà".
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Documento Lettere salutari
Appunti di lavoro di Allocati nei quali si rinvia per il soggetto delle lettere al quad. n. 8 (v. 2.13.10) ed al prospetto del 1752 in esso trascritto, e si afferma che la loro stesura è dovuta all'intento di confutare le tesi di Ascanio Centomani e Giuseppe Aurelio Di Gennaro. Inoltre vi si trova un riferimento ad una lettera del 1 febbraio 1752 in cui Broggia parla a Fontanesi delle Lettere salutari (v. 1.5.1).
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 01.02.1752]
Copia dattiloscritta, cc. 1-8, e trascrizione manoscritta, cc. 9-22, di una lettera inedita di Broggia a Fontanesi, datata 1 febbraio 1752. Da una nota di Allocati si evince che esiste una minuta della stessa lettera che non è stata trascritta, ma di cui si trova una parziale trascrizione manoscritta alle cc. 19-22. In questa lettera Broggia parla della stesura delle "Lettere salutari", di un'opera di anonimo scritta contro il suo "Trattato delle monete" [Galiani?], e presenta le sue perplessità circa il progetto di Fontanesi di obbligare gli ecclesiastici a vendere i loro beni per farne un banco pubblico garantito dal principe. Numerose note a margine di Antonio Allocati.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 15.02.1752]
Contiene copia dattiloscritta, cc.1-13 e copia trascritta non di mano di Allocati, cc.14-50, di una lettera inedita di Broggia a Fontanesi datata 15 febbraio 1752, in risposta ad una lettera di Fontanesi del 22 settembre 1751. I punti salienti della lettera sono evidenziati da note a margine di Allocati: dura critica alla nobiltà; necessità di un aiuto economico per la pubblicazione della "Vita civil economica"; un trattato ("Il ristoro della Spagna, causato dalla libertà, concessa alle nazioni amiche, del commercio d'America"), che Fontanesi ha consigliato di far pubblicare in Germania, tradotto in tedesco; osservazioni sui beni ecclesiastici e secolari, "quanto più di beni vi sono e vanno alle chiese, tanto più giovano a' laici". Alla c. 13 e alle cc. 46-50 è riportata un'altra versione della chiusura della lettera.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 21.03.1752]
Copia dattiloscritta di una lettera inedita di Broggia a Fontanesi datata 21 marzo 1752. In questa lettera Broggia annuncia a Fontanesi di avergli spedito il libro sulla moneta [di Galiani], di cui dà aspri giudizi e in risposta al quale sta preparando un trattato. Le difficoltà economiche, però, non gli permettono di pubblicare neanche "il trattato della libertà del commercio in America" ("Il ristoro della Spagna") e prospetta a Fontanesi di procuragli delle "lettere raccomandatizie... sì ancora per trovarmi io come ho detto nell'urgente necessità o di darmi all'intutto ai miei privati affari o di esser dal pubblico ajutato".
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 11.04.1752]
Copia dattiloscritta di una lettera inedita di Broggia a Fontanesi datata 11 aprile 1752. Gli argomenti trattati riguardano il catasto a Milano - "...mi viene scritto che ha data tutta la spinta...il mio trattato [de' tributi]" -, l'esenzione degli immobili in Germania e a Napoli "per causa del privato 'nteresse, non s'è voluta mai fare". Si rende disponibile con Fontanesi a preparare un piano per la creazione di un banco pubblico in Germania "a rimediare il gran male delle usure, che furiosamente vi si son radicate" (più avanti nella lettera imputa agli ebrei l'esistenza dell'usura in Germania); osserva poi come per la Germania sia possibile un grande sviluppo commerciale, non attuato "dall'esser la nobiltà e con essa chi comanda rapito dall'abuso de' piaceri e delle delizie...così il mondo è quasi lasciato in balia del caso". La lunga lettera continua poi con riferimenti alle "Lettere salutari", alla questione dei beni della Chiesa, citando esemplarmente i Gesuiti del Paraguay, e ai mali che provengono dall'ozio di chi vive di rendita. Prospetta poi a Fontanesi la pubblicazione in Germania del loro carteggio e del carteggio con Muratori e gli consiglia la lettura di un libro francese [Considérations sur les causes de la grandeur des Romains et de leur décadence, di Montesquieu], le cui argomentazioni mette in relazione con la sua "Vita civil economica".
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, s.d.]
Copia dattiloscritta, cc. 2-3, e trascrizione manoscritta, cc. 4-5, di una lettera inedita di Broggia a Fontanesi. Sulla c. 1 Allocati annota che, rinvenuta insieme alla lettera del 1 febbraio 1752, ma senza data, la ritiene comunque successiva al 1753. Broggia apre la lettera accennando alla sua tesi contro le mutazioni delle monete, agli errori di Melon e dei "francesi". Tutta la lettera è impostata sulla convinzione di Broggia che la diffusione delle sue idee in Francia gioverebbe molto a quella nazione.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, s.d.]
Copia non completa, dattiloscritta, di una lettera inedita di Broggia a Fontanesi senza data, ma che Allocati ritiene probabilmente scritta nel giugno 1753 (ma cfr. 2.13.1, c.18, dove è riportata una precisa data, 23 maggio 1752). Broggia annuncia a Fontanesi di aver concluso e speditogli il progetto del "banco pubblico e del monte dei pegni". Accenna anche a due altri trattati commissionatigli da Fontanesi, uno sulla Prussia e l'altro sul Portogallo, e ad un viaggio progettato, ma impossibile a quel momento, a Viterbo.
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Documento [Lettera di Fontanesi a Broggia, 10.07.1754]
Copia dattiloscritta di una lettera inedita di Fontanesi a Broggia datata 10 luglio 1754, cc. 1-16, e di un poscritto alla stessa datato 14 luglio 1754, cc. 16-18. Fontanesi risponde a una precedente lettera di Broggia del 2 aprile, comunicandogli che al suo progetto del banco pubblico non è stata ancora data attenzione a causa dei più urgenti problemi di affari esteri del Palatinato. Lo assicura circa i timori di Broggia che del suo trattato se ne appropri qualcun altro, rimaneggiandolo e poi rivendicandone la paternità. Accenna alla "Vita civil economica" e alla "Memoria ad oggetto di varie politiche ed economiche..." di Broggia, e al saggio "Essai sur la police générale des grains" [di Herberth]. Fontanesi risponde ad argomenti di precedenti lettere di Broggia: l'importanza dell'industria per gli stati, l'utilità delle indagini, diremmo oggi statistiche, per valutare la ricchezza di uno stato, l'utilità delle imposte per una politica di sviluppo. Dalla lettera si deduce che Broggia aveva avuto uno scambio di corrispondenza con il Papa sul tema dell'inquisizione, che quest'ultimo aveva bruscamente interrotto non apprezzandone le proposte. Fontanesi accenna ad una lettera di Belloni e all'invenzione di Broggia di una macchina militare, la trincea mobile. Elogia poi un libro del cardinale Alberoni sul commercio [?], che non trova invece il consenso di Broggia. La lettera si conclude con alcune riflessioni sugli equilibri politici e militari in Europa. La copia dattiloscritta dà indicazione della paginazione originale.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 16.08.1764]
Copia dattiloscritta di una lettera di Broggia a Fontanesi datata 16 agosto 1764. Broggia si esprime sulla natura militare e civile del governo di uno stato, citando e argomentando le "Considerazioni sopra le cagioni della grandezza de' romani e della loro decadenza" di Montesquieu e ricordando che ha già trattato questi problemi nella Memoria del 1754. Per un progettato "consiglio di commercio", propone di mettersi al servizio del Palatinato con le sue opere e i suoi consigli, in collaborazione con Fontanesi, portando come felice esempio Mazzarino e Colbert al servizio di Luigi XIV e Lefort al servizio di Pietro il Grande. Precisa inoltre che una "compagnia di commercio" non dovrebbe avere carattere monopolistico: "le compagnie in esclusiva sono infinitamente nocevoli allo Stato ed al medesimo commercio", e cita l'esempio fallimentare di una "compagnia" di Messina. Passa poi a trattare del costo della vita e delle manifatture e conclude la lettera presentando a Fontanesi alcune sue idee sulla situazione finanziaria e fiscale del Palatinato. Note a margine di Allocati.
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Documento [Lettera di Fontanesi a Broggia, 8.11.1764]
Copia dattiloscritta, c. 1, e fotocopia dell'originale, cc. 2-3, di una lettera di Fontanesi a Broggia datata 8 novembre 1764. Note a margine di Allocati: mania di persecuzione di Broggia; contro la tesi broggiana del ministro illuminato e accentratore.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 22.02.1766]
Copia dattiloscritta di una lettera di Broggia a Fontanesi datata 22 febbraio 1766. Broggia riferisce il suo stato d'animo durante l'esilio e spiega perchè ha voluto allentare i suoi rapporti con il marchese de Curtis. Un ampio stralcio di questa lettera è riportato in "Dal Muratori al Cesarotti. Vol. 5, Politici ed economisti del primo Settecento", a cura di R.Ajello...[et al.], Milano-Napoli, Ricciardi, 1978, p. 1108.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 4.03.1766]
Copia dattiloscritta, ma in parte riassunta da Allocati, di una lettera inedita di Broggia a Fontanesi datata 4 marzo 1766. Riferendosi alla lettera di Fontanesi al marchese de Curtis, Broggia tocca l'argomento dei beni ecclesiastici e della dote delle monache.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 01.03.1766]
Copia dattiloscritta, ma incompleta, di una lettera di Broggia a Fontanesi datata "ai primi di marzo" 1766, c. 1, e fotocopia dell'originale, cc. 2-3. Broggia accenna, con tono leggermente critico, ad un testo, "Il giornale del commercio", noto anche a Fontanesi, del quale ha incominciato a stendere delle note critiche.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 08.04.1766]
Copia dattiloscritta, cc. 1-4, e fotocopia dell'originale, cc. 5-9, di una lettera di Broggia a Fontanesi datata 8 aprile 1766. La lettera è stata pubblicata non integralmente in "Dal Muratori al Cesarotti. Vol. 5, Politici ed economisti del primo Settecento", a cura di R. Ajello et al., Milano-Napoli, Ricciardi, 1978, pp. 1152-1155. Note a margine di Allocati evidenziano gli argomenti trattati in questa lettera: il sistema fiscale del Regno di Napoli, un commento al bilancio, il progettato banco pubblico, il lotto a Napoli. Ajello segnala questa lettera per le indicazioni molto interessanti che dà sul meccanismo della creazione del debito pubblico nel Regno di Napoli e informa che la risposta di Fontanesi del 12 giugno 1766 è stata pubblicata da Schipa in "Il Muratori e la coltura napoletana", pp. 95-97.
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Documento [Lettera di Broggia a Fontanesi, 08.04.1766]
Copia dattiloscritta di una seconda lettera di Broggia a Fontanesi datata 8 aprile 1766. Riprende le osservazioni sul "Giornale del commercio" di cui alla lettera del 1 marzo 1766, soffermandosi soprattutto sulla questione del prezzo del grano. Cita "L'ami des hommes" di Mirabeau.
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Documento [Lettera di Fontanesi a Broggia, 28.06.1767]
Copia dattiloscritta, cc. 1-4, e fotocopia dell'originale, cc. 5-8, di una lettera di Fontanesi a Broggia datata 28 giugno 1767. In questa terza e ultima lettera Fontanesi ritiene che l'opera di Broggia in difesa dei beni ecclesiatici [probabilmente "Le lettere salutari"], che si voleva far pubblicare a Roma, non ha avuto i consensi necessari e propone di inviarla a Venezia. Commenta la mancanza di un archivio delle ipoteche nel Regno di Napoli, che avvantaggerebbe il commercio degli immobili, descrivendo invece il sistema adottato in Germania.
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Documento [Argomenti soliti]
Foglio dattiloscritto di Allocati, di cui vi è anche fotocopia, che si riferisce alla minuta manoscritta di una lettera di Broggia a Muratori (cc. 9-15), senza data, il cui originale è conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli insieme ad una versione in bella copia solo parzialmente diversa. Quest'ultima è stata pubblicata da Ajello il quale in nota parla anche di questa bozza, di identico contenuto, così come accenna al motivo per cui tutte e due le lettere si possono datare luglio 1746, e cioè il riferimento di Broggia all'arrivo del Fogliani a Napoli il mese precedente per assumere l'incarico che era già stato del Montealegre. E in effetti, come fa notare M. Schipa, il Fogliani "non assunse il nuovo ufficio che a' primi di giugno '46".
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Documento A Ludovico Antonio Muratori
Bozza incompleta della lettera di Broggia a Muratori del 15 febbraio 1746, trascritta a macchina con poche annotazioni di pugno di Allocati, alla quale egli accennerà poi nel suo lavoro "Una lettera di Carlo Antonio Broggia a L.A. Muratori". Del dattiloscritto vi è anche fotocopia.
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Documento [Sugli ebrei e sulla manomorta ecclesiastica]
Trascrizione manoscritta e dattiloscritta della lettera di Broggia a Muratori del 15 febbraio 1746, con varie annotazioni a margine di pugno di Allocati. Tale lettera, allora inedita, è stata poi pubblicata da Allocati stesso (Cfr. 1.4.2). Il documento comprende anche (c. 65) un appunto di Allocati sull'invio della lettera in questione alla "miscell. Caldora".
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Documento [Sulla capitazione, sul commercio ecc.]
Contiene trascrizione manoscritta (cc. 49-58) e dattiloscritta (cc. 34-39), nonché fotocopia della trascrizione dattiloscritta (cc. 43-48), di una lettera di Broggia a Muratori con cui egli risponde alla sua del 2 settembre 1745. L'originale deve essere presumibilmente senza data, visto l'appunto di Allocati (cfr. c. 40) secondo il quale "sul retro dell'ultimo foglio si legge di carattere non di Broggia: lettera a Muratori dicembre 1745". Allocati comunque ritiene tale data esatta, tanto è vero che la riporta in testa sia al manoscritto sia al dattiloscritto (v. considerazioni svolte da Allocati nelle cc. 41-42). La lettera parla innanzitutto di una nuova edizione di un libro di Melon arricchita di ben sette capitoli, che Broggia non è riuscito ad acquistare ma che ha letto con molto interesse. Nella lettera egli si intrattiene poi, evidentemente rispondendo alla precedente missiva del Muratori, sulla capitazione, sistema di tassazione che condanna vivamente. Esso, infatti, almeno così come viene applicato dai turchi, risulta particolarmente vessatorio in quanto rivolto indistintamente a tutti gli individui, indipendentemente dai loro beni e dal loro reddito. In Francia, e cita a questo proposito una "Storia di Luiggi XIV, tomo 6° parte 2a, libro XI", la capitazione viene intesa già diversamente poiché colpisce "più la robba che la persona" e comunque esclude coloro che versano "in una eccessiva povertà". Egli ricorda come nella Roma antica Servio Tullio avesse istituito il censo, per cui quelli che non possedevano beni immobili erano esentati dalle tasse. Broggia incoraggia inoltre il Muratori nel progetto di un'opera sui vantaggi che derivano ad un paese dallo sviluppo del commercio, e prende spunto da ciò per sviluppare alcune tesi a lui care, quelle sulla stretta connessione tra una vita attiva e laboriosa dei cittadini ed il benessere economico e sociale di un paese ed, al contrario, tra l'ozio e la dissipazione degli individui ed il decadimento e l'impoverimento degli Stati. E sono i governanti che con buone leggi dovrebbero intervenire per disciplinare l'acquisto, il possesso e l'uso delle ricchezze.
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Documento [Difesa degli ecclesiastici]
Lettera in cui Broggia prende spunto dal consiglio datogli da Muratori di non entrare nella disputa sui beni degli ecclesiastici - che aveva avuto origine dalla controversia giudiziaria tra i Gesuiti ed il barone Ottavio Falces, difeso dall'avv. Ascanio Centomani, - per esporre le idee che svilupperà nelle Lettere salutari ( cfr.1.3.1 e 1.3.2). Lettera pubblicata da R. Ajello.
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Documento Muratori a Broggia
Copia dattiloscritta di una lettera di Muratori a Broggia, in cui egli lo ringrazia per avergli inviato una copia del suo Trattato de' tributi e gli esprime il proprio compiacimento, pur non avendo ancora letto l'opera, per l'interesse e l'importanza degli argomenti in essa svolti. Sul dattiloscritto vi sono annotazioni di Allocati, da cui si evince, tra l'altro, che l'originale della lettera è custodito nell'Archivio Soli - Muratori presso la Biblioteca Estense di Modena. Pubblicata da M. Campori.
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Documento Muratori a Broggia
Copia dattiloscritta di una lettera di Muratori a Broggia in cui egli si complimenta per le "belle e utili riflessioni" da lui svolte nel Trattato de' tributi e gli scrive, inoltre, di aver sentito parlare di un'opera del Vauban in cui questi avrebbe auspicato l'introduzione della capitazione con esclusione di tutti gli altri tipi d'imposta [si tratta del "Projet d'une dîme royale", anonimo nella prima edizione, ma già agli inizi del 1707 pubblicato con il nome dell'autore]. Accenna poi al Trattato delle monete, che ha molto apprezzato, e lo incoraggia a realizzare "il suo progetto della Vita Civil-Economica", per cui gli consiglia di consultare il "Dizionario del Commercio del Savary tradotto", che si sta ristampando a Venezia "insieme coll'Economico e con quello delle Arti, composti da altri autori". Le annotazioni di Allocati a margine riguardano gli argomenti via via affrontati. La lettera è stata pubblicata da M. Schipa e da Campori.
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Documento Muratori a Broggia in Napoli
Copia dattiloscritta di lettera di Muratori a Broggia pubblicata da Campori. Muratori si dichiara d'accordo con Broggia sul rifiuto della capitazione, così come sul fatto che l'industria e il risparmio costituiscano il fondamento del benessere di uno Stato. Inoltre egli parla della sua intenzione di scrivere "alcune memorie per bene del mio paese" e del fatto di potersi forse giovare a questo scopo della consultazione del libro di Melon. In tali "memorie" egli pensa di esporre le sue tesi sulla necessità di limitare le importazioni, scoraggiando il consumo di beni di lusso "che vengono da i paesi stranieri", e favorire invece l'industria sì da arrivare ad aumentare le esportazioni, poiché la sua convinzione è che "l'economico governo di un paese" si riduca "al fare che n'esca il men danaro possibile, ove n'entri il possibile". A margine del dattiloscritto vi sono annotazioni di Allocati relative ai vari argomenti trattati.
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Documento Muratori a Broggia in Napoli
Copia dattiloscritta (c. 72) di lettera di Muratori a Broggia pubblicata da Campori. E' la risposta alla lettera dell'11 dicembre 1745 con cui Broggia gli aveva inviato un manoscritto che egli stesso aveva chiamato "quinternetto" (cfr. R. Ajello,"Dal Muratori al Cesarotti", vedi nota bibliografica). Muratori gli assicura che lo leggerà non appena possibile. Gli dice inoltre, rispondendo evidentemente a precise richieste di appoggi, di non conoscere il marchese Scotti ma che potrebbe scrivere in suo favore al principe di Piombino ed al marchese Tanucci perché essi lo introducano presso il duca di Montealegre. La c. 73 è una copia manoscritta di Allocati della trascrizione di Broggia, da lui trovata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, della suddetta lettera di Muratori. Allocati vi annota anche il fatto che all'inizio ed alla fine di tale trascrizione vi sono, rispettivamente, la fine di una lettera in minuta di Broggia a Muratori con la data Napoli 11 dicembre 1745, e l'inizio di un'altra sua lettera sempre a Muratori.
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Documento Muratori a Broggia in Napoli
Lettera, in copia dattiloscritta, con cui Muratori risponde a quella di Broggia del 15 febbraio 1746 (cfr. 1.6.6) inviata evidentemente prima di ricevere la precedente lettera di Muratori del 31 gennaio 1746 (cfr. 1.6.12), poiché tace sulla proposta di questi di scrivere in suo favore al principe di Piombino ed al marchese Tanucci. In questa breve lettera Muratori dichiara di apprezzare le riflessioni di Broggia sugli ebrei ed, inoltre, gli consiglia di non entrare nella questione sollevata dal Centomani riguardo ai beni degli ecclesiastici. La lettera è annotata a margine da Allocati ed è stata pubblicata da Campori.
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Documento Muratori a Broggia in Napoli
Trascrizione di Allocati, dattiloscritta, di lettera di Muratori a Broggia del 19 maggio 1746. Essa risponde (cfr. appunto di Allocati su c. 75) ad una lettera di Broggia del 29 marzo 1746. Muratori con questa lettera dà finalmente il suo giudizio sul lavoro che Broggia gli aveva spedito in data 11 dicembre 1745. Egli vi ha riscontrato "belle ed utili massime" ma non ritiene che possa essere pubblicato poiché consiste di riflessioni scritte senza metodo. Accusa poi ricevuta del libro di Melon ed accenna infine alla sua disponibilità a segnalare Broggia al marchese Fogliani. Le annotazioni di Allocati a margine riguardano come sempre gli argomenti via via trattati. Pubblicata da Campori.
Scheda del documento
Documento Muratori a Broggia in Napoli
Copia dattiloscritta (c. 79) e manoscritta (c. 80) di Allocati di una lettera di Muratori a Broggia del 24 dicembre 1749. In essa scrive di non avergli inviato il "trattatello Della pubblica felicità" perché, privo di sue notizie da tempo, non avrebbe saputo dove indirizzarlo, e gli confida inoltre di essere malato e quasi cieco. Questa lettera segue ad un lungo periodo di silenzio tra i due. Infatti un appunto di Allocati (c. 78) fa risalire a "prima di luglio 1746" l'ultima lettera di Broggia a Muratori, ultima del periodo più intenso del loro scambio epistolare.
Scheda del documento
Documento Antonio Bucci
Copia dattiloscritta e annotata da Allocati di lettera inedita di Bucci a Broggia in cui si parla di un suo prossimo incontro con il Papa [Benedetto XIV] nel corso del quale egli potrebbe presentare le istanze di Broggia ed, inoltre, del futuro viaggio del cardinale d'Erbipoli [Würzburg] in Germania e della sua favorevole disposizione a portare con sé "le sei copie de' trattati di tributi, commercio, ecc.", che potrà poi inviargli per consentirgli di consegnarle "al medesimo" [il Papa?]. In testa alla lettera vi è l'indicazione del mittente, Michelangelo Viscardi, di altra lettera a Broggia datata 8 nov. 1739, di cui Allocati non riporta il testo poiché "di nessuna importanza".
Scheda del documento
Documento Antonio Bucci
Lettera inedita di Bucci, in copia dattiloscritta, in cui egli riferisce a Broggia di aver consegnato il suo lavoro al Papa [Benedetto XIV] ed, altresì, di aver saputo che questi lo ha dato a sua volta al "Maestro del S. Palazzo" perché lo esamini e poi gli riferisca.
Scheda del documento
Documento Giacomo Coldolini (?)
Copia dattiloscritta e annotata da Allocati di lettera inedita di certo Coldolini a Broggia in cui egli lo informa che si servirà dello "stesso canale", e cioè Mons. Maestro di Camera, per far avere al Papa [Benedetto XIV] il "noto piego", in modo da dargli tutto il tempo di leggerlo e formarsene un giudizio, che egli cercherà poi di appurare recandosi successivamente da lui in udienza. Lo informa inoltre della buona disposizione del Pontefice verso suo figlio, che "avrebbe avuto in considerazione". L'annotazione di Allocati riguarda l'identità del mittente. Egli si chiede se si tratta in realtà di Coltrolini, un corriere al quale si riferisce in una lettera a Fontanesi del 21 marzo 1752 (cfr. 2.13.1).
Scheda del documento
Documento Antonio Cavallini
Lettera, in copia dattiloscritta, di tale Cavallini a Broggia che, in realtà, è un ordine di acquisto. Il Cavallini, infatti, elenca la merce di cui chiede l'invio, raccomandandone qualità e prezzo.
Scheda del documento
Documento Paolo Zambresi [Zambeccari]
Copia dattiloscritta e annotata da Allocati di lettera inedita a Broggia il cui mittente lo informa di aver ricevuto "li esemplari della Memoria in causa del monetaggio di Napoli", di averli letti e sottoposti anche ad altri, e di auspicarne la pubblicazione. Allocati riporta fedelmente il cognome del mittente così come egli l'ha letto nell'originale, ma ritiene, e lo annota, che sia Zambeccari.
Scheda del documento
Documento Paolo Zambresi
Copia dattiloscritta e annotata da Allocati di lettera inedita a Broggia di tale Zambresi (ma Allocati ritiene che sia Zambeccari, concordando con Ajello che attribuisce a Paolo Zambeccari una lettera a Broggia del 7 giugno 1755 in cui si scusa per il fallimento del tentativo di far pubblicare le Lettere salutari). Il contenuto di questa lettera è proprio quello rappresentato da Ajello, eccetto il fatto che il riferimento alle "Lettere salutari" non è esplicito. L'autore nomina anche il cardinale Valenti, al quale si sarebbe rivolto per un intervento a favore della stampa dell'opera, senza però ottenere un impegno da lui in tal senso.
Scheda del documento
Documento Enrico Rigal
Copia di Allocati, dattiloscritta, di lettera inedita di Rigal a Broggia in cui egli scrive di essere in attesa del "modello della stufa" cui è molto interessato [la stufa è quella ideata dall'Intieri per una migliore conservazione del grano, o una sua variante]. Rigal scrive poi che Fontanesi desidera un parere di Broggia sull'introduzione nel Palatinato di "caricatori" [magazzini per la conservazione del grano] sul tipo di quelli esistenti in Sicilia, e su come ovviare alla difficoltà relativa alle spese per la loro "amministrazione e manutenzione" che graverebbero sulle finanze statali poiché ivi, a differenza che in Sicilia, e ne espone i motivi, tali "caricatori" non riuscirebbero ad autofinanziarsi.
Scheda del documento
Documento Filippo Fabrini
Copia di Allocati, dattiloscritta, di lettera inedita di Fabrini a Broggia in cui gli scrive di non preoccuparsi del silenzio di Rigal poichè in viaggio ed, inoltre, che la "cassa... spedita" è arrivata intatta.
Scheda del documento
Documento Enrico Rigal
Copia dattiloscritta e annotata da Allocati di lettera inedita di Rigal a Broggia in cui egli sostanzialmente si scusa per il lungo silenzio e lo informa di non aver ancora ricevuto "i fogli" poiché "si trovano ancora con la cassa in Toscana".
Scheda del documento
Documento Cav.r Ciauri
Copia di Allocati, dattiloscritta, di lettera inedita di tale Ciauri a Broggia, in cui vi sono degli spazi bianchi laddove l'originale risulta evidentemente incomprensibile. Così del principe cui Ciauri pensa di presentare Broggia, "che...sembra un cavaliere assai istruito nella agricoltura", non è indicato il nome. Nella lettera Ciauri scrive inoltre a Broggia di ricordarsi "del consaputo piano, o sia memoria, nella quale bisogna che si faccino palesi tutti i preliminari e fondamentali principii per ristabilire tosto con sode massime le finanze, il commercio, il ramo di guerra, e quello di marina". [Perché se ne deve ricordare? Forse perché deve presentare questa "memoria" al principe?].
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Documento [Lettera a Bucci]
Trascrizione dattiloscritta di lettera di Broggia (cc. 2-3). Sull'originale, come è riportato da Allocati in un foglietto allegato al dattiloscritto (c. 1), vi è un'annotazione di pugno dello stesso Broggia che dice trattarsi di "lettera mandata a Bucci a 4 giugno 1752". Allocati a questo proposito rileva (c. 1) che la minuta della lettera in questione porta invece la data del 4 luglio 1752 ed arriva alla conclusione che la data vera è con ogni probabilità quest'ultima. Ciò perché essa, secondo Allocati, costituisce la risposta ad una lettera del 30 giugno 1752 (c. 2). La lettera tratta della opportunità di presentare al più presto al Papa [Benedetto XIV] il suo lavoro [un'annotazione di Allocati a margine fa riferimento alle "Lettere salutari"], con la speranza che esso venga apprezzato ai fini di una successiva pubblicazione. A questo proposito Broggia scrive consigliando di agire con la massima discrezione. Le cc. 4-6 sono una fotocopia delle cc. 1-3.
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Documento A Sua Eccellenza il Signor Marchese Fogliani, Grande di Spagna e Viceré di Sicilia
Con questa lettera al marchese Fogliani, di cui Allocati ha curato la copia dattiloscritta, Broggia ripercorre la storia della memoria, frutto di "due mesi di studio, di fatica e di consiglio", in cui egli esponeva le sue proposte per un piano organico di ripopolamento dell'isola di Ustica, rivendicando altresì il suo diritto al pagamento di una congrua ricompensa per il lavoro svolto e per le spese sostenute. Egli chiede al marchese Fogliani di intervenire a tal fine in suo favore presso il Caniggia poiché era stato quest'ultimo che nel 1761 lo aveva pregato di occuparsi della questione, e con lui egli era stato prodigo di consigli ed avvertimenti assai lungimiranti, in attesa che fosse espletato l'iter burocratico necessario per l'approvazione del piano da parte degli organi competenti. Sembra di capire infatti che il Caniggia sia con ogni probabilità "l'impresario" di cui parla Ajello (vedi nota bibliografica) il quale aveva costituito una colonia sull'isola con un permesso provvisorio accordato dal "Reale Patrimonio" sulla base del progetto di Broggia, progetto che era stato già accolto con favore dalla "Segreteria d'Azienda" e dal "Tribunale...della Camera di Palermo" (cfr. 1.11.1) ma si era poi arenato in seno alla "Giunta di Sicilia" (cfr. c.14.). Il Caniggia, peraltro, "nonostante le insistenze di Broggia affinché si costruissero subito", così come previsto nel progetto, "il quartiere e le difese...preferì risparmiare la spesa" (vedi Ajello in nota bibliografica), per cui venne a mancare la guarnigione di soldati che avrebbe impedito la sopraffazione dei coloni da parte dei pirati, cosa che puntualmente avvenne nel settembre 1762.
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Documento A Stancanelli
Trascrizione dattiloscritta di lettera di Broggia a certo Stancanelli in cui, dopo alcuni convenevoli, egli allude al suo buon diritto a ricevere un congruo compenso (mille onze) per il progetto da lui elaborato riguardo al ripopolamento dell'isola di Ustica e chiede che lo si aiuti perché gli venga finalmente riconosciuto. Allocati non ha ritenuto necessario trascrivere completamente questa lettera data la ripetitività dei temi in essa svolti. Infatti egli annota in calce che "la lettera continua sul medesimo tono...".
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Documento Al principe di Belmonte Ventimiglia
Copia dattiloscritta, incompleta, di lettera di Broggia al principe di Belmonte Ventimiglia. Allocati ne riassume l'inizio chiudendo le sue frasi tra parentesi quadre e annotando a margine che la trascrizione di quanto manca del testo originale si trova nel quad. 1 ter (cfr. 2.13.3 c. 23v). Broggia con questa lettera si appella alla benevolenza del principe e chiede il suo interessamento per fargli ottenere una pensione.
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Documento [Minuta di lettera di Broggia]
Copia dattiloscritta, c. 2, e copia manoscritta, c. 3, di una minuta incompleta di una lettera di Broggia dove non compare il nome del destinatario. La c. 1 è un appunto di Allocati che nella c. 3, con una nota a margine, ipotizza che la lettera sia stata scritta durante l'esilio, nel novembre 1760, e sia un abbozzo di supplica a Tanucci.
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Documento [Lettera di Broggia ad anonimo, 26.03.1765]
Dattiloscritto le cui carte, numerate da 18 a 45, sono raccolte in cartoncino (All. A) recante appunti di Allocati. In questo scritto Broggia si rivolge ad un interlocutore e conclude con un'espressione di commiato epistolare. Allocati nota: "Di quale opera? Non certamente una lettera così lunga". Broggia alla fine scrive: ...altro se non resta se non assicurarla che l'amor per il Signor Consiglier Fontanesi poteva essere al mondo quel solo eccitamento che fosse capace a farmi fare, anche senza esser richiesto, questa faticosissima lettera". In questo lunghissimo scritto Broggia fa una rassegna dei propri temi, riportando anche la vicenda della mancata pubblicazione a Roma delle "Lettere salutari" (con un particolare: gli sarebbe stato chiesto in cambio "qualche figlio" da destinare alla Chiesa) e ritorna, come già nelle lettere a Fontanesi, a trattare dell'opera di Montesquieu, di cui trascrive un'ampia citazione, cc. 34-35. Allegati alle c. 55 e 57 appunti di Allocati.
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Documento Lettere di Broggia a terzi [minuta di Allocati]
Il quaderno contrassegnato da Allocati come n. 1 contiene la copia manoscritta di Allocati di lettere di Broggia indirizzate a vari personaggi. Di alcune c'è la corrispondente copia dattiloscritta nella busta 1, di cui si dà fra parentesi indicazione della segnatura. Le lettere sono, nell'ordine: a Fontanesi, 21 marzo 1752, cc. 2-7v (vedi 1.5.3); a Fontanesi, 11 aprile 1752, cc. 9-18 (vedi 1.5.4); la sola indicazione di una minuta di lettera al vescovo di Melfi, 15 aprile 1752, c. 18; a Fontanesi, 23 maggio 1752, 18-21v (vedi 1.5.6); a Fontanesi, 22 giugno 1752, cc. 22-23v; a Bucci, 8 luglio 1752, cc. 22v-23v (vedi 1.8.1); a Benedetto XIV, agosto 1752, c. 24-24v; a Gian Francesco Muratori, 8 agosto 1752, cc. 24v-26; a Costantini, 17 aprile 1753, cc. 26-27v; ad anonimo, 23 dicembre 1758, c. 27v; a Fogliani, 2 luglio 1759, cc. 28-33; a Fontanesi, senza data, cc. 33v-35; una "memoria consegnata" a Federico Villaroe sulla moneta d'oro in Sicilia, gennaio 1761, cc. 35v-39. I brani originali sono talvolta riassunti da Allocati e numerose sono le sue note sia al testo sia come appunti di lavoro per le trascrizioni. Alla c. 33 Allocati annota che nella busta XXI, 17 un foglietto ottocentesco riporta lo schema dei capitoli della parte I della "Vita civil economica" e che un altro foglietto ottocentesco compendia una lettera di Muratori a Broggia senza data.
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Documento Lettere di Broggia a terzi [minuta di Allocati]
Il quaderno è contrassegnato da Allocati come n. 1 bis. Contiene la copia manoscritta di Allocati di lettere di Broggia indirizzate a vari personaggi. Di alcune c'è la corrispondente copia dattiloscritta nella busta 1. Le lettere sono nell'ordine: al Principe di Belmonte Ventimiglia, 9 aprile 1763, cc. 2-4v; un accenno ad una memoria a Tanucci trascritta però nel quaderno 10 (2.13.12); a Fontanesi, 16 agosto 1764, cc. 5-5v (1.5.8); a Fontanesi, 30 ottobre 1764, cc. 5v-14v; a Fontanesi, senza data, ma una nota allegata di Allocati (all. A, mm.70x105) ) ipotizza il 1765, cc. 14v-19v; a Fontanesi, 26 marzo 1765, pubblicata da Ajello (vedi nota bibliografica), cc. 20-39v. La copia manoscritta di quest'ultima lettera continua nel quaderno 1 ter (2.13.3).
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Documento Lettere e spezzoni integrativi [minuta di Allocati]
Questo quaderno è contrassegnato da Allocati col n. 1 ter. Esso contiene il prosieguo della trascrizione, già iniziata rispettivamente nei quaderni n. 1 bis e n. 8 (cfr. 2.13.2 e 2.13.10), di una lettera a Fontanesi del 26 marzo 1765 e di una lettera a Muratori del 29 marzo 1746 che, inedite negli anni in cui Allocati stava conducendo le sue ricerche su Broggia, furono poi pubblicate nel 1978 da Ajello. Vi si trova poi la trascrizione delle risposte di Broggia ad alcuni dei quesiti di Fontanesi sul suo Trattato dei tributi, che dettero poi luogo ad una pubblicazione di Allocati. Infine viene riportato l'inizio della lettera di Broggia al principe di Belmonte Ventimiglia del 9 aprile 1766 (cfr. 1.8.4).
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Documento La vita civil economica [varie versioni e scritti vari, minuta di Allocati]
Il quaderno è contrassegnato da Allocati come n.4. Contiene la continuazione de "La vita civil economica", Libro secondo, cc. 3-7v; "La vita civil economica" datata 1 marzo 1754, cc. 8-10 (vedi 1.9.2); "La vita civil economica", Parte prima, cc. 10v-11v; "I commerci delle genti" (da B.N.Na XXI 17), cc. 12-27v (riassunto da Allocati, l'originale consta di 601 p., con il seguente frontespizio depennato "parte seconda che contiene dei commerci privati e tratta delle fatiche, industrie private e ricchezze, merito vero delle fatiche e industrie stesse. Della coltivazione delle arti e prima dell'agricoltura, delle arti meccaniche, delle arti liberali, del commercio mercantile, della nautica"; il libro primo si intitola: "Della fatica ed industria privata. Quanto necessarie siano alli Stati. Che senza di esse li medesimi tosto perirebbero. E che su di esse debbesi stabilire tutta politica la felicità [sic] e quella di tutti i commerci sia privati che pubblici". Allocati annota, c. 13, che alla pag. 261 dell'originale c'è un altro frontespizio "La coltivazione del commercio di N.N. e null'altro e alle cc. 29-48v ne prosegue, riassumendola, la trascrizione, indicando il titolo completo "La coltivazione del commercio. Che cosa si debba intendere per questo titolo e quale sia il suo fine essenziale. Di quanta importanza e utilità sia la cura che si prende il principe di promuovere il commercio"); segue uno scritto senza titolo su Pantelleria, cc. 49-64v, in margine al quale Allocati annota "pubblicarla come è qui trascritto, settembre '64" e che in un foglietto allegato alla c. 64 (mm.95x145) data come successivo al 1758 (vedi anche 2.13.10); "La vita civil economica", Parte che contiene la coltivazione delle arti e professioni tutte. La marina. L'agricoltura. Il commercio mercantile, cc.65-98; "I commerci delle genti" (da B.N.Na XXI 18), cc. 98v-108v; "La vita civil economica" ossia il vero essere del sapere e del potere. "Si contengono qui i primi sbozzi , i quali fatti nei primi anni mancano di stile di metodo e di altro. Ma ci sono nel rozzo cose assai buone degne da mettersi in miglior ordine e in miglior stile e metodo" [1744], cc. 109-115v; segue "Del paracorpo ossia trincera mobile", cc. 116-119v e "La gloria di guerra, ossia la disciplina e perizia militare promossa nella generalità dei sudditi", cc. 119v-121v, che continua nel quaderno n. 5 (2.13.7); alla c. 236 allegate 5 c. (all.A) con il seguente dattiloscritto "La gloria della guerra. A Sua Eccellenza il signor marchese della Sambuca Cavaliere della chiave d'oro e Gentiluomo di camera di S.M. Lettera prefatoria e dedicatoria dell'autore". Molti brani degli scritti sono riassunti da Allocati. Talvolta c'è l'indicazione della data in cui Allocati ha lavorato agli scritti contenuti nel quaderno. Allegati 5 cartoncini mm. 100,5X150 (all. B) con appunti di lavoro di Allocati.
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Documento [Appunti vari - minuta di Allocati]
Questo quaderno è contrassegnato da Allocati con il n. 8 e contiene la trascrizione, da lui fatta nel periodo 7 settembre 1958 - 28 settembre 1958, di passi tratti da manoscritti di Broggia conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Nella c.1 Allocati completa gli appunti sulle infrastrutture necessarie al commercio iniziati nel quaderno precedente (cfr. 2.13.9 cc. 35v-38v). Nelle carte successive Allocati trascrive minute varie di Broggia sui seguenti argomenti: a) il commercio interno ed i mali che affliggono l'agricoltura (cc. 1v-3v); b) le colonie e lo schiavismo (cc. 3v-4v); c) la storia delle monete (cc. 5-6v); d) osservazioni di Tito Livio, Erodoto, Aristotele (c. 7); le monete immaginarie e l'aggio (cc. 10-14v). Nelle carte 15-20 vi è la trascrizione degli argomenti delle diciannove Lettere salutari che Broggia asserisce di aver scritto per confutare le tesi di Ascanio Centomani e Giuseppe Aurelio Di Gennaro (cfr. 1.3.5). Nel quaderno si trova, inoltre, parte di una lettera di Muratori a Broggia del 27 febbraio 1746 (cc. 21-24), poi dattiloscritta da Allocati (cfr. 1.6.13) e pubblicata da Campori, nonché uno scritto sulla Pantelleria che Allocati riassume (cc. 24v-28v) poiché si ripromette di farvi cenno in una nota al "trattatello trascritto nel quaderno n. 4" (v. 2.13.6) e non può, a questo scopo, servirsi dell'originale "lungo e inutilmente prolisso". Le cc. 29-31, infine, sono la trascrizione parziale di una memoria, quasi per intero copiata nel quaderno n. 11 (v. 2.13.13), di attribuzione incerta (cfr. 1.11.3). Nel titolo, infatti, l'estensore appare essere un tal canonico Giovan Battista Maxucco, il quale si rivolge al Supremo Tribunale del Reale Patrimonio in difesa degli abitanti di Pantelleria, vessati dai pesanti tributi imposti loro dal feudatario dell'isola. Secondo un'annotazione di Allocati, però, lo scritto potrebbe essere dello stesso Broggia, anche se successivamente egli sembra cambiare parere scrivendo (v. 1.11.3 c. 6) che "lo stile...induce a respingere l'idea".
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Documento La coltivazione del commercio - La vita civil-economica - Memoria [minuta di Allocati]
Quaderno, contrassegnato da Allocati con il n. 10, in cui questi continua la trascrizione, iniziata nel quaderno precedente, di scritti di Broggia scelti dal manoscritto 113 (cfr. 2.13.11 e 2.14.1). Sui manoscritti 114 e 115 (cfr. 2.14.2 e 2.14.3) vi sono, invece, solo delle brevi indicazioni consistenti essenzialmente nei titoli dei relativi capitoli accompagnati, se del caso, da rapide annotazioni (cc. 6v-12). Nel quaderno è contenuta poi la trascrizione di una parte di una lettera al marchese Tanucci con la quale, sembra di capire, Broggia chiede il suo interessamento perché una sua richiesta di pensione inoltrata due anni prima vada a buon fine. Ciò si evince dal testo di una lettera di Broggia al principe di Belmonte del 9 aprile 1763 (cfr. 2.13.2 cc. 1-3v).
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Documento La vita civil-economica o sia il vero essere del sapere e del potere. Tomo IV
Copia manoscritta dell'originale di Broggia custodito nella Biblioteca Comunale di Palermo. Nella prima parte di questo scritto, e cioè "L'intemperanza delle lettere", Broggia svolge alcuni temi ricorrenti nella sua produzione. La vita civile economica non ha bisogno di essere "soverchievolmente colta" (cfr. 2.14.3, c. 453v). Anzi, consistendo "il vero sapere e la vera scienza..." nell' "operare", spesso "sa più il popolo, perché sa il necessario, che non sanno moltissimi letterati" (cfr. 2.14.3, cc. 453v-454). Le lettere diventano "intemperanti" quando disprezzano "il necessario stimato come volgare per apprendere l'astruso e il superfluo" (cfr. 2.14.3, c. 454v). L'apprendimento in tal caso non è finalizzato all'agire, cioè ad essere industriosi, ma a mera curiosità o vanità. Coloro i quali sono dediti a questo tipo di apprendimento non sanno operare, quindi sono ignoranti poiché non sanno e non producono nulla di quanto è necessario. Broggia trova sostegno alle sue argomentazioni anche nei padri della Chiesa. Nel pensiero di San Paolo, "l'eccedente coltura" è vana, mentre "la carità... edifica". Ma la carità per San Paolo è concetto comprensivo di quello di industriosità, perché il lavoro consente all'uomo di "poter mantenere se stesso" che è "carità verso se stesso" e da ciò "ne viene che possa poi farsi ad altri in varie guise la carità" (cfr. 2.14.3, c. 457v). "La carità" è, pertanto, feconda, ed in questo senso "edifica, inalzando le case e moltiplicando le famiglie, e dilatando e felicitando gli Stati per mezzo dell'amor dell'industria e della vita civil economica" (cfr. 2.14.3, c. 458). Il discorso sulla nocività dell'eccessiva cultura prosegue con esempi tratti dalla vita di Temistocle, Solone e Focione, tutti illustri uomini politici, che perseguirono il bene dello Stato e che a tal fine avviarono importanti riforme legislative, economiche e sociali. La Grecia, così come Roma, fu resa ricca e potente da uomini come loro, uomini eminentemente pratici, non teorici. Alessandro, invece, che aveva avuto come precettore Aristotele, fuorviato, secondo Broggia, dalla sua formazione teorica, nell'inseguire il sogno di un impero universale, conquistò immensi territori ma non ne promosse poi lo sviluppo civile ed economico. Egli non riuscì insomma ad informare la sua azione al criterio dell'armonia tra le esigenze militari, civili ed economiche, ciò che Broggia chiama il "triplice agibile" (cfr. 2.14.2, cc.415-452). Broggia in verità ammette che vi siano in Europa degli Stati ugualmente grandi per la loro potenza militare ed economica e per lo splendore raggiunto dalle loro lettere, ma aggiunge subito che la storia insegna che "anco al tempo di Cicerone...chi si fusse trovato in detto tempo avrebbe potuto dire che si godesse già la calma e che le lettere erano la tutela ed il maggior splendore della Repubblica". Nondimeno, prosegue, "le lettere non salvarono anzi causarono fra pochi anni infortunii maggiori, quali furon quelli che dipesero dalle discordie sortite per la eccedente riflessione, che spinse l'ambizione di molti" (cfr. 2.14.3, c. 471). "Ora" si chiede Broggia " se mai vediamo che in un qualche Stato abbondando le lettere vi si gode la possanza e la calma, siamo noi sicuri, che questa possa durare e che dal tempo d'Augusto non si vada in quel di Tiberio, e da questo non si passi in qualche cosa di peggio?" (cfr. 2.14.3, c. 472). "L'intemperanza delle lettere" è insomma per Broggia causa sicura di rovina di uno Stato. Quando, dunque, le lettere sono "temperanti"? In presenza di "buoni libri [non] s'ha per questo a giudicare che vi sia intemperanza di lettere. Tai libri saranno...intesi a promuovere le arti sustanziali sì del commercio che della guerra, e così ancora a schiarirci la storia o pure a scoprire quel pelago di errori, ne' quali è incorsa l'eccedente riflessione de' letterati sì antichi, che moderni. Insomma s'affaticheranno a promuovere l'industria [e] la vita civil economica" (cfr. 2.14.3, c. 472v). Quale allora l'educazione da dare ai giovani? Broggia è d'accordo con Fleury che essa debba essere impostata in modo da sviluppare in essi la conoscenza delle tecniche di lavorazione dei manufatti, il senso pratico e la percezione del valore delle cose "il che è la scienza delle scienze, perchè niuno v'è il quale sapendo dare un giusto prezzo alle cose non sappia perciò conoscer le persone e di esse misurarne il valore" (cfr. 2.14.3, c. 475). Nella seconda parte Broggia parla dell' "intemperanza delle leggi", ossia dell' "essersi resa l'arte di giurisprudenza un'arte intricatissima, e difficilissima, piena di cose astruse, e superflue, involta fra mille labberinti" (cfr. 2.14.3, c. 486), il che rende molto spesso vane la ragione e la giustizia. Anche l'intemperanza delle leggi, così come quella delle lettere, è causa di decadenza e di rovina degli Stati. Broggia a questo punto si preoccupa di chiarire che non è sua intenzione affermare che la cultura è cosa negativa, anzi "le lettere e le leggi [sono] cose del tutto necessarie e buone", in esse, "siccome in tutte le cose", è "l'eccesso" che "è sempre nocivo" ( cfr. 2.14.3, c. 508v). Nella terza parte Broggia parla della necessità per uno Stato di coltivare le arti della guerra, se non altro a fini di difesa e di tutela della pace. Egli però è dell'opinione che il servizio nell'esercito non debba durare più di qualche anno e che i soldati debbano tornare poi alle loro civili occupazioni. Ciò perché non dimentichino che il benessere degli individui, e quindi dello Stato, è dato proprio dalla giusta conciliazione delle attività civili, economiche e militari. Broggia cita a questo proposito Mecenate, il cui pensiero è per la verità contraddittorio. Mecenate, infatti, prima consiglia ad Ottaviano Augusto di mantenere un esercito regolare, costituito da militari di carriera (cfr. 2.14.3, c. 526v), mentre successivamente afferma la necessità di periodiche interruzioni nel servizio con relativo ritorno alla vita civile. E ciò proprio in virtù del principio per il quale uno Stato raggiunge la prosperità solo se i suoi governanti e i suoi abitanti posseggono in modo equilibrato virtù sia civili, sia economiche e militari (cfr. 2.14.3, c. 532v). Dei dodici foglietti allegati, n. 9 misurano mm. 80x105 e n. 3 mm. 105x118.
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Documento "Progetto o sia recapitulazione e descrizzione di un'opera intitolata LETTERE SALUTARI economiche, politiche, morali, di Stato e di commercio, alla moda, gusto e bisogno del secolo presente che contengono la difesa degli ecclesiastici, specialmente a moti
Copia dattiloscritta del piano di lavoro, datato 1752, dell'opera "Lettere salutari..." di Broggia, che Allocati aveva già trascritto a mano nel quaderno n. 8, dandone altresì la segnatura originale (cfr. 2.13.10, cc.15-20). Esso si articola in diciannove punti ognuno dei quali corrisponde ad una delle Lettere salutari, di cui viene dato l'argomento che ne costituisce anche il titolo.
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Documento [Appunti]
Breve appunto dattiloscritto di Allocati con riferimenti alle minute di due lettere di Broggia appartenenti al fondo custodito dalla Biblioteca Nazionale di Napoli (Busta XXI, 16-6, cc. 17r-31r). Allocati ne trascrive i riepiloghi chiedendosi se "si tratta di due delle lettere salutari" e se sono indirizzate "al Centomani, che aveva scritto contro la manomorta ecclesiastica". In realtà quelli che Allocati definisce riepiloghi sono proprio i titoli delle prime due lettere salutari scritte in difesa dei beni della Chiesa. Le idee espresse sono quelle ripetutamente dibattute dal Broggia. A margine Allocati annota inoltre la "data provvis." del 1752, cui far risalire le due lettere, riservandosi evidentemente di svolgere ulteriori indagini prima di sciogliere la riserva. Per la "Supplica..." di Ascanio Centomani v. 1.6
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Documento Di un'opera sconosciuta di Carlo Antonio Broggia e del suo carteggio con L.A. Muratori
Fotocopia dell'articolo di Luigi Dal Pane "Di un'opera sconosciuta di Carlo Antonio Broggia e del suo carteggio con L. A. Muratori" pubblicato in "Giornale degli economisti" e "Annali di economia", 17 (1958), n.1-2, pp. 638-661 e un cartoncino che ne raccoglie le pagine recante un appunto di Allocati (Dal Pane, Di un'opera sconosciuta). Le fotocopie dell'articolo presentano sottolineature del testo e note a margine di Allocati.
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Documento La vita civil economica o sia il più intimo naturale necessario sicuro principio e fondamento del vero buon governo
Una copia manoscritta riassuntiva, cc. 2-34, una copia dattiloscritta incompleta, cc. 44, e una fotocopia dell'originale, cc. 45-125 di una versione del 1754 della "Vita civil economica" di Broggia. La c. 1 riporta appunti di lavoro di Allocati. La copia manoscritta in alcuni punti riassume il testo, dando puntuale indicazione della paginazione originale; la copia dattiloscritta è in duplice copia, riporta fedelmente il testo originale, sempre con indicazione della paginazione, ma si ferma al verso della c. 5 dell'originale.
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Documento Memoria di Carlo Antonio Broggia sul soggetto di ciò ch'egli ha travagliato ed operato in pro' del pubblico; e del sortitogli con alcuni spettabili ministri per contribuire, il più che per lui si potesse, al bene della patria; e quindi alle clementissime
Fotocopia di dattiloscritto. Si tratta di un'opera inedita in cui Broggia ricorda il "Trattato de' tributi..." pubblicato con successo nel 1743, e "La memoria ad oggetto di varie politiche" del 1754, che ebbe spunto dalla questione sul nuovo conio della moneta di rame con minor lega, per la quale si era chiesto il suo parere. Le sue idee non furono condivise e furono osteggiate soprattutto da Leopoldo De Gregorio. Broggia, in questa memoria, descrive il crescendo dei suoi rapporti burrascosi con quest'ultimo. Solo pochi mesi più tardi, nel novembre 1755, pubblicherà le "Risposte alle obiezioni state fatte da varj soggetti intorno al sistema del prezzo corrente..." che gli costerà l'esilio. Le pagine sono raccolte da un foglio su cui Allocati nota: Le memorie delle cose da lui fatte del 1755 (all. A). Sulla c. 1 Allocati appunta Quad.3, il quaderno 3 (vedi 2.13.5) dove si trova la trascrizione manoscritta.
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Documento Il Banco dei Pegni. Principali ragioni ed espedienti per potersi promuovere e stabilire in Manheim [sic]il Banco pubblico colla Cassa Ducale e dei Pegni con insieme con un Monte Pegni da riceversi per pegni a tenue interesse e così farsi incontro, il più
Dattiloscritto dell'opera di Broggia, diviso in XII capitoli: Capitolo I. Introduzione; Capitolo 2. Del Banco Pubblico semplice, cioè non garantito dal Principe. Suoi principii, suoi mezzi per potersi promuovere e stabilire; Capitolo III. Delle monete che debbono militare per il Banco ("La moneta di rame non deve militare per il banco, come quella che pronta e stabilita pe' scambi minuti e perché è di grave imbarazzo. [...] Il banco per altro ha per oggetto la migliore moneta, cioè l'oro e l'argento".); Capitolo IV. Perché e in che modo il Banco Pubblico semplice debba e possa ricevere pegni soltanto d'oro, di argento e di gioie a modesto interesse; Capitolo V. Uso che puol fare il Principe del Banco Pubblico; Capitolo V. [sic] Del Monte assoluto de' pegni di ogni sorte e specialmente delle cose minute della povera gente; Capitolo VI. Pratica di promuovere il fondo del Monte per motivo de' pegni minuti d'ogni sorte, oltre agli ori, gli argenti, e le gioie, che sono pegni comuni co' Banchi; Capitolo VII. Perché nel Monte vi è anche necessario il Banco pubblico semplice; Capitolo VIII. Come il Monte si accresce; Capitolo IX. Obblighi e pesi del Monte; Capitolo X. Dee farsi godere a tutto lo Stato il beneficio del Monte; Capitolo XI. Dei governatori de' Banchi e del Monte; Capitolo XII. Di alcune utilissime considerazioni da farsi sugli ebrei ad oggetto del Palatinato. E prima se gli ebrei siano necessari. In alto al dattiloscritto è riportata la seguente indicazione, scritta da Allocati: "Busta XXI, 17-IV. Altra minuta incompleta in XXI, 16-7".
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Documento Broggia e la Sicilia
Appunti di Allocati su uno scritto inedito di Broggia che tratta di "tre rilevanti benefici" di "grande vantaggio e utilità della Sicilia" (cfr. 2.13.4). Il primo riguarda la moneta d'oro siciliana, detta onza, che era stata coniata in oro a 21 carati e non 22 come per legge, con conseguente perdita di valore del 6-7 per cento. In quel periodo - siamo agli inizi del 1758 - vi era stato un rilevante innalzamento dei prezzi alle importazioni e si era pensato ad un rapporto di causa-effetto tra i due fatti. Broggia fu invitato ad esprimere il proprio parere da due ministri della "Giunta contro gli adulteratori della moneta", istituita per ordine reale con a capo il Viceré Fogliani. Il secondo "beneficio" riguarda la conservazione del grano. Broggia, ritenendo utile a tal fine l'adozione della stufa dell'Intieri, ne dà notizia in via privata ad un suo amico, il sig. Colonnello d. Antonio De Zunica, cavaliere spagnuolo e procuratore generale del duca d'Alba. Il terzo "beneficio", annota Allocati, riguarda il ripopolamento di Ustica, oggetto di una memoria di Broggia in cui egli traccia le linee guida di un piano di ripopolamento dell'isola, deserta a causa delle continue incursioni dei pirati barbareschi. Tale memoria, degli inizi del 1762, fu presentata da Broggia al marchese Tanucci il quale a sua volta la sottopose alla "Segreteria d'Azienda". Qui venne approvata e rimessa al "Tribunale...della Camera di Palermo" che pure dette la sua approvazione.
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Documento Squarcio di lettera scritta dal sig.r Carlo Broggia intorno all'isola della Pantelleria ove trovavasi esiliato
Fotocopia di scritto autografo di Broggia custodito nella Biblioteca Comunale di Palermo, inviata ad Allocati dal prof. Roberto Salvo nel gennaio 1981. In esso Broggia, che era stato esiliato a Pantelleria nel 1756, descrive l'isola ed i suoi abitanti. La natura è ostile, per il terreno che è formato da lave vulcaniche non propriamente favorevoli alle coltivazioni, e per i venti che soffiano sempre impetuosi, soprattutto da levante. Gli abitanti dell'isola, invece, per quanto "assai poveri e miseri", sono talmente industriosi ed, inoltre, così civili per portamento, linguaggio e spirito, che non possono non essere ammirati. Broggia qui riprende un concetto già ricorrente nelle Lettere salutari, per cui la laboriosità induce alla virtù laddove, invece, l'ozio corrompe. E ciò si riflette su tutta la società civile così come la storia ci insegna che avvenne nell'antica Roma.
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Documento Esposizioni ed istanze..
Trascrizione di Allocati, dattiloscritta, di una memoria da lui rintracciata tra le carte di Broggia custodite nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Tale memoria è di attribuzione incerta. In prima istanza, infatti, Allocati non mette in discussione che sia stata scritta da Broggia (cfr. 2.13.13), mentre in c.6 (foglietto di mm.115x122 allegato a detta memoria) egli scrive che "lo stile...induce a respingere l'idea" che egli ne sia l'autore. Si tratta di uno scritto risalente al 1758 (cc.14 e 21) rivolto, in forma di esposto al Supremo Tribunale del Reale Patrimonio, alla difesa degli abitanti di Pantelleria, vessati dagli iniqui tributi imposti loro dal feudatario dell'isola, in dispregio delle leggi e dei diritti del demanio reale. Fondamentalmente l'autore della memoria riproduce gli argomenti usati dai due procuratori del popolo, il decano e parroco della "Chiesa collegiata della città e isola della Pantelleria" don Agostino Garsia e suo nipote, il reverendo Michele Garsia, per confutare le dichiarazioni rese dal procuratore del feudatario Salinas al regio delegato del Governo di Sicilia, cav. Marescotti, inviato nell'isola nel 1750.
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Documento La vita civil-economica
Si tratta di copia dattiloscritta di passi vari, anche molto estesi, tratti dai manoscritti 113-115 (v. 2.14.1, 2.14.2, 2.14.3), di cui Allocati intendeva servirsi per dare alle stampe alcuni degli scritti di Broggia, facenti parte della sua Vita civil economica, rimasti inediti. Questo insieme di scritti tratta in generale delle condizioni e dei modi in cui si forma e si accresce la ricchezza di uno Stato, poiché anche quando parla delle lettere, dell'istruzione dei giovani, della popolazione, dello stato civile o ecclesiastico, delle leggi, il discorso rimane finalizzato al benessere dello Stato. In particolare le cc. 2-65, il cui titolo è "L'abbondanza del peculio procurata allo Stato: Parte seconda che tratta della roba che avanza", parlano del commercio con l'estero e di come questo contribuisca alla prosperità di un paese, e dovevano costituire, secondo Allocati, il seguito del "Trattato delle monete", così come da lui esplicitamente annotato (v. c.1).
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Documento La vita civil-economica o sia il vero essere del sapere e del potere
Xerocopia di manoscritto autografo di Broggia, intitolato "La vita civil-economica o sia il vero essere del sapere e del potere. Tomo quinto", che porta sul frontespizio, dopo il titolo, l'indicazione dei capitoli in cui è suddiviso. Essi sono: Il lusso; Misto di virtù concrete per ogni sorta di governi e specialmente pe' regni; Regia massima di Platone; Esame degli Egizzj; Politica di Nino [re degli Assiri]. Vi è allegato un foglietto con appunti di Allocati riguardanti la provenienza della xerocopia, nonchè certi suoi rilievi sulla numerazione delle pagine del testo.
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Documento I tre rilevanti benefici : moneta d'oro, conservazione dei pani, la popolazione di Ustica [minuta di Allocati]
Questo quaderno è contrassegnato da Allocati con il n.2. Contiene la trascrizione di uno scritto inedito di Broggia che tratta di "tre rilevanti benefici" di "grande vantaggio e utilità della Sicilia" (cfr. 1.8.2 e 1.11.1). Il primo riguarda la moneta d'oro siciliana, detta onza, che per legge doveva essere coniata in oro a 22 carati ed era ancorata alla doppia. Pesava infatti i due terzi di quest'ultima e aveva il valore di 30 carlini mentre quella valeva 45 carlini. All'inizio del 1758 si scoprì che gli appaltatori della Zecca fraudolentemente avevano proceduto al suo conio con una caratura diversa da quella ufficiale, con una perdita di valore, e cioè con una svalutazione della moneta, del 6-7 per cento. Si pensò che questa fosse la causa del generale innalzamento dei prezzi alle importazioni verificatosi in quel periodo e si maturò il convincimento che vi si dovesse porre rimedio restituendo alle monete in circolazione il valore originario ripristinando in esse le caratteristiche di legge. Operazione costosa, prima di procedere alla quale due ministri della Giunta, il Fiscale Corazza ed il giudice Villaroé, vollero acquisire il parere di Broggia il quale, dopo aver chiesto al Viceré Fogliani il suo assenso ad intervenire nella questione, e dopo lungo studio, espose loro la sua convinzione che il rincaro dei prezzi delle merci d'importazione fosse da addebitarsi alle guerre tra Francia e Inghilterra, unica e vera causa di tale rincaro. Perché altrimenti tutte indistintamente le merci avrebbero subito un aumento. Il secondo "beneficio" riguarda la conservazione del grano. A questo proposito Broggia, ritenendo utile l'adozione della stufa dell'Intieri, ne dà notizia in via privata ad un suo amico, il sig. Colonnello d. Antonio de Zunica, cavaliere spagnuolo e procuratore generale del duca d'Alba. Il terzo "beneficio" riguarda il ripopolamento di Ustica, oggetto di una memoria di Broggia in cui egli traccia le linee guida di un piano di ripopolamento dell'isola, deserta a causa delle continue incursioni dei pirati barbareschi. Secondo Broggia gli incentivi promessi dal Governo sono assolutamente insufficienti ad invogliare le famiglie a trasferirsi sull'isola. La via è quella di concedere lo sfruttamento dei terreni dell'isola, contro il pagamento al Governo di un "tenue censo", ad un privato capitalista o "impresario", autorizzandolo a stipulare liberamente dei contratti con i coloni di cui, peraltro, si addosserebbe il mantenimento e la sistemazione sull'isola. Inoltre tale "impresario" dovrebbe realizzare delle opere di difesa ad evitare scorrerie da parte dei pirati. Broggia presentò la sua memoria al marchese Tanucci il quale a sua volta la sottopose alla "Segreteria d'Azienda". Qui venne approvata e rimessa al "Tribunale...della Camera di Palermo" che pure dette la sua approvazione. Insomma, come scrive Ajello, il "progetto...fu adottato dal governo, fu promosso mediante la pubblicazione di alcuni bandi, entrò in fase avanzata d'esecuzione, [ma] fallì subito dopo tragicamente". Ciò perché l'impresario, disapplicando il bando, preferì risparmiare sulle spese per la difesa, e la colonia da poco insediatasi fu "assalita da' barbari e sopraffatta".
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Documento Memoria sul soggetto di ciò che egli ha travagliato...; La vita civil economica [varie versioni, minuta di Allocati]
Il quaderno è contrassegnato da Allocati come n. 3. Si riscontra una copia manoscritta, ma incompleta, della "Memoria sul soggetto di ciò che egli ha travagliato" (vedi 1.10.2 per il dattiloscritto completo e 2.13.13 per la copia manoscritta delle parti mancanti); una versione della "Vita civil economica" con il seguente complemento del titolo: O sia il vero essere del sapere. Parte prima che contiene il misto della nobiltà in uno e in tutto il più che si può, delle parti economiche, politiche e militari (cc.47-93); Del lusso più nocevole allo stato ed al commercio e dei suoi rimedi (cc. 93-169); una ulteriore versione della "Vita civil economica" (cc. 169-237) e il Libro secondo [della stessa] che contiene le idee e altre convenienze di simile vita, che si rilevano da un utilissimo esame sui fatti ed esempi di varie nazioni (c. 239) che continua nel quaderno 4 (2.13.6).
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Documento [Scritti vari, minuta di Allocati]
Il quaderno è contrassegnato da Allocati come n.5. Contiene la continuazione de "La gloria di guerra", cc.2-7 (vedi 2.13.6) ; "Efficacissime norme intorno allo spurgo generale di cui per necessità bisogna onninamente servirsi per render del tutto libera una qualche città dopo che avesse sofferto il contagio, come sarebbe quella di Messina", cc.7-9v; "La riforma della Dogana di Napoli e dei suoi dazi", cc.10-29; "Ragioni per le quali chiaramente si dimostra quanto sarebbe necessario che onninamente qui in Napoli ed in tutte le provincie s'abolisse il dazio d'estrazione per motivo delle manifatture...", c.16v, di cui Allocati riporta solo il titolo, annotando che è identica alla memoria pubblicata da Dal Pane nel volume su Genovesi; "Le risposte ai quesiti del Fontanesi", cc.17-24v, pubblicate da Allocati nel 1978; "Della pubblica carità verso delle vedove e pupilli", Napoli 1753, cc.24v-29v, per cui Allocati annota "numerosissime le citazioni dal Vangelo e S. Paolo ed anche da altri apostoli (es. S. Giacomo)"; "Il ristoro della Pantelleria", cc.29v-39v: un appunto di Allocati su un foglietto (all.A alla p.30, mm. 82X200), indica questa versione del "Ristoro" del settembre 1757 come incompleta rispetto a quella del dicembre 1757 pubblicata da Dal Pane; continua nel quaderno n.6 (2.13.8). Molti brani degli scritti sono riassunti da Allocati. Talvolta c'è l'indicazione della data in cui Allocati ha lavorato agli scritti contenuti nel quaderno.
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Documento [Scritti vari, minuta di Allocati]
Il quaderno è contrassegnato da Allocati come n. 6. Contiene la continuazione de "Il ristoro della Pantelleria", cc. 1-20v (vedi 2.13.8); la sola indicazione di un'altra versione del "Ristoro della Pantelleria", c. 40v, non trascritta, di cui Allocati annota che, tranne qualche variante di forma, è la medesima della precedente, ma con data settembre 1757; "Del lusso che allo stato ed al commercio è più nocevole e dei suoi rimedi. Parte prima", cc. 21-33v; La coltivazione del commercio. Parte seconda", cc. 34-37v. La c. 38 è bianca. Molti brani degli scritti sono riassunti da Allocati.
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Documento [Appunti di lavoro - minute di Allocati]
Questo quaderno è contrassegnato da Allocati con il n. 7 e contiene la trascrizione, da lui fatta nel periodo 2 luglio 1958 - 21 agosto 1958, di passi tratti da più manoscritti di Broggia conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Dalle annotazioni di Allocati, sembra di capire che tali manoscritti trattino vari argomenti, e cioè: a) Venezia, carente militarmente, ma industriosa e ricca commercialmente, anche grazie alla sua localizzazione geografica. Le osservazioni di Broggia su Venezia come potenza militare nascono, secondo Allocati, dalla lettura di un testo di Nani, anche se il suo pensiero se ne discosta poi in parte (cfr. cc. 1 e 3v); b) il problema dei porti franchi (cc. 4-5 e 30v-35), che non giovano al commercio tanto è vero che, cita Allocati, "le più floride nazioni e specialmente gli inglesi pongono i dazi, ed anzi pesantissimi, su quelle merci idonee a sopportarli, senza pertanto pregiudicare il commercio", mentre Livorno col suo porto franco non arricchisce né l'Italia, né la Toscana (cc. 4-5); c) il commercio, che ha, così come ogni professione, delle logiche interne che dovrebbero essere conosciute e seguite da coloro che lo esercitano (c. 12); d) gli ecclesiastici (c. 29); e) il contrabbando (c. 31); f) riflessioni critiche sul pensiero di Cicerone, Aristotele, Platone, Saavedra (cc. 17v-24v); g) la Francia che, stanca di guerre, rivolge dei consigli a Ludovico XIV, suo re (cc. 25-26v); h) la controversia tra gli speziali di medicina e i droghieri sulla necessità per questi ultimi di possedere le prescritte licenze per la vendita di prodotti medicamentosi (cc. 27-30); i) Le infrastrutture necessarie al commercio (cc. 35v-38v).
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Documento La coltivazione del commercio ossia l'abbondanza del peculio procurata allo Stato (Palermo)
Questo quaderno è contrassegnato da Allocati con il n. 9. Esso contiene la trascrizione fedele di passi tratti da un manoscritto originale di Broggia, custodito nella Biblioteca Comunale di Palermo e pervenuto ad Allocati nella copia fatta eseguire dal prof. Domenico De Marco, cui egli fa riferimento, rifacendosi alla segnatura originale, come al manoscritto n. 113 (cfr. 2.14.1). La scelta di determinati brani è probabilmente dovuta al fatto che Allocati pensava di poterli poi utilizzare a fini di pubblicazione. Essi riguardano essenzialmente il commercio estero, i cambi, il porto franco. Di alcuni capitoli del manoscritto Allocati da la semplice indicazione del titolo accompagnato da brevi riflessioni.
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Documento [Scritti vari, minuta di Allocati]
Il quaderno è contrassegnato da Allocati come n.13. Contiene le trascrizioni manoscritte dei brani della "Memoria sul soggetto di cui egli ha travagliato" che mancavano alla trascrizione del quaderno n. 3 (vedi 2.13.5 e 1.10.2 per il dattiloscritto completo), cc. 2-33; la trascrizione dell'"Isola di Pantelleria", cc. 35-74v, che completa quella del quaderno n. 4 (vedi 2.13.6); trascrizione manoscritta di "Esposizioni ed istanze che si fanno e si umiliano...", cc. 76-87v (vedi 1.11.3). Le carte 74-87v sono aggiunte al quaderno. La c. 1 contiene appunti di lavoro di Allocati sulle opere pubblicate di Broggia; le cc. 40-42v, che interrompono il testo su Pantelleria, contengono appunti di Allocati tratti dal volume "Cenno storico delle accademie fiorite nella città di Napoli", di Camillo Minieri Riccio; la c. 75 contiene appunti sui manoscritti riguardanti Pantelleria e su "Esposizioni ed istanze".
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Documento La coltivazione del commercio o sia l'abondanza del peculio procurata allo Stato
Copia manoscritta dell'originale di Broggia custodito nella Biblioteca Comunale di Palermo, cui Allocati fa riferimento, rifacendosi chiaramente alla segnatura originale, come al manoscritto n. 113 (cfr. 1.12). Dai sedici foglietti di appunti ad esso allegati appare evidente che egli si era impegnato in un lungo e rigoroso lavoro filologico sui testi di Broggia. Dalla collazione di tali testi, infatti, egli si riprometteva di "enucleare gli argomenti di tutta la [sua] produzione" e di rintracciarne "tutte le citazioni" al fine di "stabilire le fonti" del pensiero broggiano (v. in particolare il foglietto allegato alla c. 158). L'opera nel suo complesso è ancora inedita e può essere fatta risalire agli anni 1740-1743. Alla c. 62v, infatti, vi è un riferimento al cambio favorevole vigente a Napoli nel 1740, mentre un'annotazione di Allocati su foglietto allegato alla trascrizione dattiloscritta di una parte del ms. n. 113 in esame (cfr. 1.12.1, c. 1), dice testualmente: "il ms. è anteriore al Trattato dei tributi e delle monete pubblicato nel 1743. Difatti molti passi del trattato a stampa sono presi dal ms.". In particolare sembrano sicuramente tratti da esso i capitoli XXV-XXVIII del Trattato a stampa. Tali capitoli, nel manoscritto, si trovano ripetuti in stesure a volte identiche, a volte leggermente diverse (cfr. per il cap. XXV le cc. 52v-60v e le cc. 131-139, per il cap. XXVI le cc. 60v-64 e le cc. 141-145, per il cap. XXVII le cc. 64-65v e le cc. 146-148). Le parti inedite, nelle quali pure si riscontrano numerose ripetizioni, trattano del commercio estero, del meccanismo dei cambi e della bilancia dei pagamenti, e di come un commercio estero fiorente, promosso da una giusta politica, abbia effetti non solo economici, ma anche demografici, essendovi delle relazioni profonde tra politica, economia e demografia. In esse, in particolare, si discute dell'opportunità di un avanzo della bilancia commerciale, da realizzarsi promuovendo l'esportazione di prodotti manifatturieri ed agricoli, nonché di servizi (trasporti, ecc.), avanzo che consentirebbe l'importazione di valuta (oro e argento) dall'estero. Vi si discute ancora: a) della necessità del risparmio e dell'esportazione del superfluo; b) delle interrelazioni tra le oscillazioni del cambio ed il saldo (attivo o passivo) della bilancia dei pagamenti; c) dell'opportunità di promuovere la libertà di commercio, regolamentandola però, come in Inghilterra (v. c. 167), anche attraverso alcune misure protezionistiche (dazi, proibizione di manifatture forastiere); d) della dannosità dei dazi che sottraggono alla circolazione ori ed argenti che entrano nello Stato grazie al commercio con l'estero. Dei sedici foglietti allegati, n. 8 sono di mm. 105x118, n. 5 di mm. 80x105, n. 3 di varie misure.
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Documento La vita civil economica o sia il vero essere del sapere e del potere
Copia manoscritta dell'originale di Broggia custodito nella Biblioteca Comunale di Palermo. Si tratta di uno dei tomi di cui è composta l'opera intitolata La vita civil economica ed appartiene con ogni probabilità alle ultime redazioni dell'opera stessa, poiché ne porta il titolo definitivo con il sottotitolo "Il vero essere del sapere e del potere". E' noto, infatti, che le prime stesure erano diversamente intitolate. Gli argomenti trattati sono quelli ricorrenti negli scritti di Broggia. Egli è un convinto assertore del primato dell'economia e della morale sulle lettere e sulle arti. Infatti, il benessere di un paese è dovuto alla industriosità dei suoi abitanti ed alla morigeratezza dei loro costumi, mentre "una vita soverchiamente colta, spreggiatrice della fatica e dell'industria" conduce alla rovina uno Stato (cfr. Ajello, il quale cita parole di Broggia) poiché produce "la barbarie della riflessione, colta, e mascherata di civiltà" (cfr. 2.14.2 c. 304). La storia antica insegna che l'industriosità, che produce ricchezza, si traduce, una volta che questa sia stata raggiunta, in una rilassatezza dei costumi che inducono ad una vita oziosa e viziosa, o dedita ad una cultura anch'essa oziosa, il che conduce ad impoverimento e decadenza di uno Stato. Come potrebbero allora i cittadini conservarsi sempre industriosi? Bisogna indurre in loro uno stato di necessità, distribuendo la ricchezza in modo che "lo Stato sempre più ricco nel generale, non lo sarà molto nel particolare". E tale necessità sarà "attissima a far sì che la maggior parte delle famiglie dall'alma industria, e dal temperato e però onesto vivere, non si distacchino" (cfr. 2.14.2 c. 316). Quello della necessità è, peraltro, un criterio generale, valido non soltanto a livello di individui o di famiglie; esso è il motore dell'intera vita economica di un paese. Nel commercio, in presenza di scarsità di alcuni beni, il paese sarà spinto dalla necessità a procurarseli, non ricorrendo alle importazioni, ma "con lunghi viaggi, con istabbilimenti di Compagnie, e di Case di Negozio, e di fattorie fondate negli altrui Stati...in modo che gli venghino a costare a meno che si può" (cfr. 2.14.2 c. 317v). Nei traffici marittimi, in presenza di leggi favorenti l'utilizzazione dei soli bastimenti nazionali, un paese, per necessità, incrementerà la propria flotta e, di conseguenza, il proprio prestigio (v. c. 318). Non potendosi reggere sull'agricoltura, fu ancora la necessità a far sì che Venezia si dedicasse prevalentemente al commercio marittimo diventando una ricca potenza marinara (cfr. 2.14.2 cc. 377-378). Una parte importante, infine, dell'opera è dedicata alla dimostrazione del teorema broggiano del "triplice agibile" (cfr. cc. 415-452). Secondo Broggia, in una società vi deve essere armonia tra i tre livelli, quello economico, quello civile e quello militare. Pertanto egli procede, così come è annotato da Allocati (v. foglietto allegato alla c. 415), all' "analisi della storia dei cartaginesi, degli spartani, degli ateniesi e dei romani per mostrare quanto" tale "armonia...abbia giovato agli stati ed ai popoli e quanto la disarmonia nociuto". In particolare, "della storia romana è fatta un'ampia disamina da Giulio Cesare a Costantino, tutto sulla scorta degli storici antichi". Dei ventinove foglietti allegati, n. 26 misurano mm. 80x105 e n. 3 sono di varie misure.
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Documento Trattato de' tributi delle monete e del governo politico e della sanità - opera di stato e di commercio, di polizia e di finanza
Opera di Carlo Antonio Broggia "Trattato de' tributi delle monete e del governo politico e della sanità. Opera di stato e di commercio, di polizia e di finanza" (Napoli, Palombo, 1749).
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