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Fascicolo Memorie principali, ossia notabili della vita di me Luca de Samuele Cagnazzi
Si tratta di un manoscritto autobiografico in cui è minuziosamente ricostruita la vita di Luca de Samuele Cagnazzi, con dovizia di particolari e di aneddoti, interessanti per una conoscenza a tutto tondo delle vicende, private e pubbliche, che segnarono l
Scheda: 1-319 cc.
Numero della busta: 128
Nota bibliografica: Cutolo Alessandro (a cura di), La mia vita (1764-1852), Milano, Hoepli, 1944
Documenti presenti nel fascicolo
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Osservazioni sul sistema di Malthus
Nel ricostruire la genesi ideale e nell'esporre in sintesi i principi innovativi contenuti nei due volumi su quella che il Cagnazzi definisce "arte statistica", riconosce a sè stesso il merito di essere stato "il primo a dare una piena idea di ciò che intender devesi per statistica, a che debba esser utile e come eseguirsi", a far "conoscere che le investigazioni debbono limitarsi a ciò che può essere utile politicamente ed economicamente e non a sterile curiosità". Cerca anche di spiegare in sintesi i motivi del suo dissenso nei confronti delle "teorie del signor Malthus" sul "progresso delle popolazioni". Fa riferimento ad una memoria "Sul periodico aumento delle popolazioni", letta nella Regia Accademia delle Scienze di Napoli il 16 aprile 1819. In tale memoria aveva dimostrato l'infondatezza dell'assunto di Malthus sulla crescita "in ragione geometrica" della popolazione ed "aritmetica" delle sussistenze. La sua convinzione era che le sussistenze fossero in ragione della "pubblica industria, la quale non è altro che il risultante delle forze della natura in tutti i sensi, sia per l'agricoltura, per la pastorizia, per le arti. Le forze della natura ben di rado si esauriscono interamente in tutti i rami. Cresce la popolazione non solo in ragione della sussistenza, ma del suo benessere, il quale non come ai bruti consiste nei soli mezzi di alimento, (...) ma nel libero esercizio delle proprie facoltà". La conclusione cui giungeva era che "la produzione base della pubblica sussistenza cresce in ragione composta del travaglio produttivo, dell'intelletto, de' fondi e capitali produttivi, e delle circostanze favorevoli del suolo e del clima. Decresce, poi, in ragione degli ostacoli fisici, politici e morali". In altri termini, la sussistenza non cresceva in ragione aritmetica, bensì geometrica. In conclusione di questo discorso sulla teoria della popolazione, sostiene di non aver mai discusso questa memoria, "risultante da mie giuste riflessioni", con gli accademici, perchè non avrebbe trovato "nella classe delle scienze morali e politiche" persone "intese nelle materie matematiche"e tra i matematici "persone intese dell'economia". L'incontro tra le due discipline, matematica ed economia, era, invece, funzionale al Cagnazzi per fissare le premesse della sua teoria sulla popolazione, come fonte di ricchezza nazionale.
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Rapporto con Carlo Afan De Rivera
Tra i vari aneddoti indicativi delle relazioni intessute dal Cagnazzi con gli ambienti governativi napoletani, ci è apparso particolarmente significativa l'accusa rivolta dal nostro nei confronti di un non ben precisato ministro delle finanze che gli aveva commissionato una risposta critica che potesse ridimensionare i consensi cresciuti intorni all'opera pubblicata da Carlo Afan de Rivera "sul Regno". La risposta avrebbe dovuto vertere sull'infondatezza e astrattezza delle proposizioni del Rivera, di cui bisognava sottolineare la tendenza a "fare tanti edifici e stabilimenti, senza vedere se la nostra industria non ancora lo permette". A quella proposta Cagnazzi racconta di aver opposto un fermo rifiuto, perchè già "abbastanza mi ha esposto (il governo) a disgusto con altri e poi mi ha abbandonato alla loro stizza. Si vede bene che di me si vuol fare un così immondo che nel bisogno si corre a ritrovarlo, e poi si odia come puzzolente". Una denuncia forte, e pregna di amarezza quella del Cagnazzi, di un uomo di scienze che non si sentiva sufficientemente valorizzato dal governo borbonico e che temeva di essere da questo solo sfruttato per poter mantenere il consenso pubblico intorno alla politica economica perseguita dal regime.