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Fascicolo Lettere autografe d'illustri uomini a Francesco Saverio Salfi
Manoscritto contenente lettere a Francesco Saverio Salfi, alcune scritte in francese, spedite da personalità di spicco del mondo politico-culturale europeo (L. Bianchini, G. Poggi, J. B. Say, C. Uhr, A. De Angelis, A. Lombardi e altri), ricevute tra il 18
Scheda: 1-236 cc. nr. fascicolo 1
Numero della busta: XX 77
Nota bibliografica: Galizia Nicola, F. S. Salfi e la cultura europea. Inediti (1815-1832), Cosenza, Ed. Periferia, 1990 Froio Rocco (a cura di), Salfi tra Napoli e Parigi. Carteggio 1792-1832, Napoli, Macchiaroli, 1998.
Documenti presenti nel fascicolo
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Lettera di Lodovico Bianchini a Francesco Saverio Salfi
Lettera, spedita da Napoli, con cui Bianchini ringrazia Salfi per il "giudizio che si compiacque dare nella "Rèvue Encyclopedique" (1) della mia operetta "Principii del Credito Pubblico" (2), [giudizio] per me lusinghiero quanto mai". Il Bianchini fornisce anche notizie di un suo "nuovo opuscolo intitolato "Dell'influenza della pubblica Amministrazione sulle industrie nazionali, e nella circolazione delle ricchezze" (2). (1) Si riferisce alla recensione apparsa sulla "Rèvue Encyclopedique", vedi nota bibliografica. (2) L'opera, scritta tra il 1823 e il 1824, fu pubblicata solo nel 1827 a causa dell'ostracismo con cui le tesi dell'economista furono accolte negli ambienti governativi (cfr. P. Villani, vedi nota bibliografica). L'atteggiamento di Bianchini, anche nell'opuscolo "Dell'influenza della pubblica Amministrazione sulle industrie nazionali, e nella circolazione delle ricchezze", fu di sostanziale chiusura verso le nuove impostazioni teoriche dell'economia politica, alle quali opponeva l'idea dell'economista "pratico" (cfr. F. Di Battista, vedi nota bibliografica). Cfr. anche la lettera di Carlo Uhr a Salfi del 9 giugno 1829 (XX 77.1.2).
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Lettera di Carlo Uhr a Francesco Saverio Salfi
Il documento, datato Parigi, 9 giugno 1829, è una lettera con cui il mittente chiede al Salfi di poterlo incontrare per consegnarli "una lettera dell'Avvocato, Signor Bianchini e alcune copie in istampa delle sue Riflessioni sulla pubblica economia". Il 28 marzo dello stesso anno, Bianchini aveva inviato a Salfi, sempre tramite Carlo Uhr, le copie dell'opuscolo "Dell'influenza della pubblica amministrazione sulle industrie nazionali e sulla circolazione della ricchezza", stampato a Napoli nel 1828, in cui l'autore continuava la polemica dell'economista "pratico" contro i teorici, rappresentati da J. B. Say, teorico della libertà commerciale, e in Sismondi, sostenitore della coincidenza fra interesse privato e pubblico sostenuta da Smith. Cfr. F. Di Battista, vedi nota bibliografica.
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Lettera di Giuseppe Poggi a Francesco Saverio Salfi
Lettera, spedita da Stradabella all'abate Salfi, in cui Giuseppe Poggi ritorna sulla polemica, che aveva già una lunga cronistoria, tra M. Gioja e J. B. Say (1): "... hai fatto benissimo a far sapere a Gioja ch'ei deve distinguere nella Rèvue il buon grano dal loglio. Il Gioja però dirà ch'egli non prese di mira che un tale articolo, il quale non essendo tuo, non ha potuto offenderti né voluto. Tocca dunque all'autore dell'articolo a difendersi. L'aver tu citato l'opera del Serra (2), è stata ottima cosa. Questa citazione conferma ad un tempo l'assunto del Gioja e mortifica l'orgoglio dell'autore dell'articolo (il Sismondi) mentre a Gioja stesso ricorda di accontentarsi di ciò che gli appartiene". (1) La polemica risaliva ad un articolo di Melchiorre Gioja apparso sulla "Biblioteca Italiana" (1826, XLIV, pp. 200-226), in cui l'autore annotava tutti gli errori commessi da J. B. Say nei "Cenni biografici" da lui dati su alcuni economisti. In realtà questo forniva a Gioja solo il pretesto per rivendicare ancora una volta agli italiani il titolo di fondatori della economia politica. Per approfondimenti vedi P. Barucci e R. Froio, vedi nota bibliografica. Per la polemica tra Say e Gioja vedi la lettera di Say a Salfi del 19 novembre 1825, ms. XX 77.1.4. (2) Si riferisce all'Elogio di Antonio Serra scritto da Salfi nella Raccolta degli economisti, vedi nota bibliografica, con cui l'abate ebbe modo di chiarire pubblicamente la sua posizione, sostenendo, sulla scia di Gioja, l'anteriorità degli economisti italiani.
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Lettera di Jean Baptiste Say Francesco Saverio Salfi
Lettera, scritta in francese, in cui il Say risponde alle critiche espresse da Nicola Porcinari nelle "Riflessioni sul Trattato di Economia politica del sig Say" (1), opera nella quale l'autore lo aveva attaccato pesantemente accusandolo di aver plagiato Smith: "Cet anonyme A est bien maladroit de faire le procès à toute l'Europe qui a traduit mon Traité dans toutes les langues et qui y a trouvé la mieux distribuée et la plus complette exposition des principies de l'economie politique. Quiconque écrit sur les sciences et se cache, a la convinction qu'il a tort. (1) Lo scontro Say-Porcinari è parte di una polemica con gli economisti italiani, Gioja in testa, che si trascinerà per anni. Una dettagliata ricostruzione della polemica è stata fatta da F. Di Battista, vedi nota bibliografica. Una traccia della polemica tra Gioja e Say è riscontrabile anche nella lettera di Poggi a Salfi del 24 aprile 1828, ms. XX 77.1.3.
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Lettera di Andrea De Angelis a Francesco Saverio Salfi
Lettera spedita da Andrea De Angelis, datata "Napoli, 15 maggio 1830, Vico Tre Re a Toledo n. 4", a Francesco Saverio Salfi, a Parigi. Si parla, tra l'altro, della "Storia dell'economia pubblica d'Italia, ossia epilogo critico degli economisti italiani", scritta da G. Pecchio nel 1829 durante il soggiorno a Londra, città in cui riparò in seguito alla condanna inflittagli per la partecipazione ai moti del 1821 (1). Nello stesso anno l'abate recensì l'opera sulla "Rèvue" (2) mettendo in risalto i benefici effetti sull'industria, sul commercio e sulla pubblica amministrazione che la conquista napoleonica aveva prodotto nelle province italiane. (1) Per approfondimenti vedi P. Bernardelli, vedi nota bibliografica. (2) Vedi nota bibliografica.
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Lettera di Jean Baptiste Say a Francesco Saverio Salfi
Lettera dell'economista J. B. Say a Salfi, scritta in francese e senza indicazione del luogo di partenza, in cui parla delle teorie economiche di M. Gioja (1), citando anche l'economista Ricardo: "C'est tout ce que je pouvais dire d'un livre qui n'est qu'une classification sommaire et où je n'ai trouvé rien du neuf, du moins dans les points importans". (1) Le osservazioni mosse sono nelle cc. 198-199: "Voici les observations que m'a suggerées la lecture de l'ouvrage de M. Gioja. C'est un auteur qui a lu et bien digeré tous les ouvrages d'Economie politique qui ont paru, (hors ceux qui étant écrits en Anglais n'ont pas encore été traduits en français; il parait qu'il ne sait pas l'anglais). Les idées de détail ont été bien classées dans sa tête; peut être parce qu'il a suivi la division de Say: (Production, distribution, consommation des richesses). Mais c'est un merite d'avoir fait entrer dans ce plan, tout ce qu'il a recueilli dans les divers auteurs et d'avoir coordenné les détails. Je trouve à sa méthode deux inconvéniens qui n'altèrent en rien la mérite de l'auteur. L'un, en admettant tout ce qui peut se classer, d'avoir été obligé d'admettre des faits ou des déductions qui n'ont aucune importance, comme par exemple lorsqu'il passe en revue "tous les cas" où le défaut de sécurité nuit à la production, il regarde la nécessité de mettre des barreaux aux fenêtres, pour se garantir des voleurs, comme privant la société des caisses de fleurs que sans cela on pourrait y placer. Tome 1 page 260. Le second inconvénient qui n'est qu'une suite de celui-là, est d'avoir donné trop peu d'etendue aux démonstrations essentielles, ce qui fait de tout l'ouvrage une espèce de récapitulation où les verités importantes ne jouent pas un plus grand rôle que les verités inutiles. Une justice à rendre à Gioja est qu'il a constamment cherché la vérité avec bonne foi, et travaillé à la mettre dans tout son jour. Il n'a point enveloppé ses idées dans le jargon mystique des Economistes du 18. siècle ni dans les abstractions que l'on peut reprocher à Ricardo. Il donne en général una idée assez nette de la marche et du dévelopement des richesses, c'est à dire de cette partie de l'Economie sociale qui a rapport à l'entretien des nations, à ce qui les faits [substituer]. Il est constamment net et clair, et de tous les auteurs italiens, il me parait devoir être incontestablement celui qui répandra dans la peninsule italienne le plus d'idées saines, usuelles et utiles, relativement à la Richesse des nations". Una ricostruzione del percorso intellettuale dell'economista Melchiorre Gioja, dai primi scritti d'influenza giacobina, a quelli editi sulla "Biblioteca Italiana", a quelli sugli "Annali universali di Statistica", è stata operata da P. Barucci, vedi nota bibliografica, studioso che considera centrale nella teoria di Gioja (p. 1) "il suo protezionismo, i suoi favori per una presenza attiva dello Stato nei rapporti economici, le sue preferenze per la grande coltura, per la grande città, per le attività industriali, per il nuovo ceto imprenditoriale". Per la polemica, spesso dai toni aspri, tra Gioja e Say sul problema delle auctoritates che poteva vantare l'Italia in campo economico vedi la lettera di Poggi a Salfi del 24 aprile 1828, ms. XX 77.
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Lettera di Andrea Lombardi a Francesco Saverio Salfi
Lettera di Andrea Lombardi, spedita da Potenza a Parigi, a Francesco Saverio Salfi con la quale, oltre a presentarsi, parla di alcune opere letterarie. Il lucano Andrea Lombardi ricoprì l'ufficio di intendente di Finanza e rinvigorì l'Accademia cosentina, sodalizio in cui lesse numerosi discorsi. Francesco Saverio Salfi jr., nipote dell'abate, gli riconobbe il merito di aver stimolato, in particolare attraverso scritti quali "Sull'utilità che la Calabria Citeriore potrebbe trarre da un Giornale Economico", "Ragionamento sull'origine, progressi, e stato attuale dell'Economia politica nel Regno di Napoli", l'introduzione delle manifatture (scrisse anche il "Discorso sulle manifatture della Calabria Citeriore).