Home >
Elenco istituti >
Archivio storico della Banca d'Italia >
Fondo "Banca d'Italia" - Sottofondo "Direttorio Einaudi"
Fascicolo DEM; DEN"; sottofascicolo "Demaria
Il fascicolo raccoglie la corposa corrispondenza tra Giovanni Demaria e Luigi Einaudi tra il 1945 e il 1956. Particolarmente interessante sono le lettere relative alla partecipazione di Einaudi agli interrogatori della Commissione economica della Costitue
Scheda: nr. fascicolo 8 sotofascicolo 9
Numero della busta: 8
Documenti presenti nel fascicolo
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (02-01-1945)
Demaria chiede a Einaudi di collaborare al "Giornale degli economisti", sia attraverso la pubblicazione di articoli, sia per la parte bibliografica.
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (09-02-945)
Demaria chiede a Einaudi se ritiene che la Banca d'Italia verrà riorganizzata. In tal caso Demaria vorrebbe ricevere una copia dei progetti di riforma, dal momento che sta preparando un libro sulla riorganizzazione della struttura amministrativa dello Stato e dovrà trattare anche dell'organizzazione della Banca d'Italia e degli istituti ad essa collegati.
-
Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (31-01-1946)
Einaudi scrive a Demaria in risposta all'articolo di questi apparso sulla Stampa di Torino e relativo a questioni monetarie. Einaudi assicura che la situazione della Banca d'Italia ricomincerà ad essere resa pubblica non appena possibile. L'impossibilità di rendere pubblica tale situazione è stata causata dalla mancanza di dati completi, ossia unificati, relativi ai due tronconi in cui l'Italia è stata divisa. Inoltre Einaudi chiarisce che tra i governi stranieri citati da Demaria, nessuno (né la Gran Bretagna, né gli Stati Uniti) ha stabilito imposte patrimoniali, e che la scelta del governo francese di istituire nuove imposte straordinarie non si può dire che sia stata coronata da successo. Quanto all'inaudita impresa di stampare tonnellate di biglietti senza necessità, Einaudi osserva che non sarebbe stato possibile effettuare il cambio dei vecchi biglietti senza tener pronti quelli nuovi e che la quantità stampata era la minima possibile.
-
Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (23-02-1946)
Einaudi rifiuta l'invito di Demaria a rispondere ai questionari preparati dalla Commissione economica della Costituente. Egli ritiene di essere di fronte ad un "ostacolo di carattere pregiudiziale insormontabile". La Costituzione, afferma Einaudi, deve obbedire ad un imperativo fondamentale: essere flessibile ed adattabile alle esigenze che man mano si presenteranno. Introdurre formule che intendono regolare problemi economici che appaiono nella situazione attuale importanti, sarebbe un errore. Egli ritiene che ciò possa essere pericoloso per la stabilità pacifica del regime che l'Italia vorrà darsi. Se è ragionevole che nel Preambolo siano elencati i diritti fondamentali della persona umana, è assurdo, a parere di Einaudi, che si dettino nella Costituzione norme che sarebbero vincolanti, salvo maggioranze e procedure speciali, sulla soluzione di qualunque problema economico. Verrebbe meno infatti una valvola di sicurezza contro moti rivoluzionari e sopraffazioni dittatoriali. Solo l'emanazione di pochi principi generalissimi è necessaria, sarebbe fatale andare al di là [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 27.02.1946 e del 04.03.1946, sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (27-02-1946)
Demaria aveva attribuito in precedenza il rifiuto di Einaudi di farsi intervistare alla mancanza di tempo, ed aveva perciò prospettato di restringere l'interrogatorio a solo pochi punti. Si è reso conto invece che Einaudi vede nell'interrogazione "un ostacolo di carattere pregiudiziale insormontabile", perchè contrario a norme di qualsiasi genere, giudicate pericolose per la stabilità pacifica del regime. A Demaria sembra invece che proprio l'esigenza di organizzarsi con relativa rapidità in modo moderno abbia dato vita alla Commissione, la quale andrà preparando elementi di studio sulla base della chiarezza e della ragionevolezza. Demaria invita Einaudi a ripensarci, in quanto il suo rifiuto potrebbe svalutare il valore dei lavori della Commissione [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 23.02.1946 e del 04.03.1946, sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (04-03-1946)
Einaudi ha ricevuto la lettera di Demaria del 27 febbraio, e si sente obbligato a confermare il contenuto della precedente lettera del 23 febbraio [le due lettere si trovano in questo fascicolo]. Einaudi non ritiene opportuno intervenire alla Commissione economica a nome della Banca d'Italia; ma ciò non toglie che altri dipendenti della Banca potranno rispondere ai quesiti posti da Demaria ed essere interrogati dalla Commissione. Naturalmente però le risposte di ciascuno rispecchieranno le opinioni personali del singolo, e la Commissione le valuterà in ragione della persona e dell'esperienza dell'interrogato [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 23.02.1946 e del 27.02.1946, sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Loria [?] a Luigi Einaudi (09-04-1946)
Il figlio di Achille Loria chiede a Einaudi di far recapitare a Giovanni Demaria gli ultimi scritti di economia lasciati dal padre. L'ing. Loria chiarisce che Demaria glieli aveva chiesti per pubblicarli eventualmente sul "Giornale degli economisti". Egli tuttavia non ne ha altra copia se non quella già consegnata a Einaudi [Sull'argomento si veda anche la lettera del dott. Rainoni a Demaria del 15.04.1946 conservata nello stesso fascicolo, e sintetizzata di seguito].
-
Corrispondenza: Antonio Rainoni (Segretario di L. Eianaudi) a Giovanni Demaria (15-04-946)
Lettera di accompagnamento degli ultimi scritti di Achille Loria, che Antonio Rainoni invia a Demaria su incarico di Einaudi per verificare la possibilità di una pubblicazione sul "Giornale degli economisti" [la lettera fa seguito alla lettera dell'Ing. Loria, figlio di Achille, a Einaudi per chiedere l'invio di quegli scritti a Demaria. La lettera si trova in ASBI, nello stesso fascicolo ed una sintesi è presente nel database ASE, in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (01-03-1948)
Giovanni Demaria giudica la nuova composizione del Consiglio dell'IRI quanto di più svantaggioso si potesse fare per il Paese [Si veda la risposta di Einaudi del 06.03.1948, sintetizzata nel database ASE, in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (06-03-1948)
In relazione alla lettera del 1° marzo 1948, in cui Demaria aveva espresso un giudizio negativo sulla composizione del Consiglio dell'IRI, Einaudi rimprovera a Demaria di non avergli fatto conoscere in precedenza i suoi suggerimenti e gli sarebbe grato se, per ricordo storico, gli accennasse alle persone che secondo lui sarebbe stato preferibile scegliere [La lettera di Demaria del 01.03.1948, è sintetizzata nel database ASE, in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (28-09-1949)
Cartolina inviata da Chicago da Demaria a Einaudi. De Maria riferisce di aver tenuto una Conferenza alla Stanford University sul Piano Marshall e di aver intervistato i maggiori esponenti del modo bancario americano e molti professori universitari. Da questo lavoro Demaria deduce che non c'è da prevedere una crisi dell'economia americana, ma che i privati cominciano a stancarsi del peso costituito dal Piano Marshall.
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (22-05-1950)
Demaria scrive ad Einaudi di essere preoccupato dal fatto che gli indici di andamento della produzione sono inferiori a quelli registrati nel 1938, mentre negli altri Paesi questi stessi indici registrano un miglioramento. Demaria suggerisce di abbandonare l'uso di fissare il saggio di interesse in base agli oneri dei servizi bancari e di ribassare il costo del denaro. Egli osserva inoltre che in Italia in questo momento si stanno privilegiando gli investimenti a breve e medio termine, in luogo di quelli a lungo termine, che sarebbero invece più produttivi. Demaria auspica un allargamento del credito, senza timore di un pericoloso accrescimento del livello dei prezzi. Altro provvedimento importante sarebbe la riforma agraria, a favore della quale il Governo dovrebbe, a parere di Demaria, imporsi.
-
Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (09-01-1951)
Einaudi chiede spiegazioni in merito ad una frase presente alla pag. 527 del saggio di Demaria su Pareto. La frase è "l'equilibrio è sempre un complesso di relazioni necessariamente individuali" e ancora "solo gli economisti che comprendono l'insegnamento di questa conquista sapranno tirarne il frutto". Einaudi si dichiara un ammiratore di Wicksteed: ogni parola deve essere spiegata in modo che tutti coloro che hanno una cultura media siano in grado di capire. I principi di Pantaleoni sono informati a questo criterio. Se Keynes si fosse attenuto a questo metodo, forse ci sarebbe nel mondo economico meno confusione [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 15.01.1951, del 29.01.1951 e del 4.02.151, tutte conservate nello stesso fascicolo dell'Archivio Storico della Banca d'Italia e tute sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (15-01-1951)
Demaria risponde alle richieste di chiarimento rivoltegli da Einaudi [Lettera di Einaudi del 9 gennaio 1951, sintetizzata in ASE in questo fascicolo, NDR]. Quanto viene sostenuto a pag. 527 sull'equilibrio e sulle relazioni individuali non è un suo costrutto, ma un costrutto di Pareto. Demaria ha insistito su questo punto spinto da due ragioni. La prima è patriottica: l'idea e lo sviluppo matematico dell'equilibrio generale non sono tutti in Walras. Il carattere individuale dell'equilibrio è una affermazione esclusiva di Pareto, quando si noti che Walras talvolta imposta l'equilibrio come categoria sintetica. La seconda motivazione deriva dall'avversione di Demaria alle teorie keynesiane che, in quanto sintetiche, peccano in "superficialità". Demaria conclude affermando che in effetti Pareto non sempre risulta chiaro, e in alcune parti è poco comprensibile [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 09.01.1951, del 29.01.1951 e del 4.02.151, tutte conservate nello stesso fascicolo dell'Archivio Storico della Banca d'Italia e tute sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (29-01-1951)
Einaudi chiede nuovamente chiarimenti su alcuni punti del saggio di Demaria su Pareto. Innanzitutto Einaudi si interroga sul rapporto tra storia e scienza, chiedendo a Demaria in che cosa esso consista. Poi Einaudi cita un brano del saggio di Demaria nel quale si afferma che per Pareto "l'equilibrio è sempre un complesso di relazioni necessariamente individuali". Einaudi continua a non capire cosa voglia dire questa frase e prega Demaria di inviargli una risposta in termini semplici, con qualche esemplificazione come quelle che si trovano nei trattati elementari [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 09.01.1951, del 15.01.1951 e del 4.02.151, tutte conservate nello stesso fascicolo dell'Archivio Storico della Banca d'Italia e tute sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (04-02-1951)
Demaria invia i chiarimenti richiesti da Einaudi [nella lettera del 29 gennaio 1951, NDR]. Sul rapporto tra storia e scienza, Demaria chiarisce che per Pareto l'ufficio della storia è quello di fornire esperimenti da laboratorio, esperimenti che gli economisti non possono intraprendere a loro piacimento. Dallo studio storico si possono trarre le prove (o lo spunto per la formulazione) di certe teorie che altrimenti non si sarebbero potute provare o scoprire. Riguardo l'equilibrio come complesso di relazioni necessariamente individuali, Demaria afferma che nella definizione dell'equilibrio, Pareto si riferisce a tutti i singoli membri di una comunità e non a masse organiche o a valori medi di somme di individui. Per gli storici l'equilibrio si ha quando la società nei suoi vari settori presenta certi rapporti per cui essa può progredire o mantenersi in vita senza particolari scosse. L'opinione contraria a quella di Pareto è rappresentata dalle teorie di Keynes, Kalecki e Klein, i quali si avvalgono di concetti (quali il moltiplicatore) non riferiti a singoli individui ma che riguardano ampie categorie di individui. [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 09.01.1951, del 15.01.1951 e del 29.01.1951, tutte conservate nello stesso fascicolo dell'Archivio Storico della Banca d'Italia e tute sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (18-02-1951)
Demaria ringrazia Einaudi per essersi ricordato di lui in "Cinquanta anni di Scienza economica". Demaria ritiene che il pregio maggiore di tutto il saggio, dal punto di vista scientifico, sia nel continuo insistere (anche con le parole di Croce), a non fare i superbi, a chinar la testa, a evitare generalizzazioni. Ciò servirà a Demaria nel suo saggio su Schumpeter e ricorderà questa opinione di Einaudi, riportando quasi per intero la pagina dell'estratto di Einaudi (che nell'edizione in possesso di Demaria non ha numero, ma è la terza pagina del testo). Demaria scrive di essere riuscito a leggere l'opuscolo di Antonelli (Pisa, 1886) e di averlo trovato molto interessante. Ne farà una recensione sul "Giornale degli economisti". E' stranissimo, commenta Demaria, che Pareto abbia ignorato l'Antonelli, eppure matematicamente parlando, fu il suo solo antesignano italiano.
-
Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (10-08-1951)
Einaudi ringrazia Demaria del commento alla sua recensione al saggio di Rostovtzeff e gli chiede alcune precisazioni a riguardo. In particolare Einaudi chiede spiegazioni sulla parte relativa al declino del mondo fenicio, e sul termine "bizantinismo spirituale". Einaudi critica l'utilizzo da parte di Demaria del termine "panfleto". In compenso invia a Demaria il testo della recensione sull'edizione delle opere di Ricardo a cura di Sraffa da pubblicare sul "Giornale degli economisti". Einaudi scrive che il trascorrere degli anni dalla notizia dell'incarico affidato a Sraffa dalla Reale Società Economica di Londra di curare una nuova edizione dell'opera di Ricardo ha avuto l'effetto di trasformare la notizia in leggenda, provocando peraltro insinuazioni maliziose sull'impegno di Sraffa. In allegato copia dell'articolo di Luigi Einaudi, "Dalla leggenda al monumento", apparso sul "Giornale degli economisti" del 1951.
-
Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (10-05-1955)
Demaria chiede ad Einaudi di aiutarlo per ottenere un visto per gli Stati Uniti. Il console americano a Milano infatti ha difficoltà a rilasciare il visto poiché Demaria è considerato un comunista, avendo anche lavorato con Pietro Nenni alla Costituente. Demaria giudica ciò ridicolo, anche alla luce delle sue battaglie liberali.