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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


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Documento Lettera di Jean Baptiste Say a Francesco Saverio Salfi

Lettera dell'economista J. B. Say a Salfi, scritta in francese e senza indicazione del luogo di partenza, in cui parla delle teorie economiche di M. Gioja (1), citando anche l'economista Ricardo: "C'est tout ce que je pouvais dire d'un livre qui n'est qu'une classification sommaire et où je n'ai trouvé rien du neuf, du moins dans les points importans". (1) Le osservazioni mosse sono nelle cc. 198-199: "Voici les observations que m'a suggerées la lecture de l'ouvrage de M. Gioja. C'est un auteur qui a lu et bien digeré tous les ouvrages d'Economie politique qui ont paru, (hors ceux qui étant écrits en Anglais n'ont pas encore été traduits en français; il parait qu'il ne sait pas l'anglais). Les idées de détail ont été bien classées dans sa tête; peut être parce qu'il a suivi la division de Say: (Production, distribution, consommation des richesses). Mais c'est un merite d'avoir fait entrer dans ce plan, tout ce qu'il a recueilli dans les divers auteurs et d'avoir coordenné les détails. Je trouve à sa méthode deux inconvéniens qui n'altèrent en rien la mérite de l'auteur. L'un, en admettant tout ce qui peut se classer, d'avoir été obligé d'admettre des faits ou des déductions qui n'ont aucune importance, comme par exemple lorsqu'il passe en revue "tous les cas" où le défaut de sécurité nuit à la production, il regarde la nécessité de mettre des barreaux aux fenêtres, pour se garantir des voleurs, comme privant la société des caisses de fleurs que sans cela on pourrait y placer. Tome 1 page 260. Le second inconvénient qui n'est qu'une suite de celui-là, est d'avoir donné trop peu d'etendue aux démonstrations essentielles, ce qui fait de tout l'ouvrage une espèce de récapitulation où les verités importantes ne jouent pas un plus grand rôle que les verités inutiles. Une justice à rendre à Gioja est qu'il a constamment cherché la vérité avec bonne foi, et travaillé à la mettre dans tout son jour. Il n'a point enveloppé ses idées dans le jargon mystique des Economistes du 18. siècle ni dans les abstractions que l'on peut reprocher à Ricardo. Il donne en général una idée assez nette de la marche et du dévelopement des richesses, c'est à dire de cette partie de l'Economie sociale qui a rapport à l'entretien des nations, à ce qui les faits [substituer]. Il est constamment net et clair, et de tous les auteurs italiens, il me parait devoir être incontestablement celui qui répandra dans la peninsule italienne le plus d'idées saines, usuelles et utiles, relativement à la Richesse des nations". Una ricostruzione del percorso intellettuale dell'economista Melchiorre Gioja, dai primi scritti d'influenza giacobina, a quelli editi sulla "Biblioteca Italiana", a quelli sugli "Annali universali di Statistica", è stata operata da P. Barucci, vedi nota bibliografica, studioso che considera centrale nella teoria di Gioja (p. 1) "il suo protezionismo, i suoi favori per una presenza attiva dello Stato nei rapporti economici, le sue preferenze per la grande coltura, per la grande città, per le attività industriali, per il nuovo ceto imprenditoriale". Per la polemica, spesso dai toni aspri, tra Gioja e Say sul problema delle auctoritates che poteva vantare l'Italia in campo economico vedi la lettera di Poggi a Salfi del 24 aprile 1828, ms. XX 77.
Tipologia Corrispondenze
Data 05/08/1821
Bibliografia Froio Rocco (a cura di), Salfi tra Napoli e Parigi. Carteggio 1792-1832, Napoli, Macchiaroli, 1997, pp. 182-183 Barucci Piero, Il pensiero economico di Melchiorre Gioja, Milano, Giuffrè, 1965


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Lettere autografe d'illustri uomini a Francesco Saverio Salfi

Manoscritto contenente lettere a Francesco Saverio Salfi, alcune scritte in francese, spedite da personalità di spicco del mondo politico-culturale europeo (L. Bianchini, G. Poggi, J. B. Say, C. Uhr, A. De Angelis, A. Lombardi e altri), ricevute tra il 18
Scheda: 1-236 cc. nr. fascicolo 1
Numero della busta: XX 77
Nota bibliografica: Galizia Nicola, F. S. Salfi e la cultura europea. Inediti (1815-1832), Cosenza, Ed. Periferia, 1990 Froio Rocco (a cura di), Salfi tra Napoli e Parigi. Carteggio 1792-1832, Napoli, Macchiaroli, 1998.

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Nazionale

Nel topografico del cosiddetto Fondo Nazionale sono confluiti tutti i manoscritti già presenti in Biblioteca prima del 1923, anno del trasferimento della stessa dal Palazzo degli Studi, ora Museo Archeologico Nazionale, all'attuale sede di Palazzo Reale, oltre ai successivi acquisti e doni, ad esclusione di alcuni carteggi. Tali manoscritti appartengono a raccolte di grande prestigio, tra cui la più numerosa è senz'altro la Farnesiana, originata dalla Biblioteca romana di Palazzo, voluta dal cardinale Alessandro Farnese, poi papa Paolo III, ricca di un congruo numero di manoscritti greci, incrementata dai nipoti cardinali Alessandro e Ranuccio, coadiuvati dal dotto bibliotecario Fulvio Orsini, di cui si possiedono esemplari autografi. Transitata nel '600 a Parma, la biblioteca, eredità materna, fu di lì trasferita a Napoli da Carlo di Borbone nel 1736, all'indomani della "conquista" del Regno di Napoli. Il fondo degli agostiniani di San Giovanni a Carbonara, incamerato nell'agosto del 1800, ci ha trasmesso la ricca eredità della biblioteca degli umanisti Antonio e Girolamo Seripando, quest'ultimo cardinale di notevole spicco, uno dei principali protagonisti del Concilio di Trento, e soprattutto l'eredità culturale di Aulo Giano Parrasio, il dottissimo umanista cosentino, che aveva ricercato i codici in tutta Italia. Una grande quantità di codici pervenne, inoltre, dai conventi francescani abruzzesi, dai monasteri benedettini dei Santi Severino e Sossio, di Santa Maria di Monteoliveto, di San Lorenzo di Padula ed altri ancora. A questi si aggiunsero codici di altri enti religiosi: San Paolo Maggiore, San Domenico Maggiore, Santa Maria La Nova, Santa Maria in Portico, Concezione a Montecalvario, oltre a parte delle librerie gesuitiche. Un fondo caratteristico resta quello dei codici (secc. IX-XV), provenienti dall'arcivescovado di Troia, in Puglia: il Fondo Cavalieri - cosiddetto dall'arcivescovo di Napoli Emilio Cavalieri, che alla fine del '600 provvide alla loro rilegatura, come evidenziato dagli ex-libris - non molto esteso per numero, ma di straordinaria importanza filologica e testuale. Tra le raccolte non ecclesiastiche si ricordano i codici del Fondo Albani, quelli di casa Borgia e i manoscritti di Ferdinando Vincenzo Spinelli, principe di Tarsia. La segnatura dei codici del Fondo Nazionale è composta dalla sigla ms., seguita da un numero romano da I a XXIII, al quale per la serie I-XVI seguono una lettera maiuscola dell'alfabeto da A ad H ed un numero arabo; per la serie XVII-XXIII solo il numero arabo. Nell'eventualità di un manoscritto a fascicoli sciolti e reputati, in fase di schedatura, come singole unità, la segnatura prevede l'aggiunta di un numero romano, mentre un'ulteriore divisione interna al fascicolo si attesterà con la presenza di un numero arabo.

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Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III

La Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli è una biblioteca pubblica statale dipendente dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione generale per i Beni Librari, le Istituzioni Culturali e l'Editoria. Dopo le nazionali centrali di Roma e Firenze, è la maggiore biblioteca italiana, con un patrimonio di circa 19.000 manoscritti, di 4.563 incunaboli, 1.792 papiri ercolanesi, di circa 2 milioni di volumi a stampa e oltre 8.300 testate di periodici. Nel 1922, grazie soprattutto all'interessamento di Benedetto Croce, ne fu deliberato il trasferimento a Palazzo Reale in piazza del Plebiscito. In quegli anni furono annesse alla Nazionale la Biblioteca del Museo di San Martino, la Brancacciana, la Provinciale, la San Giacomo e, in seguito al trattato di Saínt Germain ed alla convenzione artistica di Vienna, fecero ritorno a Napoli i preziosissimi manoscritti che nel 1718 Carlo VI d'Asburgo aveva forzatamente fatto trasferire a Vienna e che comunemente sono chiamati "ex viennesi". Negli ultimi anni l'Istituto si è notevolmente arricchito di pregevoli collezioni private (basti ricordare fra tutte il fondo Doria o la raccolta Pontieri) nonché di tutta una serie di acquisizioni finalizzate alla documentazione ed alla valorizzazione della cultura meridionale in tutti i suoi vari aspetti. Nel 1990 la Biblioteca ha aderito al Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), progetto finalizzato alla realizzazione di una rete automatizzata di biblioteche, per lo scambio delle informazioni bibliografiche e per la circolazione dei documenti. Presso i suoi locali è istallato il Centro Elaborazione Dati cui sono già collegate molte biblioteche dell'area meridionale. Le attività culturali ospitate dalla Biblioteca, conferenze e mostre, hanno lo scopo di evidenziare sia la ricchezza dei fondi posseduti sia i proficui rapporti di collaborazione con i diversi istituti culturali della città. Guerrieri Guerriera, Ripresa ed ampliamento della "Biblioteca Nazionale" nel dopoguerra, in "I quaderni della Biblioteca Nazionale di Napoli", serie III, n. 1, Napoli, 1948; Guerrieri Guerriera, Vicende della Biblioteca Nazionale di Napoli. Diario di Guerra 1943 - 1945, in "I quaderni della Biblioteca Nazionale di Napoli", serie V, n. 4, Napoli, 1980; Le biblioteche della Campania e della Calabria. Elenco e consistenza, in "I quaderni della Biblioteca Nazionale di Napoli", serie III, n. 3, Napoli, 1950; Dalla bottega allo scaffale. Biblioteche, legature e legatorie nell'Italia meridionale dal XV al XIX secolo, in "I quaderni della Biblioteca Nazionale di Napoli", serie VIII, n. 1, Napoli, 1990; La Biblioteca Nazionale di Napoli. Memoria e orizzonti virtuali, in "I quaderni della Biblioteca Nazionale di Napoli", serie IX, n. 1, Napoli, 1997.
Indirizzo: Piazza Plebiscito, 1
CAP: 80132
Luogo: Napoli
Regione: CAMPANIA
Contatti: tel: +39 0817819111 E-mail: bn-na@cultura.gov.it E-mail certificata: bn-na@pec.cultura.gov.it
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