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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI





Vilfredo Pareto nasce a Parigi nel 1848 da padre italiano, esule mazziniano, e da madre francese. Rientrato da bambino con la famiglia a Torino, vi compie gli studi di matematica e fisica alla Scuola di applicazione per ingegneri, futura Facoltà di ingegneria, conseguendo a ventidue anni il titolo di dottore in ingegneria. In seguito si trasferisce in Toscana, regione in cui, tra il 1870 e il 1892, lavora per la Società delle strade ferrate e la Società dell'industria del ferro del Valdarno. Sotto l'influsso dei moderati toscani s'impegna nell'attività politica - fu consigliere comunale di San Giovanni Valdarno dal 1877 al 1881, e candidato al parlamento nazionale - partecipando attivamente alla battaglia liberista contro il protezionismo e l'asservimento dello stato ad interessi privati. Pubblica numerosi articoli per diffondere le dottrine della libertà di commercio e delle unioni doganali.

Ma, nonostante l'intenso impegno, nella politica egli non riesce a scorgere che l'arrivismo, la frode di coloro che strumentalizzano le passioni popolari, il dominio degli istinti e del tornaconto personale: deluso dalle esperienze di politica pratica nel 1891 si ritira a Fiesole con la giovane moglie Dina Bakounine. In questi anni Pareto si dedica interamente all'economia pura, scoperta grazie all'amico Maffeo Pantaleoni. I suoi primi articoli in questo campo compaiono sul Giornale degli economisti. Nel 1893 succede a L. Walras nella cattedra di economia politica dell'Università di Losanna.

Nella città svizzera pubblica le sue principali opere. Assume posizioni neutraliste durante la guerra; nel dopoguerra manifesta simpatie per il fascismo. Nel 1923, incluso nella lista dei nuovi senatori, declina l'offerta. Muore nell'agosto dello stesso anno a Céligny.

Un cenno alle principali opere di Pareto servirà a completare questa nota.

Il Cours d'économie politique, in due volumi, esce nel 1896-97: opera d'impianto ancora edonista, riconduce il valore all'utilità, concetto che viene tuttavia depurato e ribattezzato "ofelimità". Successivamente, Pareto respingerà le teorie del valore basate su relazioni di tipo causale (come la teoria del valore-lavoro o quella del valore-utilità) per aderire all'equilibrio economico generale, una teoria dei prezzi basata su relazioni puramente funzionali tra le variabili.

Nel 1898 la repressione del generale Bava Beccaris dei moti di Milano gli ispirano le pagine del La liberté économique et les évènements d'Italie, in cui sono spietatamente osservate e denunciate le cause sociali, psicologiche, economiche e politiche del malessere della società italiana.

Nel Les systèmes socialistes, in due volumi, 1902-'03, che ebbero un successo enorme di pubblico e di critica, l'autore mette in evidenza le debolezze della dottrina liberale e, per conseguenza di qualsiasi dottrina fondantesi unicamente sulla ragione, l'inconsistenza logica di tutte le dottrine socialistiche e però la loro straordinaria efficacia poiché catalizzatrici di passioni, d'istinti, di sentimenti, di volontà. Se il socialismo si è rivelato grande suscitatore d'energie nuove, resta tuttavia una delle forme per mezzo della quale minoranze organizzate mirano a conquistare il potere politico. Il liberalismo è un richiamo alla ragione; il socialismo è un continuo appello ai sentimenti. E siccome alla base delle azioni umane c'è il sentimento, il socialismo resta politicamente più efficace del liberalismo. Senonché l'uno e l'altro mirano allo stesso scopo: permettere alle minoranze, le élites, di conquistare e conservare il potere.

Nel Manuale di economia politica, apparso nel 1906, il punto centrale è l'homo œconomicus, un soggetto astratto guidato nella sua attività dall'egoismo, ma ostacolato dalla limitatezza dei beni economici, dalle difficoltà della produzione, dagli ostacoli dell'ordinamento giuridico-sociale. Pareto, che inquadra i principi dell'economia all'interno della categoria delle azioni "logiche" (vedi infra), vi sviluppa la tecnica delle curve di indifferenza e delle curve di trasformazione, basandole sul criterio "ordinalista", in contrapposizione al criterio "cardinalista" diffuso fino a quel momento nella teoria economica. I prezzi, nella costruzione paretiana, risultano così determinati nell'equilibrio "che nasce dal contrasto dei gusti e degli ostacoli". A questo lavoro si deve l'introduzione del concetto di ottimo, che da Pareto prenderà il nome.

Ma Pareto ancora non è soddisfatto e scrive alla fine del libro: "Chi vuole scientificamente studiare i fatti sociali deve badare a quei fatti reali, e non astrazioni di principii e simili… Gli uomini, in generale, compiono azioni non-logiche ma credono e vogliono far credere che siano azioni logiche". Nel 1916 tutti gli elementi accumulati lentamente dal 1893 in poi, trovano una compiuta sistemazione del Trattato di sociologia generale, in cui tutte le azioni umane sono studiate perché rivelatrici delle forme sociali. Le azioni sono distinte in logiche e non-logiche. Le prime sono quelle che utilizzano mezzi appropriati al fine e connettono logicamente i mezzi con il fine: per Pareto sono poco numerose e si riscontrano soprattutto nel dominio dell'azione individuale. Per contro le azioni non-logiche sono numerosissime ed hanno una grande importanza nel sistema sociale, anche se l'uomo tende a spacciarle per azioni dotate di logicità. Queste sono generalmente un "ammasso di sciocchezze", eppure "dottrine assurde possono essere socialmente utilissime, ché le varie classi sociali possono, anzi debbono, avere dottrine diverse, e, ciò che torna allo stesso, intendere diversamente una stessa dottrina". Nelle teorie non-logiche Pareto distingue le "derivazioni", argomentazioni quasi logiche con cui gli uomini razionalizzano a posteriori i loro istinti e sentimenti, e i "residui", ciò che resta della teoria dopo averne scrostato la "vernice logica".

La parte più importante del monumentale Trattato è riservato allo studio delle azioni non-logiche, le quali sono studiate per mezzo di concetti chiaramente definiti rispetto ai fenomeni osservati. Attraverso il concetto di "uniformità sperimentali" Pareto giunge alla conclusione che democrazia, socialismo, liberalismo, stato di diritto, solidarismo, giustizia, libertà, sono pure astrazioni, concetti pseudo-sperimentali. Del pari tutte le dottrine rivoluzionarie. Riprendendo quanto detto nel Les systèmes socialistes, Pareto afferma che la storia è una storia di élites che si avvicendano al comando, una volta in nome del libero mercato, una volta in nome della classe operaia: quindi, semplicemente, la storia di una successione di minoranze privilegiate, che si formano, lottano, arrivano al potere, profittano di questo potere, cadono in decadenza e sono sostituite da altre minoranze, con la forza o con mezzi pacifici.

Dalla pubblicazione del Trattato all'anno della morte, Pareto tentò di intravedere negli avvenimenti del primo dopoguerra le riprove alle sue teorie, scrivendo numerosi articoli su giornali e riviste, una parte raggrupparti poi dallo stesso autore nei volumi Fatti e teorie e La trasformazione della democrazia. Questi due ultimi scritti sono citati di sovente nella corrispondenza che tenne con Vittore Pansini, magistrato di Macerata, tra il 1917 e il 1921, di cui diamo conto nell'archivio ASEE.

Le notizie sono tratte da:
  • G. Busino, Pareto Vilfredo, in "Grande Dizionario Enciclopedico", Torino, Utet, 1970, III edizione.
  • R. Faucci, L'economia politica in Italia. Dal Cinquecento ai nostri giorni, Torino, UTET
  • Pareto Vilfredo, in "Enciclopedia di Filosofia", Milano, Garzanti, Nuova edizione 1993.

Bibliografia

  • Cours d'Economie politique professé à l'Université de Lausanne, Lausanne, Rouge, 1896-1897, 2 voll.
  • Les systèmes socialistes: Cours professé à l'Université de Lausanne, Paris, Giard & Brière, 1901-1902, 2 voll.
  • I sistemi socialisti, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1917-1920, 6 voll.
  • Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale, Milano, Società Editrice Libraria, 1906.
  • Manuel d'Economie politique, traduit sur l'édition italienne par Alfred Bonnet, [et revue par l'auteur], Paris, Giard & Brière, 1909.
  • Trattato di sociologia generale, Firenze, Barbera, 1916, 2 voll.
  • La liberté économique et les événements d'Italie, Paris - Lausanne, Rouge, 1898.
  • Le mythevertuïste et la littérature immorale, Paris, Rivière, 1911.
  • Compendio di sociologia generale, a cura di G. Farina, Firenze, Barbera, 1920.
  • Fatti e teorie, Firenze, Vallecchi, 1920.
  • Trasformazione della democrazia, Milano, Corbaccio, 1921.
  • Mon Journal, in "Giornale degli economisti e annali di economia", a. 17 (1958), n. 1-2.


Biografia a cura di Francesco Augurio


Opera La libertè economique et les èvènements d'Italie  

Losanna, F. Rouge Editeur (1898)

Opera Manuale di Economia politica con una introduzione alla scienza sociale  

Milano, Società Editrice Libraria (1919)

Opera Lettere a Maffeo Pantaleoni. Volume primo 1890-1896  

A cura di Gabriele De Rosa, sotto gli auspici della Banca nazionale del lavoro, Roma (1960)

Opera Lettere a Maffeo Pantaleoni. Volume secondo1897-1906  

A cura di Gabriele De Rosa, sotto gli auspici della Banca nazionale del lavoro, Roma (1960)

Opera Lettere a Maffeo Pantaleoni. Volume terzo 1907-1923  

A cura di Gabriele De Rosa, sotto gli auspici della Banca nazionale del lavoro, Roma (1960)



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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto, rispondendo ad una precedente missiva di Vittore Pansini (1), lo ringrazia per "il vivo piacere che mi ha procurato la sua lettera, la quale tratta di materie di cui raramente ho occasione di discorrere, specialmente con persone intendenti, come ella si dimostra". In questo primo atto del carteggio tra i due, Pareto subito sottolinea il carattere "sperimentale" del suo "Trattato di Sociologia generale" (2): "Vedo che ella, non solo praticamente, ma anche teoricamente, si occupa di diritto penale, e se mai vorrà darcene un trattato, farà un gran benefizio alla scienza; poiché ella tratterà la materia scientificamente e togliendoci dalla morta gora delle concezioni a priori e fuori dall'esperienza". Lettera raccomandata, della quale si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo Sig. Vittore Pansini. Pubblico Ministero. Macerata (Italie)". In alto: "Envoi de V. Pareto - Céligny". Verificato per censura, Milano-posta esteri 11-III-917. Timbro postale di Nyon del 10-III-917 e di Macerata del 14-III-917. (1) Pareto restò profondamente colpito dal tono della lettera del Pansini, informando subito i suoi amici in Italia, Maffeo Pantaleoni e Guido Sensini. (2) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto aggiorna Vittore Pansini del lavoro "per la correzione delle bozze della "Sociologia" francese (1), che sta stampandosi lentamente. Il volume I è finito e il volume II è in corso di stampa". Inoltre si parla della sua amicizia con Maffeo Pantaleoni - "Di Macerata è un amico mio carissimo, cioè il Prof. Maffeo Pantaleoni" - e con Benedetto Croce - "Con Benedetto Croce siamo stati in corrispondenza, [...] sono dolente che la metafisica ci separi; ma proprio, neppure per amore di amici, posso andare d'accordo con questa riverita signora, e rimango uno sperimentale". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo Signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Reca il timbro postale di Céligny del 7 aprile. Verificato per censura, Milano posta-estera. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla dei suoi rapporti con Benedetto Croce: "Sono amico suo personale [in corsivo] e mi rincresce che donna metafisica ci spinga a combatterci. [...] Ai fatti solo spetta il giudizio delle teorie. Alle sue osservazioni sul "Manuale", risposi in una nota della edizione francese del "Manuel" (1); e feci male, perché, da primo le polemiche sulle teorie sono vane e inconcludenti, e quelle sulle religioni [in corsivo] (tra le quali pongo la metafisica) sono anche maggiormente vane ed inconcludenti". Esprime inoltre il suo pensiero sulla recensione del Papini alla "Sociologia" (2), accolta con favore dall'interessato, sulla Rivoluzione russa e sull'intervento degli Sati Uniti d'America nel primo conflitto mondiale, eventi che "mostrano che non erano poi tanto errati, quanto volevano alcuni, i giudizi espressi nel mio articolo di "Scientia" (3)". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Il timbro di Céligny è del 24 aprile, quello di Macerata del 27. (1) (2) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto espone, alla luce degli eventi bellici che stavano coinvolgendo l'Europa, alcune considerazioni che ritiene conferme sperimentali delle "uniformità" descritte nella "Sociologia" (1). Parla inoltre, con la solita prosa vivace e poco complimentosa, delle critiche all'opera ricevute dal "professorume italiano" (2) e del processo che vide coinvolto Luca Cortese, uomo di teatro napoletano, dannunziano, che legò il suo nome al teatro di prosa e al tentativo ambizioso di dare vita ad una grande organizzazione artistica con il fine di migliorare la qualità del teatro italiano, denunciato per truffa e appropriazione indebita (3). Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Leggibile solo il timbro di Céligny con la data del 12 giugno. (1) (2) Vedi nota bibliografica. (3) Sovente Pareto usava citare fatti di cronaca, a mò di "sperimentazione" delle sue teorie. Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto tratta molteplici temi legati alle sue teorie sociologiche ed economiche presenti nella "Sociologia" (1), con notevole "vis polemica" nei confronti del mondo universitario e del mondo intellettuale italiano. Vi è anche un accenno alla festa giubilare in suo onore organizzata per il 6 luglio 1917 nel palazzo dell'Università di Losanna, Palais de Rumine. Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Solo il timbro di Céligny è chiaro e porta la data del 21-VI-17. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto, con ironia e sarcasmo, mentre annuncia il viaggio per Losanna (vedi la lettera XXXIII D 17.5), si scaglia contro i suoi critici, in particolare contro il Weiss (1) che l'aveva accusato di avere una conoscenza superficiale di Hegel, pur essendo in definitiva un hegeliano: "Ho piacere che si scopra in me un hegeliano... sebbene rozzo. Non me lo sarei mai immaginato. La metafisica ha questo di buono: che nulla esprimendo di concreto, esprime tutto. Farò fare le carte da visita con l'iscrizione: V. Pareto-hegeliano". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 3-VII-17.

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Documento Cartolina postale di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto ringrazia l'amico, probabilmente in risposta a un telegramma di felicitazioni ricevuto dal Pansini in occasione delle feste giubilari di Vilfredo Pareto (vedi lettera XXXIII D 17.5). Cartolina postale indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Losanna dell'8- VII-17.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto, con la consueta ironia, informa l'amico di quanto accaduto a Losanna (vedi lettera XXXIII D 17.5) circa il suo rifiuto di accettare un'onorificenza [la Gran Croce della Corona d'Italia] dal governo italiano per mezzo del console Paolucci. Inoltre esprime il proprio giudizio negativo sulla rivoluzione in atto in Russia: "I fatti della Russia mi paiono un'ottima conferma dell'uniformità che, per la stabilità di un governo, occorrono consenso e forza. La rivoluzione russa, sul principio, stimava potersi mantenere col solo consenso; ed ecco che già ha dovuto ricorrere alla forza. Mette in carcere i ribelli, proprio come lo Tzarismo". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Nyon del 25-VII-917. Prima di questa lettera si conserva una fascetta per giornale con il solito indirizzo di Pansini; timbro postale di Nyon del 12-VII-917, verificato per censura.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto attacca con sprezzo le teorie di Zorli: "Ho visto nel "Giornale d'Italia" un articolo dello Zorli (1) ed ho pensato che è peccato che egli non si sia ricordato che un bel tacer non fu mai scritto. Scrive del cambio [in corsivo] come io potrei scrivere del cinese [in corsivo] ... di cui non so una parola". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 30-VII-917. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto esprime considerazioni sulle discussioni che si facevano in Italia e in Francia se reprimere o meno la propaganda socialista contro la guerra, le notizie di moti di scontenti a Torino e in altre città (1), "esperimenti che seguo con molta attenzione, perché si riferiscono ad un problema generale, da me trattato". Inoltre accenna ad un suo articolo sulla "Rivista di scienza Bancaria" (2). Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 10-X-917. Si conserva anche una busta, con il solito indirizzo, verificato per censura, timbro postale di Céligny del 27-VII-917, contenente una fotografia di Pareto a mezzo busto, dedicata "Al carissimo amico avv. Vittore Pansini". (1) Questi fenomeni furono oggetto di "una cruda analisi" nel diario segreto "Mon Journal", limitatamente al periodo 4 aprile - 18 maggio 1918. Vedi nota bibliografica. (2) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto, riprendendo quanto esposto nel paragrafo 1843 della "Sociologia" (1), scrive: "Quanto è comico il vedere questi [dominatori dei popoli] "difensori della libertà" togliere la libertà di manifestare il pensiero! Questa gente, che vuole che ogni Stato si governi secondo il "volere del popolo", togliere [sic] i mezzi coi quali tale "volere" può nascere e manifestarsi! Pare di assistere alla rappresentazione di una operetta". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 28-IX-917. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto sembra rispondere ad una richiesta di schiarimenti avanzata dal Pansini a proposito di alcune affermazioni fatte nelle precedenti lettere. Si parla di Costantino Lazzari, segretario del Partito Socialista Italiano, e delle critiche di Maffeo Pantaleoni a Guido Sensini accusato di essersi "esclusivamente" limitato ad esporre le teorie del suo maestro, Pareto, nella recensione della "Sociologia". Inoltre si citano anche Adolfo Brunicardi e Arnoldo Lucci. La lettera fu scritta dalla signora Régis poichè Pareto era momentaneamente infermo a letto. Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 20-X-917.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto ritorna sull'argomento della repressione della propaganda socialista contro la guerra, difende l'allievo Sensini e critica uno scritto del professore Gino Arias sul protezionismo (1): "Questo professore ha idee personali, peccato che siano alquanto asinesche". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 24-X-917. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla ancora della situazione in Russia: "Mi pare che quanto segue in Russia dimostra che, senza la forza, un governo non può durare". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 24-XI-917, Macerata 30-XI-917.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla nuovamente delle critiche rivolte alla "Sociologia" (1): "Volevo dire che la maggior parte delle critiche della mia "Sociologia" erano fatte da persone che parevano non averla letta o almeno non averla capita, nel che sono scusabili perché l'opera è fuori dalle loro consuetudini intellettuali; ma ciò non toglie che è una grande sciocchezza discorrere di ciò che non si conosce o non si capisce". Inoltre ritorna sui fatti della Russia: "Sta di fatto che tutte le censure, tutte le condanne, tutti gli esigli, tutte le persecuzioni dello Tzarismo non hanno impedito in Russia la larga fioritura delle dottrine massimaliste". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura, Milano posta-estera. Timbro postale di Céligny del 26-XI-917. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto esprime considerazioni sulla situazione politica dell'Europa: "La plutocrazia demagogica, in Europa, gioca ora l'ultima carta. Non può mantenere le splendide promesse fatte alle popolazioni per spingerle alla guerra, e non può, non vuole confessare il fallimento". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)", corretta da mano diversa da quella del Pareto "presso il Sig. Cav. Antonio Pansini. Fiorentine a Chiaia n.2 (Palazzo Martinoli) Napoli". Poco chiaro il timbro postale. Verificato per censura, Milano posta-estera.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla delle bellezze e della salubrità del "bel cielo napoletano", ancora nella sua memoria da "trent'anni [...], quando io visitavo Napoli". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura, Milano posta-estera. Timbro postale di Céligny del 29-I-918 e quello di Macerata del 6-II-918.

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Documento Cartolina postale di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto comunica all'amico che "il confine italo-svizzero è chiuso per gli arrivi dall'Italia, ma rimane aperto per le spedizioni dalla Svizzera". Cartolina postale su cui è leggibile l'indirizzo: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura, Milano posta-estera. Timbro postale di Céligny dell'11-III-918.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto critica un articolo di Maffeo Pantaleoni (1), esprime apprezzamenti per il professore Riccardo Bachi, ed avanza alcune considerazioni sugli eventi bellici a riprova della giustezza delle sue analisi esposte nella "Sociologia" (2). Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura, Milano posta-estera. Timbro postale di Céligny del 15-III-918. (1) (2) Vedi nota bibliografica.

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Documento Cartolina postale di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto comunica all'amico che "il confine italo-svizzero è chiuso da una ventina di giorni, e quindi non abbiamo più nessuna notizia dall'Italia". Cartolina postale su cui è leggibile l'indirizzo: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura, Milano posta-estera. Timbro postale di Genève del 9-IV-918.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto (in cui) parla di quello che è considerato uno tra i suoi più pungenti scritti di sociologia applicata: "Un bel giorno m'è venuto in mente di scrivere "Mio giornale", che non sarà mai pubblicato, né lo potrebbe essere in nessuno dei paesi a me noti. Serve solo per mio uso e consumo" (1). Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura, Milano posta-estera. Timbro postale di Céligny del 3-V-918. (1) Pareto non scrisse il progettato terzo volume della "Sociologia". Scrisse il "Mon Journal" che, dopo la morte, pervenne nelle mani del professore G.H. Bousquet, autore della migliore biografia del solitario di Céligny. Dietro insistenza di Giovanni Demaria, Bousquet acconsentì alla pubblicazione del manoscritto, che avvenne nel "Giornale degli Economisti"(2), ristampato poi dalla Cedam (3).

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto, rispondendo ad una precedente lettera di Pansini, argomenta sull'estetica. Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura, Milano posta-estera. Timbro postale di Céligny del 7-VI-918.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto comunica l'invio di tre suoi articoli sulla Grande guerra (1), critica con durezza il professore Umberto Ricci per due articoli "che [...] ha creduto bene dedicare alla "Sociologia". [...] Vi è un contrasto comicissimo tra il male che dice del libro e il bene che dice dell'autore" (2), e concorda con "un bellissimo articolo di G.L. Franchi", scettico sul fatto che, a guerra finita, si restaurino le situazioni monetarie ed i rapporti di valore "quali esistevano "ante bellum", [poiché] contro questa soluzione si schierano formidabili interessi economici ed assolute insopprimibili necessità finanziarie"(3). Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 29-VII-918. (1) (2) (3) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto ringrazia per "le notizie che ella mi dà [...] Ora siamo nel periodo ascendente della crisi economica; questo periodo giungerà forse al massimo poco dopo la pace; poi principierà il periodo discendente". Inoltre ritorna sull'articolo di G.L. Franchi (1), esprime il timore che la censura italiana non permetta la pubblicazione del suo scritto sul "Coenobium" (2), mentre permetta la pubblicazione almeno parziale dell'articolo sul "Giornale degli Economisti" e di quello sull"Economista" (3), e risponde ad "un articolo in cui si biasima severamente il mio articolo sulla "Rivista d'Italia" (4). A me è piaciuto, come sempre mi piacque ogni schietto avversario, anche un nemico". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 31-VIII-918. (1) (2) (3) (4) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla dei trattati di pace all'indomani della fine della Prima guerra mondiale: "Che ricca serie di derivazione che abbiamo ora. La guerra doveva terminare senza che vi fossero né vinti né vincitori. I vinti ci sono, e come! Né indennità né annessioni. Si preparano queste e quelle. Ormai la diplomazia doveva essere pubblica. A Londra si adunano in gran segreto i diplomatici dell'Intesa e decidono sempre in gran segreto, gli accordi che avranno vigore tra loro. Intendiamoci bene. Non biasimo menomamente [sic] tale operato; anzi lo credo utile, forse necessario. Noto solo la differenza tra il detto e il fatto". Inoltre annuncia di spedire due articoli, censura permettendo, e prende in giro il "sor Umberto Ricci, che ha pubblicato sulla "Vita Italiana" (1) (del Pantaleoni!) una recensione della "Sociologia", la quale recensione è un modello di vanitosa sciocchezza. La raccomando a chi vuol ridere". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 6-XII-918 e di Macerata 7-XII-918. Si conserva anche una fascetta al solito indirizzo, verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 19-IX-918 e di Macerata del 21-IX-918. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Cartolina postale di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto informa l'amico del mancato ricevimento delle lettere. Cartolina postale su cui è leggibile l'indirizzo: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 20-XII-918. Si conserva anche una fascetta al solito indirizzo, verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 6-XII-918.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto si compiace "nel vedere i fatti confermare parecchie deduzioni della "Sociologia". [...] Pace senza indennità, si diceva. Ed ora si dice: pace colla massima indennità possibile. E' vero che a questa si muta il nome e si dice: rifacimento di danni". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 21-XII-918.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla della lontananza delle sue idee da quelle di Colajanni, di Pantaleoni e di Zorli, e della politica del presidente degli Stati Uniti d'America Wilson che "opera molto diversamente da ciò che predica". Discute infine di Enrico Barone, assurto a notorietà mondiale con i suoi studi sull'economia pura (1), molto apprezzato da Pareto fin dall'inizio della sua attività di economista. Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata così: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 23-I-919. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Cartolina postale di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto si sofferma sull'articolo di Benedetto Croce scritto sul "Giornale d'Italia" il 27 gennaio 1919 (1) sulla responsabilità storica e la moralità politica: "Egli esprime con forma metafisica, concetti espressi nella "Sociologia", con forme sperimentali. E' notevole come sotto vesti tanto diverse può stare un'identica sostanza; ma si spiega ove si ponga mente che unica è l'impressione dei fatti esterni". Cartolina postale su cui è leggibile l'indirizzo: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny dell' 8-II-919. Si conserva anche una fascetta al solito indirizzo, con il timbro postale di Céligny del 7-II-919 e di Macerata del 14-II-919. Dopo la data del 7 marzo si conservano altre due fascette al solito indirizzo, una con il timbro di Céligny del 18 marzo 1919, l'altra senza data chiara. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto afferma che "i fatti recenti hanno pienamente confermato le deduzioni storiche sull'opera wilsoniana esposte nel mio articolo nella "Rivista d'Italia" del luglio 1918 (1). Quando esso fu pubblicato, mi gridarono la croce addosso. [...] La "Rivista d'Italia" aveva messo una postilla al mio articolo del luglio 1918 (2) e ne ha messo una peggiore a quello ora pubblicato (3) e che le ho mandato. Ad essa premeva non essere tenuta responsabile dei miei articoli in quella "Rivista" e mi disapprova. Ma ciò segue perchè si dimenticano i principii che mi guidano per le mie pubblicazioni. Io scrivo ciò che parmi descrizioni di fatti e loro conseguenze senza lasciarmi deviare da alcuna considerazione di convenienza e di opportunità". Verso la fine della lettera si cita Bonaldo Stringher, famoso finanziere che diresse la Banca d'Italia per trent'anni (dal 1900), ministro del Tesoro del governo Orlando, dal gennaio al giugno 1919. Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Non è visibile il timbro postale di Céligny, visibile il timbro postale di Macerata del 2-V-919. (1) Vedi nota bibliografica e XXXIII D 17.24. (2) (3) La "Rivista d'Italia" aveva preso le distanze dallo "scetticismo politico" di Pareto. Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla di un suo esperimento fatto in quei giorni: "Ho spedito 18 cartoline ove, in sostanza stava scritto: "Ha (o Hai) veduto quanto scrivevo nel mio articolo di luglio 1918 nella "Rivista d'Italia" (1), riguardo all'intervento americano? Le (o ti) pare che i fatti diano ragione? ... mi davano del disfattista per quell'articolo, quando dicevo: "Occorre stare uniti cogli Inglesi e gli Americani, per fare bottino (sic)" ... ora che si lamentano degli Stati Uniti, ingiuriano il Wilson, stimano doveroso resistere agli alleati e confessano che, in quanto a "bottino", sono rimasti a denti asciutti!". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Verificato per censura. Timbro postale di Céligny del 24-V-919 e di Macerata del 28-V-919. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto esprime le sue idee sulla guerra e sulla pace: "Tutte le discussioni che si fanno ora sulla guerra e sulla pace hanno un fondamento etico e si sfogano con considerazioni verbali". Inoltre manifesta disinteresse per il progetto ideato da Giovanni Papini di far pubblicare in un volumetto gli ultimi suoi articoli (1): "Se a lui piace faccia pure; per me è indifferente. Scrivo perché mi piace esprimere l'impressione che mi fa l'esperienza, ma non mai per persuadere gli altri". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny non visibile e di Macerata del 29-VI-919. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto discute di molti argomenti: la pubblicazione dei suoi articoli in un volumetto (1), le teorie socialiste del Sorel, la poca considerazione del mondo scientifico-accademico per l'amico Sensini "vittima della sua amicizia con me". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny dell'I-VIII-919. (1) Vedi nota bibliografica e la lettera XXXIII D17.32.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto con lucida premonizione dice che "non solo l'Italia, ma tutta Europa va incontro a catastrofi. L'odio è cattivo consigliere. Se la pace si fosse fatta nel 1917 con una Germania vinta ma non distrutta, è probabile che molti guai si sarebbero risparmiati. [...] Che dicono i ricchi borghesi nostri dell'imminente prestito forzoso? [...] Già da parecchio tempo ho pubblicato che la borghesia nostra si precipitava verso la propria rovina. Ogni giorno seguono fatti che confermano". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 13-X-919 e di Macerata del 15-X-919. Si conserva anche una fascetta al solito indirizzo. Visibile il timbro postale di Céligny del 27-VIII-919 e quello di Macerata del 31-VIII-919.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla dell'inutilità della censura delle opinioni che è "cosa vana e stolta", della situazione politica italiana e del suo articolo scritto sul "Resto del Carlino" (1). Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 25-X-919 e di Macerata del 27-X-919. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto prende in giro la censura che non "ha imbiancato" il suo articolo sul "Resto del Carlino" (1), afferma con forza che "il ciclo da me descritto nella "Sociologia" va ognora poco alla volta compiendosi", e considera vano il lavoro che stanno svolgendo "quei valentuomini del Consiglio economico (2), i quali, congregati stanno studiando il modo di fermare il sole. Ma se nulla potranno per mutare i fenomeni generali, ben potranno, in particolare, fare guadagnare agli amici pescecani le migliaia di lire ed i milioni". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 24-XI-919 e di Macerata del 26-XI-919. (1) Vedi nota bibliografica. (2) Allude ai provvedimenti discussi a Roma in quei giorni dal Consiglio superiore economico interalleato.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto ritorna sulla situazione italiana post-bellica: "I fatti mostrano che ho nemicissimi i governi italiani [...] e ostili coloro che sono i principali tra gl'intellettuali italiani. [...] Parmi che ci avviamo verso la catastrofe, ma se verrà fra pochi o molti anni non so. Intanto i pescecani mangiano i pesciolini; ed è sorte di questi l'esser sempre mangiati, muta solo chi li divora". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny dell' 1-XII-919 e di Macerata del 3-XII-919.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto fa riferimento al suo articolo scritto sul "Resto del Carlino" (1) sulla fine, ormai prossima, della plutocrazia demagogica. Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny dell' 11-I-920 e di Macerata del 13-I-920. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto parla dell'enorme lavoro che sta compiendo, del successo riscosso dai suoi articoli sul "Resto del Carlino", e dell'avverarsi delle sue previsioni: "Intanto il moto di dissoluzione delle nostre società si accelera. Mi fa piacere scientificamente, perché si verificano le mie previsioni; mi duole praticamente, perché sto io pure sulla stessa nave che andrà ad infrangersi sugli scogli". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny dell' 23-III-920 e di Macerata del 25-III-920.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto ritorna sulla fine della borghesia: "Sarà male per la borghesia italiana forse essere distrutta, ma sarà forse bene per il paese". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 15-IV-920 e di Macerata del 17-IV-920. Si conserva anche una fascetta al solito indirizzo, timbro postale di Céligny del 24-III-920.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto ritorna sulle previsioni negative circa il futuro assetto politico-economico dell'Italia e, più in generale, dell'Europa. Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 4-V-920 e di Macerata dell' 8-V-920.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto si rallegra di aver ricevuto nuove notizie dall'amico. Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 19-VII-920 e di Macerata del 21-VII-920.

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Documento Lettere di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto fa riferimento a quattro suoi articoli (1) sull'agonia della borghesia italiana: "Che la borghesia italiana dovesse finire presto, lo sapevo, ma che dovesse terminare tanto vilmente, non me lo immaginavo". Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 4-IX-920 e di Macerata del 6-IX-920.

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Documento Cartolina postale di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto lamenta di non avere più notizie dall'amico. Cartolina postale su cui si legge l'indirizzo: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 17-III-921 e di Macerata del 21-III-921.

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Documento Lettera di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto concorda con i pareri di coloro che consideravano Carducci "un pessimo insegnante"; inoltre cita il suo scritto sulla democrazia (1). Lettera di cui si conserva anche la busta indirizzata: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Non molto chiaro il timbro postale di Céligny del 20-IV-921. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Cartolina di Vilfredo Pareto a Vittore Pansini

Vilfredo Pareto porge gli auguri per l'anno nuovo. Questo semplice biglietto di auguri chiude la corrispondenza tra i due. Scrive De Rosa: "Non credo abbiano continuato più a corrispondersi, anche perché non dovevano, con ogni probabilità, più trovarsi d'accordo nell'interpretazione dei fatti politici. Il Pansini non credeva che al fascismo si potesse guardare con il distacco del metodo sperimentale. Egli fu sino alla fine liberale e antifascista"(1). Cartolina postale su cui è leggibile l'indirizzo: "Ill.mo signore Vittore Pansini Sostituto Procuratore del Re. Macerata (Italie)". Timbro postale di Céligny del 25-XII-921. (1) Vedi nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Giuseppe Bruguier Pacini a Luigi Einaudi (27-09-1945)

Nonostante i numerosi impegni al Comitato per la ricostruzione, al Consiglio direttivo del Partito liberale e gli impegni accademici, Bruguier Pacini accetta, in nome dell'affetto per Einaudi e la "venerazione" per Croce, di scrivere l'articolo che Einaudi gli ha chiesto ed invia subito lo schema che intende seguire: 1) la polemica Croce-Pareto (ed il riconoscimento della scienza economica come scienza pura); 2) la polemica tra Croce e Loria (Bruguier Pacini vorrebbe scrivere anche sul materialismo storico, ma putroppo è "poco informato" sull'argomento); 3) la posizione sui generis di Pantaleoni, "l'ingarbugliamento" derivante dai tentativi di costruire un'economia secondo schemi idealistici e reazione di Croce. [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 29 agosto 1945, dell'8 ottobre 1945, del 4 dicembre 1945, del 30 dicembre 1945, tutte sintetizzate in questo fascicolo, NDR].

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Documento Corrispondenza: Giuseppe Bruguier Pacini a Luigi Einaudi (08-10-1945)

Bruguier Pacini invia a Einaudi una bozza del lavoro sullo sviluppo della scienza economica nel cinquantennio 1895-1945. Bruguier Pagini sottolinea che si tratta di una bozza: mentre i paragrafi relativi a Pareto e Pantaleoni sono definitivi, la parte su Loria è "scarsa" (e chiede in proposito a Einaudi l'anno di pubblicazione della bibliografia Loriana), ma gli darà lo spunto per parlare di Croce. Bruguier Pagini avverte Einaudi di non conoscere bene l'argomento e soprattutto di sapere pochissimo dello sviluppo del marxismo in Italia. Anche i paragrafi sugli scrittori monetari (Papi, Fanno, Bresciani Turroni, Supino) è "pasticciato" in quanto egli è un "po' confuso sulle teorie monetarie e sulle teorie dei cicli". [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 27 e del 29 agosto 1945, del 4 e del 30 dicembre 1945, tutte sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].

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Documento Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (09-01-1951)

Einaudi chiede spiegazioni in merito ad una frase presente alla pag. 527 del saggio di Demaria su Pareto. La frase è "l'equilibrio è sempre un complesso di relazioni necessariamente individuali" e ancora "solo gli economisti che comprendono l'insegnamento di questa conquista sapranno tirarne il frutto". Einaudi si dichiara un ammiratore di Wicksteed: ogni parola deve essere spiegata in modo che tutti coloro che hanno una cultura media siano in grado di capire. I principi di Pantaleoni sono informati a questo criterio. Se Keynes si fosse attenuto a questo metodo, forse ci sarebbe nel mondo economico meno confusione [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 15.01.1951, del 29.01.1951 e del 4.02.151, tutte conservate nello stesso fascicolo dell'Archivio Storico della Banca d'Italia e tute sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].

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Documento Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (15-01-1951)

Demaria risponde alle richieste di chiarimento rivoltegli da Einaudi [Lettera di Einaudi del 9 gennaio 1951, sintetizzata in ASE in questo fascicolo, NDR]. Quanto viene sostenuto a pag. 527 sull'equilibrio e sulle relazioni individuali non è un suo costrutto, ma un costrutto di Pareto. Demaria ha insistito su questo punto spinto da due ragioni. La prima è patriottica: l'idea e lo sviluppo matematico dell'equilibrio generale non sono tutti in Walras. Il carattere individuale dell'equilibrio è una affermazione esclusiva di Pareto, quando si noti che Walras talvolta imposta l'equilibrio come categoria sintetica. La seconda motivazione deriva dall'avversione di Demaria alle teorie keynesiane che, in quanto sintetiche, peccano in "superficialità". Demaria conclude affermando che in effetti Pareto non sempre risulta chiaro, e in alcune parti è poco comprensibile [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 09.01.1951, del 29.01.1951 e del 4.02.151, tutte conservate nello stesso fascicolo dell'Archivio Storico della Banca d'Italia e tute sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].

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Documento Corrispondenza: Luigi Einaudi a Giovanni Demaria (29-01-1951)

Einaudi chiede nuovamente chiarimenti su alcuni punti del saggio di Demaria su Pareto. Innanzitutto Einaudi si interroga sul rapporto tra storia e scienza, chiedendo a Demaria in che cosa esso consista. Poi Einaudi cita un brano del saggio di Demaria nel quale si afferma che per Pareto "l'equilibrio è sempre un complesso di relazioni necessariamente individuali". Einaudi continua a non capire cosa voglia dire questa frase e prega Demaria di inviargli una risposta in termini semplici, con qualche esemplificazione come quelle che si trovano nei trattati elementari [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 09.01.1951, del 15.01.1951 e del 4.02.151, tutte conservate nello stesso fascicolo dell'Archivio Storico della Banca d'Italia e tute sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].

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Documento Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (04-02-1951)

Demaria invia i chiarimenti richiesti da Einaudi [nella lettera del 29 gennaio 1951, NDR]. Sul rapporto tra storia e scienza, Demaria chiarisce che per Pareto l'ufficio della storia è quello di fornire esperimenti da laboratorio, esperimenti che gli economisti non possono intraprendere a loro piacimento. Dallo studio storico si possono trarre le prove (o lo spunto per la formulazione) di certe teorie che altrimenti non si sarebbero potute provare o scoprire. Riguardo l'equilibrio come complesso di relazioni necessariamente individuali, Demaria afferma che nella definizione dell'equilibrio, Pareto si riferisce a tutti i singoli membri di una comunità e non a masse organiche o a valori medi di somme di individui. Per gli storici l'equilibrio si ha quando la società nei suoi vari settori presenta certi rapporti per cui essa può progredire o mantenersi in vita senza particolari scosse. L'opinione contraria a quella di Pareto è rappresentata dalle teorie di Keynes, Kalecki e Klein, i quali si avvalgono di concetti (quali il moltiplicatore) non riferiti a singoli individui ma che riguardano ampie categorie di individui. [Sull'argomento si vedano anche le lettere del 09.01.1951, del 15.01.1951 e del 29.01.1951, tutte conservate nello stesso fascicolo dell'Archivio Storico della Banca d'Italia e tute sintetizzate in ASE in questo fascicolo, NDR].

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Documento Corrispondenza: Giovanni Demaria a Luigi Einaudi (18-02-1951)

Demaria ringrazia Einaudi per essersi ricordato di lui in "Cinquanta anni di Scienza economica". Demaria ritiene che il pregio maggiore di tutto il saggio, dal punto di vista scientifico, sia nel continuo insistere (anche con le parole di Croce), a non fare i superbi, a chinar la testa, a evitare generalizzazioni. Ciò servirà a Demaria nel suo saggio su Schumpeter e ricorderà questa opinione di Einaudi, riportando quasi per intero la pagina dell'estratto di Einaudi (che nell'edizione in possesso di Demaria non ha numero, ma è la terza pagina del testo). Demaria scrive di essere riuscito a leggere l'opuscolo di Antonelli (Pisa, 1886) e di averlo trovato molto interessante. Ne farà una recensione sul "Giornale degli economisti". E' stranissimo, commenta Demaria, che Pareto abbia ignorato l'Antonelli, eppure matematicamente parlando, fu il suo solo antesignano italiano.

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Documento Corrispondenza: Luigi Einaudi a Mauro Fasiani (25-06-1949)

Einaudi esprime il suo apprezzamento per l'articolo di Fasiani apparso sul "Giornale degli economisti". Einaudi consiglia a Fasiani di eseguire con l'aiuto di qualche bravo studente uno spoglio completo di tutte le circostanze in cui Pareto fa cenno agli "economisti letterari", con l'annotazione del periodo e del contesto in cui l'accenno è stato fatto. Ciò consentirebbe di stabilire in modo sicuro quali siano stati l'indole ed i limiti del disprezzo che si ha l'impressione che Pareto provasse per tanti economisti.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Ferdinand Virieux (14-06-1889)

Lettera di Pareto a Ferdinand Virieux, scritta in francese e spedita da Losanna il 14 giugno 1889, in risposta ad una lettera inviatagli il 12 giugno (non rinvenuta), in cui offre una consulenza al capo del Dipartimento delle Finanze sull'eventualità che il Cantone di Vaud compia un prestito pubblico. La tematica viene affrontata tenendo presente l'interesse della collettività e quello dello Stato come soggetto creditore.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Henri Léon Follin (27-11-1900)

Lettera di Pareto a Henri L. Follin inviata da Losanna il 27 novembre 1900. Tematica principale, oltre ai numerosi riferimenti ad economisti e uomini politici del tempo come Brelay, de Molinari, Millerand, Waldeck-Rousseau, Dreyfus e Guyot, è il liberalismo. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Edoardo Giretti (21-01-1901)

Lettera di Pareto a Edoardo Giretti, inviata da Céligny il 21 gennaio 1901, in risposta ad una missiva del 19 febbraio dello stesso anno. L'argomento è la libertà economica che, a detta di Pareto, poteva essere raggiunta seguendo l'esempio offerto dalla Gran Bretagna, che aveva abolito il dazio sul grano. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Enrico Panzacchi (04-02-1901)

Lettera di Pareto ad Enrico Panzacchi, spedita da Céligny il 4 febbraio 1901, riprendete, nel contenuto, quella inviata da Pareto nel gennaio dello stesso anno (vedi documento con segnatura IT PopSo FP R11C076). L'economista chiede espressamente di conoscere il programma politico del candidato, e nello specifico, se questo sia per il libero scambio o per il protezionismo. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Tallichet Edouard (07-03-1901)

Lettera di Pareto a Edouard Tallichet, spedita da Céligny il 7 marzo 1901, avente per oggetto, come per le precedenti (vedi documento con segnatura IT PopSo FP R11C013) il liberalismo. Numerosi sono i riferimenti ad economisti e uomini politici del tempo come Allemane, de Molinari, Millerand, Waldeck-Rousseau, Dreyfus e Guyot, Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Gustave de Molinari (10-06-1901)

Lettera di Pareto a Gustave de Molinari, spedita da Céligny il 10 giugno 1901, contenente considerazioni di Pareto su alcuni teorici liberali del suo tempo (Numa, Réveillère, Millerand, Waldeck-Rousseau, Giretti, Guyot): "Sans doute il serait utile de constituer une association pour la défense de la liberté du travail et de la liberté du commerce, mais où trouver les libéraux"? Considerazioni di Pareto sui pensatori liberali del tempo. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Otto M. Ammon (30-11-1900)

Lettera di Pareto a Otto M. Ammon, spedita da Losanna il 30 novembre 1900, in cui si parla dell'opera "L'orde social" di Ammon, specificando di averne fatto grande uso per le sue lezioni. Pareto aggiunge quindi alcune precisazioni teoriche per poi effettuare alcune considerazioni di tipo politico. "Je connais pas assez l'Allemagne pour prévoir les progrès qu'y fera le socialisme. J'espère que, grâce à la fidélité de l'armée à l'empereur, elle échappera à la catastrophe qui se prépare dans le reste de l'Europe. Mais je connais bien la France et je suis persuadé que dans ce pays se préparent des événements sembaables a ceux de 1789. Quant à ma patrie, l'Italie, elle devient de plus en plus la proie du socialisme".

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Armand Massip (07-03-1901)

Lettera di Pareto ad Armand Massip, direttore del quotidiano "Le Siècle", spedita da Céligny il 7 marzo 1901, per motivare la decisione di sospendere l'abbonamento al quotidiano perché, a suo dire, avrebbe intrapreso una nuova linea in cui Pareto non si riconosce più.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Wilhelm F. Meyer (25-06-1902)

Lettera di Pareto a Wihelm F. Meyer, spedita da Céligny il 25 giugno 1902, in cui viene data la definizione di "homo oeconomicus" come colui che utilizzerà azioni razionali al solo fine di procurarsi dei benefici economici. Seguono riferimenti di economia matematica e rimandi a Vito Volterra. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Hermann Laurent (09-09-1902)

Lettera di Pareto a Hermann Laurent, matematico francese, spedita da Céligny il 9 settembre 1902, in cui si forniscono ragguagli teorici. Si cita anche Léon Walars. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Maurice Millioud (05-11-1902)

Lettera di risposta di Pareto a Maurice Millioud, spedita da Céligny il 5 novembre 1902, in cui si parla del concetto di "élite" e della sua decadenza.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Andreas Peschcke Køedt (10-11-1902)

Lettera di Pareto ad Andreas Peschcke Køedt, saggista danese, spedita da Céligny il 10 novembre 1902, sul tema del protezionismo e del libero scambio.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Giuseppe Jona (14-10-1903)

Lettera di Parteo a Giuseppe Jona, spedità da Céligny il 14 ottobre 1903, sul liberalismo.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Federigo Enriques (26-12-1906)

Lettera di Pareto a Federigo Enriques, spedita da Céligny il 26 dicembre 1906, in cui si parla dell'essere liberale, della "economia pratica" e della "sociologia scientifica". Inoltre vi sono riferimenti ad Achille Loria e Camillo Supino. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Vladimiro Furlan (09-01-1907)

Lettera di Pareto a Vladimiro Furlan, spedita da Céligny il 9 gennaio 1907, in cui si puntualizzano alcuni aspetti teorici del concetto di "piacere". Sono presenti anche cinque grafici.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Francis Ysidro Edgeworth (14-04-1908)

Lettera di Pareto a Francis Y. Edgeworth, spedita da Céligny il 14 aprile 1908, in cui si parla della sua opera "The rapresentation of statistics by mathematical formule" apparsa a più riprese sul "Journal of the Royal Statistical Society" (voll. 61 e 62). Pareto riferisce a Edgeworth di volerlo citare nell'opera che al momento lo sta occupando ("L'interpolazione per la ricerca delle leggi economiche"). I due economisti, nello stesso periodo, avevano già dato vita ad un epistolario sui metodi matematici per l'interpolazione dei dati acquisiti attraverso l'esperienza. Secondo Pareto il loro disaccordo dipende dal fatto che Edgeworth predilige un metodo razionale, a differenza sua che predilige un metodo empirico. Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Ernesto Teodoro Moneta (12-10-1911)

Lettera di Pareto ad Ernesto Teodoro Moneta, spedita da Céligny il 12 ottobre 1911, nella quale l'autore esterna il suo disappunto circa l'articolo intitolato "A guerra incominciata" apparso sulla rivista "La vita internazionale" (vedi nota bibliografica)», a. 14, n. 19 (5 ottobre 1911), p. 491-492. La lettera tratta di pacifismo. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a William Chisholm (19-08-1914)

Lettera di Pareto a William Chisholm, spedita da Céligny il 19 agosto 1914, in risposta ad una precedente, sulla sicurezza dei depositi bancari, e relativi dividendi, in tempo di guerra. Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a William Chisholm (08-10-1915)

Lettera di Pareto a William Chisholm, spedita da Céligny l'8 ottobre 1915,in risposta ad una precedente, densa di valutazioni relative alla situazione finanziaria inglese. Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Jacques Moret (21-04-1913)

Lettera di di Pareto a Jacques Moret, spedita da Céligny il 21 aprile 1913, in risposta ad una in cui si chiedono ragguagli in merito all'"Economia politica". Inoltre sono presenti commenti su Luigi Cossa e Charles Gide, varie indicazioni su concetti teorici, in particolare su "La théorie d'un phénomenène concret". Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Luigi Einaudi (18-01-1914)

Lettera di Pareto a Luigi Einaudi, spedita da Céligny il 18 gennaio 1914, in cui si forniscono chiarimenti in merito ad alcuni riferimenti che il noto economista aveva esposto nel suo "La logica protezionista, dove polemizzando con l'on. Colajanni si discorre dei fondamenti teorici e della inapplicabilità pratica del protezionismo [...]" apparso sulla rivista "La riforma sociale" (vedi nota bibliografica). Pareto offre delucidazioni sull'introduzione di un dazio sui cereali e si sofferma sulla burocrazia prussiana e sugli Junkers. Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Riccardo Rietti (25-04-1917)

Lettera di Pareto a Riccardo Rietti, spedita da Céligny il 25 aprile 1917, in risposta ad una missiva di cui non si conosce la data. Pareto dà considerazioni sulla scelta di proteggere alcune industrie italiane rispetto ad altre. Citato anche Ubaldino Peruzzi. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (il testo risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a William Martin (11-05-1917)

Lettera di Pareto spedita a Martin Willlam, spedita da Céligny l'11 maggio 1917, con cui si ringrazia dell'invio dei suoi due articoli. La missiva tratta di pangermanesimo, e delle cause di carattere religioso alla base del primo conflitto mondiale. Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Enrico Corradini (15-05-1917)

Lettera di Pareto a Enrico Corradini, spedita da Céligny il 15 maggio 1917, con cui si congratula per aver pubblicato il suo intervento "L'Inghilterra tra la Russi e l'America" sulla rivista "Idea Nazionale" (vedi nota bibliografica">, a. 7, n. 127 (9 maggio 1917), p. 1. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Ernest Roguin (06-05-1917)

Lettera di Pareto ad Ernest Roguin, spedita da Céligny il 6 maggio 1917. Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Luis Goffredo Taunay de Escragnolle (11-08-1916)

Lettera di Pareto al pubblicista Luis Goffredo Taunay de Escragnolle, spedita da Céligny l'11 agosto 1916, in seguito all'invio da parte di quest'ultimo del suo "De la nécessité d'une Lingue Latine". Pareto dà indicazioni sulla sua teoria dei fini ideali. Riferimenti all'essere liberale e ai fatti politici del tempo, soprattutto alle prese di posizioni nazionali rispetto al primo conflitto mondiale (Italia, Grecia e Stati Uniti). Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Luigi Sfriso (02-05-1917)

Lettera di Pareto a Luigi Sfriso, spedita da Céligny il 2 maggio 1917, in cui si forniscono indicazione dell'evoluzione dell'opera "Sociologia" (1) e dell'uso dell'economia poltica e della matematica come strumenti d'indagine. Pareto sostiene che se potesse lavorare ad una nuova edizione del "Cours" (2), ne bandirebbe tutti i rimandi di ordine metafisico. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). (1) (2) Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Georges Sorel (23-06-1918)

Lettera di Pareto a Georges Sorel, spedita da Céligny il 23 giugno 1918, in cui si richiama il discorso tenuto da Filippo Turati alla Camera dei Deputati il 16 giugno 1918 ed il sostegno ottenuto da questo dall'allora sindaco di Milano, Emilio Caldara. Al riguardo Pareto sostiene che "Milan est une des villes d'Italie qui s'enrichit le plus par la guerre. Les nouveaux millionnaires y poussent comme des champignons et les ouvriers y gagnent des salaires très élevé. Peu à peu, sous l'influencede ces causes, il s'est formé un ambiance extremement favorable à l'état actuel, qui a d'aussi heureux effets". Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Enrico Bignami (22-10-1918)

Lettera di Pareto a Enrico Bignami, spedita da Céligny il 22 ottobre 1918, contenente considerazioni sui 14 punti proposti da Wilson per il nuovo ordine successivo alla fine del primo conflitto mondiale. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Enrico Bignami (17-11-1918)

Lettera di Pareto a Enrico Bignami spedita da Céligny il 17 novembre 1918. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Enrico Barone (04-09-1913)

Lettera di Pareto a Enrico Barone spedita da Céligny il 4 settembre 1913, nella quale si affrontano tematiche legate al problema della regolazione dei prezzi e dei cambi sul mercato internazionale, in regime di libero scambio. In questa lettera Pareto confuta le affermazioni sostenute da Barone nell'articolo "il cambio, la politica finanziaria e la crisi. Il giudizio del prof. Barone sulle oscillazioni del cambio", apparso in data 3 settembre 1913 sul "Giornale degli Economisti". Pareto non concorda con le affermazioni sostenute da Barone, con cui quest'ultimo dimostrava che la circolazione monetaria non è maggiore di quella che si avrebbe in un regime aureo. Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Irving Fisher (18-05-1918)

Lettera di Pareto a Irving Fisher, spedita da Céligny il 18 maggio 1918, con riferimenti al saggio di Fisher intitolato "Some contribution of the war to our Knowledge of money and price". Il testo della missiva, in francese, è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Roberto Michels (09-01-1919)

Lettera di Pareto a Robert Michels, spedita da Céligny il 9 gennaio 1919, con riferimenti all'opera di Michels intitolata "Problemi di sociologia applicata". L'economista specifica le differenze fra lui e il destinatario, soprattutto di metodo, non utilizzando Pareto l'esperienza con lo stesso peso con cui la utilizza Michels. Varie osservazioni su punti del testo di Michels, in cui Pareto ne evidenzia le diversità o le analogie con il suo pensiero. Citato anche Rudolf Goldscheid. Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Enrico Bignami (22-10-1918)

Lettera di Pareto ad Enrico Bignami, spedita da Céligny il 22 ottobre 1918, con considerazioni sui 14 principi di Wilson, su un articolo di Pareto apparso sulla "Rivista d'Italia" e su altri pubblicati il 12 luglio ed il 12 settembre sulla rivista "Coenobium". Il testo della missiva è stato riprodotto ed è accessibile direttamente on line (la lettera risulta consultabile, una volta effettuata la ricerca del documento attraverso l'apposita maschera). Vedi anche nota bibliografica.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Luigi Bodio (29-07-1913)

Lettera di Pareto a Luigi Bodio, spedita da Céligny il 29 luglio 1913, con cui risponde ad alcuni quesiti relativamente al concetto di bilancio di commercio di uno Stato, affrontando nel contempo altri concetti economici, quale ad esempio la differenza fra prezzi effettivi e nominali. L'originale della missiva si trova presso il Fondo Luigi Bodio della sala manoscritti della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.

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Documento Corrispondenza: Vilfredo Pareto a Enrico Barone (04-09-1913)

Lettera di Pareto ad Enrico Barone, spedita da Céligny il 4 settembre 1913, in cui si forniscono alcune delucidazioni sul regime metallico, sui prezzi dei cambi, sulla speculazione.

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Documento Dedica del secondo volume d'articoli

Maffeo Pantaleoni esprime all'editore Giovanni Laterza la volontà forte di dedicare il suo secondo volume, "Politica:criteri ed eventi, 1918", a Vilfredo Pareto, "di cui la genialità e la cultura avvincono".

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Documento Viaggi di Pantaleoni

Maffeo Pantaleoni comunica a Laterza che il 27 agosto si sarebbe recato a Parigi e che di lì avrebbe poi raggiunto l'amico Vilfredo Pareto. Nella stessa lettera egli consiglia Giovanni Laterza di rivolgersi ad Enrico Barone per avere un'Appendice al volume prossimo alla pubblicazione, "La fine provvisoria di un'epopea". L'Appendice - precisa Pantaleoni - potrebbe essere incentrata sulla Relazione della Commissione d'Inchiesta. Secondo Pantaleoni Barone sarebbe diventato presto ministro della guerra: "Bisognerebbe venire ad accordi con lui prima di questo evento, perché dopo forse non potrebbe scrivere per ragioni politiche e ad ogni modo non avrebbe il tempo di farlo". In conclusione della lettera Pantaleoni annuncia la sua intenzione di pubblicare un trattato di economia in due volumi.

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Documento Corrispondenza: Maffeo Pantaleoni a Giovanni Laterza (25-08-1919)

Laterza informa Giovanni Laterza che ha accettato di curare la pubblicazione del "Trattato di Economia" in due volumi che Maffeo Pantaleoni sostiene di aver già abbozzato da titolo "Temi, tesi, problemi e quesiti di economia politica, teorica e applicata". Si tratterà, come precisa meglio nella presente lettera Pantaleoni, di un manuale destinato agli studenti. In conclusione della lettera Pantaleoni informa Laterza che Vilfredo Pareto è a Ginevra, in Svizzera.

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Documento Lezioni manoscritte di Francesco Ferrara

Pantaleoni ha "cercato, ostinatamente cercato" le lezioni pronunciate a Torino da Francesco Ferrara ed alla fine ha trovato una copia litografata che risalirebbe all'anno accademico 1856-1857. In suo possesso sono, inoltre, una copia delle lezioni manoscritte pronunciate a Venezia, "quando era vecchissimo". Si tratta di un manoscritto di Angelo Bertolini, all'epoca studente di Francesco Ferrara. A questo punto Pantaleoni domanda all'editore Giovanni Laterza se è interessato a pubblicare le lezioni di Torino, tenendo conto che Francesco Ferrara è, secondo Pantaleoni, "il solo grande economista che l'Italia abbia prodotto fino a Pareto!". Pantaleoni propone di curare la prefazione e qualche breve commento a pie' di pagina delle dette lezioni.

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Documento Commemorazione del senatore Francesco Ferrara letta alla Regia Scuola di Commercio dal professor Tommaso Fornari il 10 novembre 1900

Nella premessa al discorso commemorativo in onore del primo direttore della Regia Scuola Superiore di Commercio di Venezia, Francesco Ferrara, il professor Tommaso Fornari si definisce "umile cultore della scienza economica" ed affezionato allievo del "Maestro". Ne ricostruisce la formazione culturale e la maturazione intellettuale, dagli esordi come direttore dell'ufficio di Statistica di Sicilia, alla strenua difesa della dottrina liberista, pubblicamente sostenuta nella "Prolusione" letta nel Liceo Tulliano nel 1847 e nella Lettera di Malta dello stesso anno. Le aperte denunce contenute in quegli scritti contro il "tirannico governo dei Borboni" ne causarono l'incarcerazione. Se ne ricorda ancora l'elezione a deputato del Parlamento di Sicilia nel 1848, l'esilio a Torino, dopo la caduta del regime repubblicano; la nomina alla cattedra di Economia della Regia Università di Torino; gli scontri con il Consiglio Superiore della Pubblica istruzione, che lo esonerarono per un anno dal pubblico insegnamento, per il modo "pericoloso" in cui intendeva la libertà d'insegnamento; l'approdo a Pisa, come docente di Economia della relativa Università. Se ne ricorda, inoltre, il rientro in Sicilia, dopo la caduta dei Borboni, quando, nel 1862 fu nominato consigliere della Corte dei Conti e collaborò per la riforma finanziaria del Regno d'Italia. Studioso dell'imposta sui redditi di ricchezza mobile e sul macinato e dell'abolizione del corso forzoso, nel 1867 diventava ministro delle finanze e si dimetteva dopo appena tre mesi per riconfluire come deputato in Parlamento, fino ad essere nominato nel 1881 senatore. Di Ferrara - scrive Fornari - si è scritto "con grande amore" e il riferimento, esplicitato in nota, è al profilo biografico dedicatogli da Angelo Bertolini (La vita e il pensiero di Francesco Ferrara, Bologna, 1895). La parte più interessante della commemorazione è l'esposizione del pensiero scientifico di Ferrara, che Fornari propone come sintesi di un sessantennio di attività e che considera in parte condizionato dal luogo di nascita e di formazione del maestro: la Sicilia borbonica. Essa fu causa indiretta dell'amore per una "libertà in tutto e per tutti", a cui dedicò il suo impegno pubblico. Perciò le dottrine economiche di Ferrara - scrive Fornari - si comprendono solo partendo dal concetto scientifico della libertà. Per Ferrara è un grave errore affermare che "lo Stato sia la più elevata espressione della volontà e della libertà". Fornari ricorda la definizione che Ferrara stesso dette di libertà economica in una prolusione su "Importanza dell'Economia politica e condizioni per coltivarla" pronunciata a Torino nel 1849: "Economia è la formola nuova che ha assunto nel mondo la lotta tra il principio di emancipazione e quello di dispotismo". Dal concetto di libertà Ferrara faceva derivare quello di proprietà, e, in genere, la particolarità del pensiero di Ferrara risiedeva, secondo Fornari, nella concezione organica della scienza economica, in base alla quale ciascun concetto era concatenato ad un altro e tutti dipendevano da quello unico della libertà. Così il diritto stesso di proprietà, così la teoria del valore, così la teoria del costo di riproduzione, e così via. Alla domanda finale "sono ancora vive le teorie del Ferrara?", Fornari risponde con l'esempio di due economisti contemporanei stimati, Maffeo Pantaleoni e Vilfredo Pareto "sinceri ammiratori della dottrina del Ferrara" sui costi di riproduzione, sebbene alcuni principi siano stati superati dal progresso scientifico.

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Documento A. de Viti de Marco. Uomo civile. Problemi meridionali - Problemi nazionali - Problemi internazionali

Dopo una breve nota biografica (pp. 5- 6), in cui si punta soprattutto l'accento sulla scelta politica antifascista dell'economista leccese, attestata dalla lettera di dimissioni presentate all'Università di Roma il 5 novembre 1931, integralmente citata, segue il "Discorso tenuto da Ernesto Rossi, alla Fiera del Levante, il 12 settembre 1948, alla presenza del Presidente della Repubblica, e pubblicato a cura dell'Amministrazione della Provincia di Bari" (pp. 9-42). Nel suo discorso commemorativo, Ernesto Rossi dichiara subito il suo debito di gratitudine verso De Viti de Marco, sia per gli insegnamenti ricevuti attraverso i suoi scritti di economia finanziaria e politica, sia per l'amicizia che questi gli offrì durante il periodo della sua prigionia politica. Rossi ricorda di aver conosciuto De Viti De Marco nel 1925, per il tramite di Gaetano Salvemini, e di esserne subito rimasto affascinato per l'atteggiamento "democratico" con cui anteponeva ad ogni altra preoccupazione gli interessi generali del popolo e l'elevazione del loro tenore di vita e della loro educazione. Insieme con Ferrara, Pareto, Pantaleoni, De Viti de Marco rientrava in quel "piccolo gruppo di economisti che hanno veramente onorato la scienza italiana a cavallo tra i due secoli". Come loro, egli aveva disdegnato le teorie astratte derivanti dalla filosofia hegeliana. Rossi ricorda le lunghe disquizioni con De Viti de Marco, avute nelle due settimane in cui fu ospite di quest'ultimo nel 1928, per aiutarlo nella raccolta dei suoi scritti poi pubblicati nel volume "Un trentennio di lotte politiche". La più grande prova di solidarietà De Viti de Marco l'aveva data a Rossi in quelle poche righe che aveva premesso nel giugno 1931 all'edizione tedesca del suo trattato. Poche, ma significative parole di ringraziamento verso Ernesto Rossi, per averlo aiutato nella revisione critica dei suoi scritti. Oltre a citarne nome e cognome e ad indicare l'Istituto Tecnico di Bergamo in cui aveva insegnato, faceva esplicito riferimento alla condanna a venti anni infertagli dal Tribunale Speciale come capo dell'organizzazione politica "Giustizia e Libertà". Fu un vero e proprio atto di aperta accusa contro il fascismo. Quando il 31 luglio 1943 Rossi uscì dal carcere, lo andò a trovare ancor prima di far rientro a casa, perché, gravemente malato, aveva espresso il desiderio di vederlo un'ultima volta. La grandezza di De Viti de Marco era, secondo Rossi, nella capacità d'incarnare, accanto a pochissimi altri uomini meridionali, tra cui annovera solo Gaetano Salvemini e Giustino Fortunato, "l'espressione suprema della nostra civiltà". Rossi non si sofferma sul "pensiero scientifico del De Viti economista", non sembrandogli quella l'occasione più opportuna, ma sul suo pensiero politico e sul modo in cui si pose davanti ai problemi del Mezzogiorno, dell'Italia, del mondo. In relazione ai "problemi meridionali", Rossi attribuisce al De Viti il merito di essere stato "uno dei primi fieri avversari della tariffa doganale del 1887" che danneggiava in due modi gli agricoltori meridionali, sia perchè li costringeva a vendere a più basso prezzo le derrate agricole per la contrazione delle esportazioni, sia perché la riduzione delle importazioni costringeva ad acquistare a prezzi più alti i manufatti industriali. In contrasto con Luzzatti, sostenitore dei vantaggi della politica protezionista, De Viti de Marco sostenne l'antagonismo d'interessi "naturale e necessario" esistente tra industria ed agricoltura italiana. Non era possibile superare tale antagonismo con un appello alla solidarietà nazionale contro lo straniero, perché "non esiste un interesse italiano comune ed omogeneo a tutti i produttori italiani [...], esistono invece, in ognuna [nazione] interessi antagonistici, alcuni dei quali sono favoriti, altri offesi dalla rispettiva tariffa doganale". Nonostante negli anni l'intervento di burocrati e politici nella regolamentazione degli scambi commerciali interni ed esteri si fosse sempre più complicato a confronto con la politica doganale della fine dell'Ottocento, Rossi constatava come "la sperequazione derivante dalla politica commerciale non è stata ridotta, anzi è stata enormemente aggravata, negli ultimi due decenni sicché le parole del De Viti de Marco conservano tutto il loro valore". Accanto alla lotta contro la politica protezionista, Rossi ricorda la "battaglia" condotta dal De Viti de Marco contro tutti i privilegi tributari, che si rivelavano a svantaggio delle regioni meridionali. Da qui scaturiva secondo Rossi il più grande insegnamento lasciato dall'economista: "ci ha insegnato a distinguere, dietro le apparenti uniformità della nostra legislazione, le iniquità sostanziali verso il Mezzogiorno". Con De Viti de Marco Rossi concordava nell'imputare ai meridionali la mancata risoluzione dei problemi del Mezzogiorno: "il problema del Mezzogiorno è essenzialmente un problema di uomini: è il problema della formazione di una classe dirigente, veramente degna di questo nome, nell'Italia meridionale". Quanto ai problemi nazionali, Rossi ricorda come De Viti de Marco abbia lottato contro quella che egli stesso definiva la "quadruplice interna" , ossia l'oligarchia burocratica, l'oligarchia militare, l'oligarchia industriale, l'oligarchia proletaria. Quanto, infine, ai problemi internazionali, De Viti de Marco fu, nella collaborazione alla redazione del giornale "L'Unità" con Salvemini, uno dei più agguerriti avversari della politica nazionalista di Sonnino e sostenitore della politica wilsoniana. Ricorda il dissenso politico che divise De Viti de Marco da Pantaleoni, pur nell'ambito di un rapporto di stima ed amicizia ininterrotta durata 45 anni, le loro discussioni sulla politica estera dell'Italia nel periodo bellico e postbellico, i loro ragionamenti intorno alla Società delle Nazioni. La fiducia che De Viti de Marco aveva riposto in quest'organo internazionale era stata delusa dagli eventi. Nella conclusione Rossi esorta i contemporanei a mantenere vivo il pensiero dell'economista, in quanto "è solo il pensiero che ha valore nel mondo".

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Documento A proposito di una memoria trattante un tema economico

"Il Sig. V. Pareto, uno dei collaboratori del giornale l'Economista di Firenze, avendo letto la mia memoria sugli indici misuratori del movimento economico in Italia mi scrive che desidererebbe parlarne nella "Nuova Antologia", ma che avrebbe piacere di essere prima assicurato di non avere un rifiuto; ciò forse perchè egli è liberista dichiarato. Posso aggiungere questa circostanza che veramente fa onore al Sig. Pareto, che egli è collaboratore del "Journal des économistes" di Parigi diretto da Molinari...".

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Documento Lezione "Questioni relative alla teoria dell'equilibrio economico generale"

Nella lezione dal titolo "Questioni relative alla teoria dell'equilibrio economico generale" tenuta nel 1959 da Claudio Napoleoni presso la Scuola del centro per gli studi sullo sviluppo economico, si affronta il problema dell'esistenza di soluzioni matematiche per il sistema che esprime la teoria dell'equilibrio economico generale. Napoleoni approfondisce tali questioni convinto dell'insufficienza dell'approccio empirico al problema e delle conclusioni dettate dagli estensori della teoria dell'equilibrio economico generale, Walras e Pareto.

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Documento Nota autobiografica di Pareto

Nota autobiografica di Pareto, collocata fra le missive del 24 gennaio 1908 e del 25 gennaio 1908 spedite da Céligny.

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Documento I vari tipi d'indagine nell'ambito dell'economia finanziaria

Dopo aver precisato che lo studio dell'economia finanziaria in Italia ha come oggetto specifico "l'attività dei sindacati, in dipendenza della concezione e attuazione dello Stato corporativo", accanto alla "attività dei vari organismi semipubblici o parastatali, che si sono venuti moltiplicando, per meglio sopperire a molteplici esigenze", Renzo Fubini precisa come la differenza tra l'economia e la finanza risieda nel suo carattere "contingente", in quanto "corrisponde ad una particolare organizzazione statale, propria non di tutti i tempi, ma solo della nostra civiltà". In Italia "in contrasto con la tradizione inglese, ed anche con la tradizione tedesca che concepisce la finanza prevalentemente come una disciplina politica, si è concepita la finanza come una vera e propria scienza, che ha rapporti con l'economia, ma che ha, di per sé, una individualità sua propria". A questo punto Fubini si chiede se non sia il caso di considerare più opportunamente la finanza "semplicemente un ramo dell'economia applicata", evitando che la pretesa autonomia scientifica della finanza si traduca in teoria astratta e lontana dal contesto reale. Per Fubini finanza e politica economica sono "in sostanza una disciplina sola". Se i materialisti considerano la finanza una "soprastruttura sistematica dell'economia" - e, in questo senso, per Fubini, Marx "è più fisiocratico che ricardiano" - sulla stessa linea di pensiero si collocano gli scrittori detti comunemente edonisti, per i quali il fenomeno finanziario è "un complemento, considerato sub specie aeternitatis del fenomeno economico stricto sensu". Tra questi ultimi scrittori Fubini annovera De Viti de Marco, Einaudi, Graziani. I loro studi, secondo Fubini, "non si possono applicare, se non con molte cautele e riserve, a specifiche realtà concrete". Critico è anche l'atteggiamento di Fubini nei confronti di Vilfredo Pareto, "il quale considera i problemi finanziari frammentariamente in relazione alle proprie indagini sociologiche", a cui contrappone come modello positivo di studioso delle finanze Maffeo Pantaleoni, il quale affronta i problemi finanziari "partendo dai più diversi punti di vista". Pantaleoni, però, come nota lo stesso Fubini, fu "essenzialmente un grande isolato e se infinite sono le suggestioni che emanano dai suoi studi, è difficile porsi realmente sulle sue tracce e lavorare sistematicamente secondo le sue direttive senza soverchie stonature". Il vero esempio da seguire sarebbe dunque quello del "maestro inglese" Marshall, il quale "attribuisce ai fenomeni finanziari in parte origine economica secondo l'indirizzo neoclassico e in parte origine extraeconomica secondo l'indirizzo classico inglese".

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